Bebeto, Italia e Brasile: quel legame nel nome del volley

Le nazionali brasiliana e azzurra, impegnate nella Volleyball Nations League maschile 2023, hanno in comune la carriera di Bebeto de Freitas, scomparso nel 2018, la cui eredità esercita ancora una grande influenza su entrambe le squadre.

6 minDi Gustavo Longo
Bebeto de Freitas como técnico de vôlei do Brasil
(Arquivo)

Per Brasile e Italia, entrambe attualmente impegnate nella Volleyball Nations League maschile 2023, è ancora viva l'eredità di uno dei più grandi allenatori di sempre: Bebeto de Freitas.

L'allenatore, scomparso nel 2018, è stato il capitano del Brasile nella formazione della "Generazione d'Argento" degli anni '80, con secondi posti Mondiali e Olimpici nella prima metà del decennio. Poi, negli anni '90, prese in mano una generazione di giocatori già vittoriosa in Italia e la condusse al titolo mondiale del 1998.

Sia Renan Dal Zotto, attuale allenatore della squadra brasiliana, sia Ferdinando De Giorgi, allenatore della squadra italiana, sono stati guidati da Bebeto in queste occasioni. Renan, ad esempio, è stata giustamente una delle stelle del Brasile degli anni '80 e padre dell'iconico servizio saque viagem.

"È stata una delle persone che più mi ha ispirato come atleta e allenatore", ha detto Renan a Sportv nel 2018. Lui, che all'epoca prendeva appunti sulle sessioni di allenamento, incorpora molte di quelle linee guida, come i fondamentali dell'allenamento e l'inserimento di concetti tattici. "Sono temi che rimangono attuali", ha commentato al quotidiano O Globo.

De Giorgi, a sua volta, era uno dei palleggiatori del 1998, già veterano, che vinse il Mondiale con Bebeto de Freitas. Sarebbe stata l'ultima del Paese fino al 2022, quando la squadra italiana è tornata in cima al mondo con l'ex giocatore al timone. Una conquista possibile solo grazie alla capacità di ottenere il massimo dai suoi atleti in campo, altra caratteristica distintiva dell'ex allenatore brasiliano.

Brasile e Italia hanno vinto cinque degli ultimi sette titoli mondiali, e in tutti è stato presente il lavoro (o l'eredità) di Bebeto de Freitas.

Non a caso, lui stesso ha tenuto a sottolineare che la vittoria dell'Italia nel 1998 è stata anche una vittoria della pallavolo brasiliana. "Non voglio essere banale. Voglio dire che sono molto felice. Non è una conquista personale. Credetemi, è una conquista per tutta la pallavolo brasiliana", ha dichiarato in un'intervista alla Folha de S.Paulo dopo la finale del Mondiale.

Bebeto de Freitas ha cambiato lo status della pallavolo in Brasile

Se oggi il volley è uno degli sport di maggior successo in Brasile e attira moltissimi tifosi, lo si deve soprattutto al lavoro svolto da Bebeto de Freitas negli anni Ottanta. All'inizio di quel decennio assunse il ruolo di allenatore della squadra maschile. Arrivò secondo ai Mondiali del 1982, fu Campione Panamericano nel 1983 e vinse la medaglia d'argento ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984.

Più che i risultati senza precedenti, il suo lavoro plasmò i successi seguenti. Ai Giochi Olimpici di Seul 1988, quando prese in mano la nazionale alla vigilia della competizione, scelse Bernardinho come suo assistente, dando inizio alla carriera dell'allenatore che l'avrebbe portato al bronzo ad Atlanta 1996 e Sydney 2000 con le donne e poi all'oro con gli uomini ad Atene 2004 e Rio 2016.

"Lo ammiravo fin da quando era un giocatore, soprattutto per la sua postura, il suo modo di guidare i compagni durante la partita, di guidarli, di essere quasi un allenatore in campo. Per me Bebeto era un esempio", ha scritto Bernardinho nel suo libro "Transformando o suor em ouro" (Trasformando il sudore in oro).

Bebeto rimase con la nazionale brasiliana fino al 1990, quando perse contro l'Italia nella semifinale del Campionato mondiale di pallavolo disputato in Brasile. Il suo assistente di allora? José Roberto Guimarães, che sarebbe diventato campione Olimpico con il Brasile maschile a Barcellona 1992 e con le donne a Beijing 2008 e Londra 2012.

"Bebeto è stato il mio mentore. È stato colui che mi ha insegnato, mi ha dato l'opportunità, mi ha incoraggiato. Da lui ho imparato tutto. Vengo dalla sua scuola", ha dichiarato l'attuale allenatore della nazionale femminile a TV Gazeta nel 2018.

In Italia, Bebeto vince finalmente il Mondiale

Dopo la frustrazione del Mondiale 1990, Bebeto de Freitas andò ad allenare in Italia. Grazie ai tanti trofei conquistati a Parma, nel 1997 venne chiamato a sostituire Julio Velasco, coach della "generazione di fenomeni" della pallavolo italiana Campione del mondo nel 1990 e nel 1994 e medaglia d'argento ad Atlanta 1996.

Assunto inizialmente fino ai Giochi di Sydney 2000, il tecnico brasiliano rimase solo due anni. Si dimise ancor prima dei Mondiali del 1998 per disaccordo con le decisioni della Federazione italiana. Nonostante ciò, mise in bacheca la World League nel 1997 e il terzo Campionato del mondo consecutivo per gli azzurri dopo avere superato proprio il Brasile in semifinale.

"L'ho sempre considerato il miglior allenatore che abbia mai conosciuto. Sapeva leggere le partite con grande lucidità. Aveva anche la grande capacità di vedere il talento e le capacità tecniche dei giocatori, riuscendo a far svolgere allo stesso atleta più funzioni", ha commentato Carlo Magri, ex presidente della Federazione Italiana Pallavolo in una nota ufficiale dopo la morte di Bebeto.

Dopo il volley: Bebeto dirigente sportivo

Curiosamente, il titolo iridato del 1998 con l'Italia fu la sua ultima esperienza su una panchina nel mondo del volley. A partire dal 1999 iniziò un nuovo percorso di vita: quello di dirigente sportivo. Tra il 1999 e il 2001 passò all'Atlético Mineiro, dove diventò vicecampione brasiliano nel 1999 e campione dello Stato di Minas Gerais.

Nel 2002 fu eletto presidente del Botafogo, club al quale era profondamente legato. Oltre a esserne stato tifoso da bambino, ne fu anche giocatore. Era cugino di Heleno de Freitas e nipote di João Saldanha, due storici tifosi. Restò in carica fino al 2008, riportando la squadra nella prima divisione del campionato nazionale e vincendo il titolo carioca nel 2006.

In seguito, lavorò per diversi enti e agenzie pubbliche, come la segreteria municipale dello Sport e del Tempo libero di Belo Horizonte. Ebbe altre due esperienze con l'Atlético Mineiro: nel 2009 e nel 2018, quando morì in seguito a un collasso e un arresto cardiaco durante un evento nell'impianto di Cidade do Galo.

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