Jacobs: “Vincere un’Olimpiade è un pezzo di storia, ma vincerne due...”

Di Gisella Fava
10 min|
Marcell Jacobs
Foto di Simone Forlani

Marcell Jacobs si racconta in esclusiva a Olympics.com, all’alba della nuova stagione. Non una qualsiasi: 18 mesi separano il campione Olimpico in carica nei 100m dai suoi nuovi obiettivi a cinque cerchi. “Sono eccitato e non vedo l’ora di arrivare a Parigi 2024, ma cerco di stare coi piedi per terra”. E ha anche un messaggio rivelatore che ci tiene a far passare: “Sono un velocista molto giovane, lo faccio solo dall’estate 2019". Come a dire: mettetevi comodi, ché sono solo all’inizio.  

"Non vedo l’ora di tornare. Iniziano le gare e dopo mesi di solo allenamento manca un po’ quella adrenalina che si prova quando si scende in pista, quando si sente lo sparo e ci sono gli avversari. In più ci sono delle gare importanti, c’è un Campionato europeo tra un mese e mezzo e ci arrivo già da Campione europeo, quindi bisogna riconfermarsi”.

Marcell Jacobs parla in collegamento video, ma il suo scalpitare è perfettamente tangibile.

Reduce da un mese trascorso negli Emirati Arabi, dove si è recato per la prima volta per svolgere la preparazione stagionale, si mostra soddisfatto di questo cambiamento nella sua routine da atleta (negli ultimi sei anni la scelta del soggiorno al caldo era ricaduta sulle Canarie).

Uno spirito di adattamento che è senza dubbio una delle doti più evidenti del velocista azzurro.

Adesso che l’inizio stagione indoor 2023 mette un punto finale alle montagne russe del 2022, Jacobs si muove con disinvoltura, estrema lucidità, e un sorriso sempre in agguato – anche quando pensa ai momenti più difficili del suo percorso da atleta.

Eppure, il 28enne non scherza per niente quando si definisce un velocista novello:

“Mi sento un atleta supergiovane: a livello muscolare penso di aver lavorato poco negli anni precedenti quando facevo salto in lungo e credo di avere ancora tanto da poter dare.

“La mia visione è molto lunga, in realtà: non sto a pensare a questi due anni come anni che passano, anzi, gli anni passano per diventare sempre più forte”.

Foto di Giancarlo Colombo/A.G.Giancarlo Colombo

Marcell Jacobs: l’outsider che ha cambiato colore al mantello dei 100m Olimpici

"Facendo salto in lungo, erano più le volte in cui ero infortunato che quando portavo a casa il risultato. Tutti sapevano che ero fortissimo, io compreso, ma non riuscivo mai a dimostrarlo. Nel 2019, è la decisione [presa sempre sotto la guida dell’inseparabile coach Paolo Camossi, ndr] di smettere e passare alla velocità. In quel momento mi sono rimesso in gioco, sapevo di avere una buona base di velocità, avendo 10.08 di personale. Bisognava lavorare tanto sulla tecnica di corsa e sulla partenza dai blocchi, ma sapevo che era una strada che poteva essere funzionale, quindi è stato come ricominciare una carriera nuova. Però ha funzionato ed è stata la strada giusta.”

La storia, per prima, conferma: nel 2016, mentre la leggenda degli uomini-jet, Usain Bolt, vinceva il suo ultimo titolo Olimpico a Rio 2016, Marcell Jacobs otteneva il titolo italiano di salto in lungo.

I fatti gli hanno dato ragione. Da quel 10.08 registrato sul rettilineo 3 anni dopo, il desenzanese sarebbe riuscito a sfondare la soglia dei 10 secondi appena due mesi prima di Tokyo 2020, al meeting di Savona, dove sarebbe diventato il 150mo essere umano a correre i 100 metri sotto i 10 secondi, siglando il record italiano di 9.95.

Ai Giochi Estivi del 2021, il neo centometrista ci arrivava con l'intenzione di dimostrare a sé stesso che aver cambiato disciplina era stata una scelta difficile ma sensata: “Senza ansia o pressioni. L’ho vissuta divertendomi, mi sono reso conto che stavo facendo la cosa che avevo sognato per tutta la vita.”

Dalla sua corsia ritagliata tra gli sprinter più stagionati – tra cui lo statunitense Fred Kerley, ora Campione del mondo dei 100m, il canadese Andre De Grasse, medaglia di bronzo nei 100 metri a Rio 2016, e persino l'uomo più veloce d'Africa, Akani Simbine – Jacobs avrebbe augurato “in bocca al lupo” a tutti: “A Tokyo l’obiettivo era arrivare in finale e poi giocarsi il tutto per tutto, perché poi poteva succedere qualsiasi cosa”.

Come trasformarsi nella scheggia più forte dei blocchi, generando il caos tra i colori britannici, americani e giamaicani che fino a quel momento avevano paciosamente popolato il prestigioso ranking della prova regina maschile: 9.80, e il mantello del Flash Olimpico è diventato tricolore.

“Quello che ho dimostrato con la mia carriera è che puoi avere tutto il talento del mondo, ma se non ti fai il mazzo nessuno ti potrà regalare niente. Sono il classico esempio dell’atleta che le ha passate tutte, ma che è riuscito a realizzare il suo sogno. Tante persone si sarebbero arrese prima, quando arrivavano gli infortuni, quando non si riusciva a dimostrare quel che si valeva o quando si era costretti a cambiare specialità. Io invece ho continuato a credere di poter raggiungere il mio sogno."

"Credo di essere il classico esempio di persona che le ha passate tutte, ma può dire di aver vinto le Olimpiadi nei 100 metri”.
Foto di Simone Forlani

Bolla a prova di macigno

“Dopo le Olimpiadi, quando sono tornato a casa, mi sono chiesto “E adesso? Cosa faccio?”. C’è stata quella settimana in cui ho cercato di capire quale fosse il mio scopo dopo, perché per tutta la vita avevo lavorato per quei risultati. Lì sta a te restare forte e determinato, dire che tra qualche anno ce n’è un’altra e che ci sono tante altre cose nel mezzo: Mondiali, Europei e indoor...”

Come se non bastassero le difficoltà di gestire motivazione e stimoli, si aggiunge anche la lunga coda di aspettative esterne: “Nel momento in cui arrivi a vincere, la gente vuole sempre di più e devi imparare a gestire le attenzioni mediatiche”.

In questo, il percorso con la mental coach Nicoletta Romanazzi è stato un elemento costante della sua esperienza umana e di atleta sin dal settembre del 2020, ben prima che arrivasse la ribalta planetaria:

“Ti ritrovi con diecimila persone che provano a dirti la loro, con frasi per loro incoraggianti, ma che invece sono destabilizzanti. Sai che peso ti mette sulle spalle anche solo un semplice “siamo tutti qua per te”? È un macigno. Devi crearti una bolla in cui ascolti tutto, ma assorbi solo quello di cui hai bisogno e automaticamente devi imparare. Mi mancava saper gestire la paura del giudizio altrui. Mi facevo troppo carico delle aspettative degli altri e non pensavo alle mie. Fino al momento io cui ho iniziato a capire che non puoi dare il 110 per cento dalla prima gara all'ultima, che non puoi fare un personal best ad ogni gara, ma che c’è un percorso e che io, conoscendo il mio percorso, dovevo focalizzarmi su quello. “

Marcell Jacobs, Valentino Rossi e l'arte di rimanere coi piedi per terra

Tra i tanti scenari generati dall'essere campione Olimpico, c'è anche la tentazione di perdersi tra i tentacoli del successo e della fama.

Ma a Jacobs, frequentare le celebrità che un tempo idolatrava, ha insegnato che anche le più grandi star sono persone normali, che fanno del loro meglio per tenere i piedi per terra.

“Di Valentino [Rossi] ho visto ogni sua gara del Motomondiale, chi non l’ha seguito?” ha detto a proposito del Numero 46 più famoso al mondo.

“Tutti i weekend ero sul divano a seguirlo, poi ho avuto la possibilità di conoscerlo dal vivo e mi sono reso conto che è veramente una persona semplice, come tutti noi. Super interessata, che voleva farmi mille domande sull’accelerazione, su quante volte mi alleno. Mi ha lasciato il numero, “sentiamoci, vediamoci, rimaniamo in contatto!”

Questa esperienza e quelle che ha condiviso con altri giganti dello sport con cui viene ormai avvistato regolarmente – da Lewis Hamilton allo stesso Bolt, a Bebe Vio –, hanno dimostrato a Jacobs che non è necessario cambiare ciò che si è solo perché il mondo esterno ti vede in modo diverso.

"Ovviamente hanno riscritto la storia di qualcosa, ma quando ti ritrovi a interagire con loro, non sono extraterrestri. Lo sono per lo sport, per quello che fanno, ma sono persone umanissime e anzi è un piacere poter stare con loro, passare del tempo insieme e parlarci.”

È solo l’inizio

Sebbene il 2022 sia stato un anno pieno di infortuni per Jacobs, il poliziotto brianzolo è riuscito a rimanere ai vertici della velocità, con le medaglie d'oro nei 60m ai Campionati mondiali indoor e la vittoria nei 100m ai Campionati europei di Monaco.

“Non aver gareggiato dopo Tokyo sembrava che quell’oro fosse stato un colpo di fortuna: vincere il Mondiale indoor è servito per dimostrare a tutti che non era proprio così. Purtroppo gli imprevisti capitano, specialmente in uno sport come il nostro, in cui porti il corpo al 110% in ogni cosa che fai. Tra problemi fisici e tutto il resto, la stagione outdoor è stata molto dura, specialmente nella gestione.

“Da quando ho vinto le Olimpiadi, tutti hanno cominciato a sentirsi esperti di qualsiasi cosa e sono sempre pronti a dire la loro, come se io non veda queste cose. Invece non è così. È stato un momento un po’ difficile da gestire, col Campionato del mondo su cui avevo puntato tanto.”

“Lì per lì pensi che sia andato tutto male, poi tirando le somme, a stagione finita, ti rendi conto che nonostante quello che è successo hai vinto due medaglie d’oro su tre, correndo forte e con un record europeo, vincendo i 60m.

“Devo ammettere che forse l’anno scorso, con tutte le problematiche anche a livello mentale, era come se ormai dovessi dimostrare solo agli altri di saper correre forte e vincere. Non era più una cosa solo per me, come lo era stato fino alle Olimpiadi. Quindi ho dovuto ritrovare un po’ quella fase in cui hai un obiettivo preciso in testa e fai tutto in funzione di quello. Se fai così, tutto funziona.”

Mancano solo 18 mesi a Parigi 2024, la possibilità di Jacobs di consolidare il suo posto nell'Olimpo e non solo:

“Arrivare a una seconda Olimpiade e vincerla… già vincerne una è un pezzo della storia, vincerne due è far parte della storia. Tutto inizierà a focalizzarsi verso Parigi dalla fine di quest’anno, perché lì sarà il momento in cui bisognerà iniziare a pensare solo ed esclusivamente alle Olimpiadi. Però non voglio affrettare i tempi, voglio godermi tutte le tappe del viaggio, perché adesso che posso guardare indietro anche ai momenti difficili, posso ammettere che è stato un viaggio pieno di alti e bassi, ma è stato un viaggio divertente.”

E quando gli si chiede dell’immagine che vorrebbe lasciare una volta arrivato a destinazione, ci pensa un po’ e poi conclude:

"Mi piacerebbe essere ricordato come l’uomo più veloce del mondo, ma che le ha passate tutte per arrivarci. Solo passi avanti, mai passi indietro".

Sorride anche parlando di questo Marcell Jacobs, ma fa sempre sul serio.

Marcell Jacobs correrà il prossimo 4 febbraio al World Indoor Tour Bronze meeting della Orlen Cup, a Lodz - Polonia.