Egonu cita Vasco sul palco di Sanremo: "Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso"

Paola Egonu ha affiancato la conduzione di Amadeus e Gianni Morandi nella terza serata del Festival di Sanremo 2023, quella del 9 febbraio. La pallavolista è apparsa sorridente e spontanea, raccontandosi tra abiti luccicanti, significato dei suoi tatuaggi, e un monologo emozionatissimo sul diritto alle diversità.

7 minDi Gisella Fava
PAOLA EGONU Thumbnail

Dopo la serata in cui lo sport si è affacciato sul palco dell'Ariston in occasione del nuovo step per la decisione delle mascotte di Milano Cortina 2026 mediante voto popolare, il terzo appuntamento della 73ª edizione del Festival di Sanremo ha visto come co-conduttrice una dei simboli dello sport italiano e internazionale: Paola Egonu, pallavolista e opposto della Nazionale italiana, attualmente in forze al VakıfBank, club con sede a Instanbul, in Turchia.

La giocatrice, nonostante la grandissima attenzione mediatica dell'ultimo periodo, successiva all'annuncio della sua partecipazione al Festival, è apparsa molto emozionata ma sempre spontanea, sfoggiando disinvoltura anche nei momenti apparentemente più lontani dal suo seminato: dalla prima canzone presentata, "Vivo" di Levante, al momento di accennare da sola un brano di Nina Zilli, "L'uomo che amava le donne”, dedicandolo a Morandi; o a quello della gag sull'altezza dell'icona emiliano-romagnola.

(2023 Daniele Venturelli)

Il significato dei tatuaggi

Morandi e Egonu nel corso della serata hanno mostrato grande intesa sul palco, arrivando persino a ballare insieme.

Ma c'è stato anche spazio per la curiosità del cantante conduttore che, a un certo punto, ha esortato Egonu a raccontare il significato dei suoi tatuaggi.

L'attenzione è stata dapprima catturata dalle due figure umane stilizzate sul petto destro dell'atleta, che rappresentano la 24enne e l'amica del cuore, Giuditta; poi è stato il turno dei due lettering sul braccio sinistro, che riportano le parole pazienza, "Perchè io ne ho poca", e la parola giapponese Ikigai "Che vuol dire trovare la tua essenza, il tuo motivo di essere vivo", secondo le parole della stessa Egonu.

Infine il grande disegno che si sviluppa per tutta la schiena della pallavolista: "Sono radici, perché è importante ricordarsi sempre da dove vieni".

Tuttavia, il momento clou della presenza sul palco dell'Ariston dell'alfiera della bandiera del CIO a Tokyo 2020 è stato il monologo che l'atleta di Cittadella ha declamato standosene seduta sui gradini al centro della scena e circondata dall'orchestra.

La fuoriclasse azzurra ha affrontato temi delicati ma a lei molto cari - soprattutto nell'ultimo periodo - come quello del crescere distante dalla famiglia per perseguire i propri sogni, del diritto alle diversità, e del suo orgoglio nel vestire la maglia della Nazionale italiana. E tra una battuta in dialetto veneto e l'altra, la chiusura è stata affidata a una citazione da "Vita spericolata" di Vasco Rossi.

Il testo integrale del monologo di Paola Egonu a Sanremo 2023

Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare.

Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle settimane di avvicinamento al Festival.

Spesso in passato sono stata definita ermetica, così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate, incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore.

Ho imparato che ogni pensiero, una volta che si trasforma in parola e viene condivisa con qualcuno, non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciata. Questo mi ha ricordato che dovremmo sempre cercare di risalire all'origine.

_Io sono la prima di tre fratelli, e devo tutto a mamma Eunice e papà Ambrose. Sono loro che mi hanno permesso di vivere un’infanzia felice, che mi hanno sostenuta e che mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartela. Senza temere i sacrifici. _

Mi hanno aiutata a trovare il mio percorso, anche se questo ha significato per loro vedermi andare via di casa a 13 anni.

Non sono madre, sogno di diventarlo un giorno, ma sono certa che nessun genitore sia felice che la propria figlia cresca lontana dal suo amore e dal suo sguardo.

Grazie mamma, grazie papà, che per amore verso di me, avete rinunciato a me. Certo, le vostre carezze e le vostre attenzioni mi sono mancate e continuano a mancarmi. Ma sapevo, sapevamo e so che questa è la mia strada.

Sapete, da bambina ero fissata coi “perché”.

Perché sono alta?

Perché mio nonno vive in Nigeria?

Perché mi chiedono se sono italiana?

Poi sono diventata più grande e i perché sono continuati.

Perché mi sento diversa?

Perché vivo questa cosa come una colpa?

Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa?

Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità.

E che nella domanda “Perché io sono io???” c’è già anche la risposta: “Perché io sono io!!!”.

Io sono quella che quando oggi ancora mi fanno una domanda sul razzismo, rispondo così:

“Prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l’acqua. Vedrete che la maggior parte delle persone sceglierà il bicchiere trasparente, solo perché il suo contenuto è più limpido. Eppure se proverete a bere da uno dei bicchieri colorati, scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso gusto, fresco e vita…” perché siamo tutti uguali oltre le apparenze.

E se questo non è ancora abbastanza…in Veneto noi diremmo ”Moeghea” ossia “Dai, smettila!”.

Io sono quella a cui lo sport ha dato tanto.

Ma sono anche quella che non crede che la sconfitta sia solo quando perdi una partita. Quando sono in campo e commetto troppi errori, anche se vinciamo, può succedere che io la viva come una sconfitta.

Io gioco in attacco ed il mio obiettivo è quello di riuscire ad avere tra le mani la palla decisiva da schiacciare, quella che farà punto. A volte ci riesco, altre volte sbaglio e sto imparando ad accettare l’errore.

Perché quella palla che scotta, quella che fa paura, è il motivo per cui di fatto io sono lì.

Sono quella che viene anche criticata.

Le critiche non sono mai mancate e non mancheranno, sono inevitabili: alcune sono costruttive, la maggior parte gratuite, altre – e non voglio fare la vittima – sono dei veri macigni.

Io – a fatica - ho imparato che sta a noi dare il giusto peso.

Sono quella che come tutti ha dovuto affrontare dei momenti brutti ma che non ha smesso per questo di godersi quelli belli. Sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio Paese. E questo per aver raccontato esperienze brutte che ho vissuto, per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure in vista del futuro.

Amo l’Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani.

Sono quella che spesso ha sbagliato gli appuntamenti importanti. Nella mia storia di giocatrice sono infatti più le finali che ho perso di quelle che ho vinto. Eppure questo non fa di me una perdente. Cosi come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo

E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica…

Ve lo ricordate? Era il 1983 quando Vasco Rossi arrivò penultimo proprio su questo palco.

Un altro non perdente, che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi.

"Ognuno col suo viaggio. Ognuno diverso".

(VolleyballWorld.com)

Poco dopo il monologo, la giocatrice è tornata sul palco con uno degli oggetti con cui si è più abituati a vedere Paola Egonu: il pallone da pallavolo. È stata la volta della dedica ad Amadeus: pennarello e scritta nera corrispondente a "Una frase molto importante per me", a detta della pallavolista,** "sii sempre grato".**

Da quelle parole, il pensiero commosso è andato alle compagne di squadra (Egonu gioca nella massima divisione del Campionato turco) e alle difficoltà che stanno affrontando le popolazioni di Turchia e Siria, dopo il devastante terremoto occorso nella notte fra il 5 e il 6 febbraio scorso.

Altro da