Simone Alessio e l'altro taekwondo: l'ego e la voglia di alimentare a benzina la fiamma del riscatto Olimpico
Un mix infiammabile di irrequietezza, consapevolezza di sé e determinazione del Campione del mondo 2019: Simone Alessio, il taekwondoka imbattuto nei Grand Prix 2022, si racconta in esclusiva a Olympics.com, mentre scalpita in vista dei prossimi appuntamenti, ma con la lucidità di chi sa che per migliorare e fare il grande salto bisogna avere contezza di passi e cadute.
Se lasciassimo parlare Simone Alessio davanti al secolare pubblico di marziani appena atterrati a Roma, senza svelar loro lo sport che impegna questo ragazzo di quasi 2 metri "da quando ti svegli la mattina a quando ti addormenti la sera, quello a cui pensi nei momenti liberi e diventa la parte fondamentale della tua vita", le perplessità che qualcuno potrebbe nutrire sul trovarsi di fronte un taekwondoka sarebbero concrete.
Ad un occhio distratto, l’esuberanza irrequieta, il debole per le telecamere e la fame di pubblico lo farebbero più da sport di massa, calciatore rampante o pugile glam.
_"_Quando combatto, il pubblico per me è fondamentale. Possono essere anche tutti i fischi, possono essere anche tutti in silenzio... Per me appena mi metti una telecamera davanti inizio a essere un pavone, mi pavoneggio".
Visto da vicino, praticamente dalla sua seconda casa - la sede FITA dell'**Acqua Acetosa (**Roma) - Alessio è un carattere prismatico ma con un filo rosso e robusto che lo tiene attaccato alla sensibilità, disciplina e capacità di adattamento tipiche degli alfieri delle arti marziali.
"Quando poi ti becchi una bella delusione come quella di perdere alle Olimpiadi, torni e dici 'Non è abbastanza' e quindi ti metti la testa sotto le gambe e ricominci, e riparti".
Speculare alla personalità sfaccettata è il talento fuori scala dell'atleta che ha scoperto il taekwondo in provincia di Catanzaro, a Sellia Marina, "un posto dove potevi fare solo danza, calcio e taekwondo. E la mia fortuna è stata che a 10 anni mio padre mi disse: a calcio, secondo me non hai possibilità, a taekwondo qualche possibilità ce l'hai".
Circa dieci anni dopo quelle parole, Alessio è il migliore nella sua categoria di peso (-80kg, anche se al GP di Manchester arriverà ancora come n.2 al mondo) in uno degli sport da combattimento più spettacolari e spietati che esistano, solo perché l'istinto e l'aggressività agonistica camminano con l'azzurro anche quando l'atleta è senza protezioni e fuori dal tatami.
"La mia arroganza mi fa dire: hai tutte le carte in regola per vincere, e se non vinco ho sbagliato qualcosa e quindi il mio obiettivo è non sbagliare".
Presente a sè stesso in ciascun segmento della sua traiettoria agonistica, Alessio - da quell’agosto 2021 - sta cercando di mettersi alle spalle l'amarezza del suo primo viaggio Olimpico che ha tracciato una linea che è ancora una ferita viva, a partire dalla quale ha lavorato sodo, alimentandosi a suon di benzina e sogni, guardando a Guadalajara con la stessa smania incontenibile con cui cerca di distrarsi dalla frenetica attesa di Parigi 2024.
Simone Alessio: non parlategli di Tokyo 2020. O meglio, non fatelo prima di dargli il tempo di un riscaldamento psicologico che gli permetta di passare al setaccio la sua parabola, con tutto il bello che è venuto dopo quella sconfitta che ancora "lo fa impazzire".
Tuttavia, nonostante non abbia ancora smaltito "la rosicata" di Tokyo 2020, quando è uscito ai quarti di finale per mano dell'egiziano Seif Eissa, Alessio ha intrapreso un nuovo viaggio che lo ha messo sulla giusta direzione e che lo sta avvicinando a un nuovo titolo mondiale in Messico, a Guadalajara, il prossimo novembre.
Il Campione europeo in carica cerca di mantenere elevata la concentrazione e l'asticella, con il terzo Grand Prix alle porte (a Manchester, dal 21 al 23 ottobre in streaming su Olympic Channel) che potrebbe farlo arrivare da imbattuto proprio al fatidico Mondiale in Messico, nella categoria -80kg.
"Ho letto una frase da un post su Instagram dopo il Grand Prix di Parigi: 'la sconfitta di Tokyo è stata benzina per il suo talento', ed è una frase che mi è piaciuta tanto, perché prima ero tutto istinto, molto sfacciato, molto anche arrogante, in allenamento non davo il massimo perché dicevo 'tanto poi comunque in gara posso fare bene lo stesso'."
"Posso dire che la frase della benzina è stata perfetta, perché a tutte le gare sono andato con la testa per cui dicevo 'non posso lasciare niente', perché se lascio qualcosa succede come a Tokyo. In palestra, stessa cosa: ogni allenamento dicevo 'ho già sbagliato una volta, non voglio più sbagliare', quindi cercavo di dare il massimo".
Nato a Livorno ma cresciuto in Calabria, Alessio ha vinto il titolo europeo a maggio di quest'anno, e i Grand Prix di Roma e Parigi: ora è il favorito per la vittoria a Manchester, un evento che inizierà il 21 ottobre alla Regional Arena.
Con questa striscia di vittorie, far galoppare l'immaginazione verso i prossimi Giochi è un'operazione fin troppo naturale.
Se l'impatto fisico nel taekwondo passa anche attraverso la potenza di un calcio nella fugacità di un lampo, Alessio non interrompe mai il contatto con la propria esperienza passata per proiettarsi nel futuro.
"Anche in allenamento sono migliorato, quindi poi c'è tutto un susseguirsi di miglioramento tattico, miglioramento tecnico. Però tutto deve partire dalla benzina della sconfitta, che a pensarci dici 'uno perde le Olimpiadi potrebbe sprofondare'...pare brutto da dire, ma è stato quello che mi è servito!"
Schiettezza e inquietudine del Campione
Se negli ultimi due anni Alessio ha puntato il grande obiettivo di diventare il numero uno al mondo, nel frattempo è riuscito anche a diventare il primo italiano a vincere un titolo mondiale di taekwondo, quando nel 2019 è salito sul trono iridato.
I Giochi di Tokyo 2020 hanno fatto il resto, mostrando al mondo intero ciò che la "nuova generazione del taekwondo italiano" aveva da offrire.
Ma, mentre l'Italia festeggiava l'oro maschile di Vito Dell'Aquila nei 58 kg, il secondo titolo Olimpico italiano di taekwondo in assoluto, la serie positiva di Alessio si interrompeva ai quarti di finale, dopo aver perso contro Eissa.
Una sconfitta traumatica per il talentuoso adolescente ai Giochi Olimpici del debutto.
"Per me [l'Olimpiade] era una cosa che era per me, era solo per me. Ripensandoci dopo la qualifica [Olimpica, del maggio precedente Tokyo], io ho vinto la qualifica e ho detto ' A posto, ora vado a prendermi l'oro'.
_"_Magari Vito dell'Aquila, lo fa più per se stesso. Lui l'ha detto più volte: lo fa per se stesso. Io invece lo faccio perché a me piace che tutti mi vedano, che tutti mi guardino, voglio stare al centro dell'attenzione e dicevo voglio prendere l'oro, voglio che tutti lo sappiano".
"Quando sono arrivato lì, al Villaggio Olimpico, guardavo tutti e dicevo 'Ah che bello, voglio vincere! voglio vincere' bellissimo. A mensa abbiamo visto qualche campione, e dicevo 'Voglio essere anch'io come loro, voglio essere anch'io riconosciuto' ": rivede così sè stesso a poco più di un anno dai Giochi.
E continua:
_"_Quando poi ho perso [a Tokyo 2020]... avevo in mente i due giorni prima di Vito [Dell'Aquila] - lì ho seguito la gara, la premiazione, - e quando è uscito era pieno di giornalisti! E a me si sono aperti gli occhi, ho detto 'che bello, lo voglio anch'io così'....
"Quando ho perso, sono uscito e... non c'era nessuno! Mi ha preso... in romano è una "rosicata". Sono tornato in Italia, e tutti quanti di nuovo per Vito (Io contentissimo per Vito!)... ma ho rosicato da morire! Io volevo prendere e andarmene, ho preso la valigia e me ne sono andato... era anche brutto da vedere, veramente brutto. Ancora adesso, quando ne parlo, ci ho i brividi, non l'ho superata!".
"A Tokyo ho fatto l'errore di entrare e dire 'adesso voglio fare, voglio strafare', quindi ho fatto tante cose, qualitativamente brutte. Più di quantità che di qualità, appunto. E ho perso di vista anche il controllo del combattimento e l'egiziano, anche se ho perso 6 a 5. Essenzialmente, ero sempre a rincorrere ed è stato un errore che quando siamo tornati abbiamo rivisto, abbiamo studiato e modificato."
Un nuovo capitolo nel 2022 per Alessio
Le sconfitte possono far deragliare lo slancio e far sì che tutto quello che viene dopo si accartocci su se stesso.
Ma non se si sa trasformare l'arroganza in successo, come ha fatto Simone Alessio.
"Quando poi ti becchi una bella delusione come quella di perdere alle Olimpiadi, torni e dici 'Non è abbastanza' e quindi ti metti la testa sotto sotto le gambe e ricominci, e riparti". - Simone Alessio a Olympics.com
“In palestra, stesso atteggiamento. Ho fatto un errore una volta e non voglio ripeterlo. Da allora voglio sempre dare il massimo".
Alessio è un fiume in piena. Ha ancora solo 22 anni e moltissimo da dare.
Ora è “più maturo e pronto per il passo successivo”. Con un'altezza di 1.98 m, l'allievo del Maestro Claudio Nolano - oggi sotto la guida del leggendario Carlo Molfetta - ha un vantaggio naturale sul tatami. Torreggia sulla maggior parte dei suoi avversari, allungando in maniera superba le sue lunghe gambe mentre sferra i suoi calci alla testa, i suoi preferiti.
L'esperienza a Tokyo lo ha anche spinto a ritornare al tavolo da disegno e migliorare tecnicamente, potenziando ulteriormente il suo imponente attacco e perfezionando la sua resistenza.
"Post Mondiale ero molto fiacco a livello di resistenza, io avevo una grande capacità - ho ancora una grande capacità - e un talento nel modo di combattere: ovvero, nel takewondo i famosi incastri sono difficili, non tutti gli atleti nascono con questi incastri, e questo è grazie alla mia vecchia scuola, alla scuola calabrese, alla scuola del Maestro Nolano. È soprattutto per merito suo che io sono riuscito ad abbinare il vecchio stile del taekwondo al nuovo stile del taekwondo".
_"_Per il post Tokyo, appunto, c'è stata proprio una rivisitazione. Se prima il deficit era la resistenza, adesso di resistenza ne ho abbastanza, ne ho tanta, tant'è che il maestro si meraviglia ancora quando tra un round e l'altro non mi siedo più, resto in piedi."
"Così ora è più facile anche tatticamente, perché il filo del gestire il combattimento, condizionare e far fare quello che vogliamo far fare all'avversario, diventa più semplice."
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Un occhio al Mondiale 2022, l'altro a Parigi 2024
Forte di una grande motivazione, il tre volte medaglia mondiale è rimasto imbattuto nella campagna 2022.
Ha iniziato l'anno vincendo la World Taekwondo Presidents Cup europea ed è stato incoronato Campione agli Open di Sofia. Poi ha conquistato l'oro ai Campionati europei, dopo il titolo giovanile del 2017.
Dopo i Grand Prix a Roma e Parigi, Alessio è l'uomo da battere a Manchester, dal 21 al 23 ottobre.
"Il mio obiettivo a Manchester è finire l'anno imbattuto. A Roma ho fatto la migliore prestazione tattica e tecnica della mia vita", ha detto.
"A Parigi ho vinto, ma la mia prestazione è stata tutt'altro che entusiasmante. Spero di ripetere il risultato di Parigi a Manchester, e poi darò tutto me stesso ai Mondiali. L'obiettivo è rimanere imbattuto e vincere, non mi interessa quanto bene combatterò".
L'atleta trasuda fiducia in sé stesso, mentre si prepara per il Messico come numero uno al mondo nei -80 kg.
"Sarò il primo in classifica e questo sarà un vantaggio perché i primi quattro classificati avranno un sorteggio più facile. Per me è importante, perché il primo incontro è il più difficile".
Nei suoi piani, il ventiduenne punta a portare la sua condizione attuale fino al prossimo ciclo Olimpico.
"Pensare all'esultanza, (a Parigi 2024) è la carica in più per le gare che verranno!" - Alessio a Olympics.com
"L'esultanza insieme a tutti i miei familiari e a tutti gli amici e tutte le persone che mi verranno a vedere. Questo è il mio pensiero quando penso al 2024. Ogni tanto ci penso e mi vengono i brividi e mi dico 'aspetta, ancora non e' arrivato, fermiamoci andiamo con calma', penso a quello. E so che sarà molto difficile. Io in testa mia sono un sognatore. In testa mia penso già a quello che sarà, agli incontri, inizio a pensarmi gli incontri... Però adesso è veramente troppo presto."
Ci prova a mettere un freno Alessio, anche alle parole; lui che è esattamente dove vorrebbe stare e ha già vissuto mille volte il momento in cui tocca il cielo a cui vorrebbe arrivare, con la consapevolezza e la maturità nuove di poter riconoscere i segnali della storia, qualora dovesse ripetersi.