Alfieri azzurri: Isolde Kostner portabandiera dell'Italia a Salt Lake City 2002

È l’8 febbraio 2002 quando Isolde Kostner, non ancora 27enne, sfila con il tricolore guidando la delegazione italiana ai Giochi Olimpici di Salt Lake City. Fino a quel momento la velocista gardenese aveva collezionato 46 podi in Coppa del Mondo, un numero destinato a crescere fino a renderla la sciatrice italiana con il primato di podi nel circuito maggiore. E nemmeno da quella Olimpiade sarebbe tornata a casa a mani vuote… 

5 minDi Gisella Fava
Isolde Kostner portabandiera dell'Italia alla Cerimonia di Apertura di Salt Lake City 2002
(2002 Getty Images)

Sei sei un membro dei Kostner, il destino degli sport invernali è già scritto nel tuo stesso cognome. Isolde non si è sottratta alle abitudini di famiglia e tra l’hockey dello zio Erwin - padre di Carolina e Simon - e il fondo di Ulrico, avrebbe voluto giocare in una squadra sul rink di ghiaccio. Tuttavia, ai suoi tempi l'hockey era praticamente chiuso alle ragazze, quindi Isi, complici le maratone di gare di sci in TV consumate con la mamma, sceglierà proprio la velocità: a 8 anni, da poco iscritta alla scuola di sci di Ortisei, sarà inserita nel gruppo pre-agonistico e a 11 si allena già con gli agonisti. La sua passione e il suo impulso sarebbero stati così esuberanti che la cugina Carolina, di 12 anni più giovane, avrebbe seguito le orme di Isolde nello sci alpino, prima di dedicarsi completamente al pattinaggio di figura.

(2006 Getty Images)

I record di Kostner in Coppa e Campionati del mondo

Il Campionato iridato juniores di Maribor del 1992 è la scena del debutto internazionale di Kostner, proprio qualche giorno dopo la consacrazione Olimpica del suo idolo Deborah Compagnoni, ad Albertville 1992.

Già nell’anno successivo arriverà l’esordio in Coppa del Mondo, e vincerà la prima medaglia d’oro nel super-G, ai Campionati del mondo giovanili di Montecampione e Colere.

Il primo podio in Coppa corrisponderà a una vittoria, ma non sarà certamente come aveva immaginato: arriverà in un giorno tragico per tutto il movimento sciistico internazionale, il 29 gennaio del 1994, sulla pista di Garmisch, nella stessa discesa libera in cui avrebbe perso la vita la sciatrice austriaca Ulli Maier, in seguito a una caduta letale.

Al battesimo del 1994 sarebbe sarebbe seguito un numero incredibile di podi, di cui l’ultimo centrato il 25 febbraio del 2005, in super-G. Quello di San Sicario sarebbe stato il 51º di carriera, una cifra che, tutt’oggi, le permette di mantenere il record italiano saldamente a suo nome, per un totale di 18 terzi posti, altrettanti secondi posti e 15 trionfi nel circuito maggiore.

Sempre nel supergigante, l'azzurra riuscirà ad imporsi per due edizioni di fila al Campionato del mondo, in Sierra Nevada 1996 e a Sestriere 1997, ma i risultati che più ripagheranno la sciatrice gardenese saranno le due Coppe del Mondo di discesa libera conquistate nelle stagioni 2000/2001 e 2001/2002, con le quali riesce ad affermarsi su velociste del calibro delle austriache Renate Götschl e Michaela Dorfmeister.

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Tecnica imperfetta, pazzia e calma

A proposito del suo modo di sciare, Kostner ricorda gli allenamenti con Carlo Mussner, il suo primo tecnico in Nazionale (che sarebbe diventato allenatore anche di uno dei suoi tre figli):

"Lui diceva che sciavo a gambe troppo larghe, che dovevo tenere i piedi più stretti. Ci ho provato, ma finivo sempre fuori pista e non riuscivo più a vincere una gara. Finché un giorno Carlo ha detto: va bene, facciamo come vuoi tu. E ho ripreso a vincere"
"È probabile che tecnicamente avesse ragione ma io rendevo di più in una posizione imperfetta. Tecnicamente, so di non essere stata uno schianto come Deborah Compagnoni. Io avevo il dono della scorrevolezza e andavo più veloce. Lei sì che tecnicamente era perfetta. Per me, più giovane di cinque anni, un idolo".
"Fra i 13 e i 14 anni sono cresciuta di 12 centimetri, faticavo a coordinare i movimenti, mi sembrava di abitare il corpo di un'altra. È di questo periodo il tentativo di Mussner di cambiarmi il modo di sciare. Allenava anche la testa, Carlo. Questo è fondamentale: l'importanza della passione, la voglia di allenarsi, la perseveranza, la fiducia in se stessi, il non abbattersi, non cedere mai".
"In allenamento credo di aver raggiunto i 135 km/h. E garantisco che la pazzia deve fare capolino più nelle giornate d'allenamento che in quelle di gara. Sembra un paradosso, ma bisogna rischiare di più quando in palio non c'è nemmeno una medaglietta. Le vittorie si costruiscono in allenamento. La calma è quello che ti impedisce di esagerare, di rischiare troppo".

Isolde Kostner a La Repubblica, 7 marzo 2019.

I Giochi Olimpici di Isi Kostner

Alla sua prima partecipazione Olimpica, quella di Lillehammer 1994, Isi Kostner lascerà subito il segno, vincendo due medaglie di bronzo: una nella discesa libera – dietro Katja Seizinger (GER), oro, e Picabo Street (USA), argento – e l’altra nel supergigante, vinto da Diann Roffe (USA) e la russa Svetlana Gladisheva a precedere la gardenese.

Nagano 1998 sarà un’Olimpiade avara di podi e la velocista non riuscirà a concludere la prova della discesa libera, mentre arriverà 11ma nel super-G.

I Giochi statunitensi di Salt Lake City 2002 saranno il riflesso dell'ottimo stato di forma della sciatrice azzurra: Kostner sta vivendo la migliore stagione della carriera, reduce della prima vittoria di specialità, e riceverà il prestigioso incarico di guidare la squadra italiana nella sfilata d’Apertura. Festeggerà anche in pista e salirà sul podio della discesa libera, conquistando la medaglia d’argento dietro la francese Carole Montillet, alla sua prima vittoria in carriera.

Si tratterà delle ultime Olimpiadi per la sciatrice di Ortisei. Pochi mesi prima dei Giochi piemontesi avrebbe annunciato ritiro e nascita del primo figlio. A Torino 2006 parteciperà vestita da sposa, nella Cerimonia di Chiusura, incaricata di spegnere la fiamma del braciere Olimpico della XX edizione dei Giochi Invernali.

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