Andrea Giani si racconta, tra passato da Fenomeno e vita da allenatore: “La mia Francia in casa a Parigi 2024 può arrivare fino in fondo”· Intervista esclusiva - Prima parte

Di Benedetta Acri e Nicolas Kohlhuber
11 min|
Andrea Giani - pallavolo - ct Francia - VNL 2024
Foto di World Volleyball

Francia - Italia è da sempre un match dal sapore particolare, non importa quale sia lo sport.

Le due squadre nazionali si sfideranno ancora una volta nella pallavolo maschile. Giovedì 6 giugno alle 2:00 ora italiana, nella seconda settimana di partite della Volleyball Nations League 2024, gli azzurri e les bleus scenderanno in campo, guidati da due ct italiani, ex compagni di squadra e amici: Ferdinando De Giorgi per l’Italia e Andrea Giani per la Francia.

Giani è uno storico giocatore della selezione italiana, con la quale ha vinto due argenti (ad Atlanta 1996 e Atene 2004) e un bronzo (a Sydney 2000) Olimpici, tre titoli mondiali consecutivi (1990 e 1994 con allenatore Julio Velasco, 1998 con ct Bebeto), quattro Campionati europei (nel 1993, 1995, 1999 e 2003) e ben sette World League.

Il suo record di presenze in maglia azzurra (474) è stato anche il primato assoluto di partite con la nazionale italiana nei principali sport di squadra, prima di essere superato dalla collega Eleonora Lo Bianco.

Inoltre, con Andrea Gardini, Lorenzo Bernardi, Samuele Papi e Andrea Zorzi, Giani è fra i pallavolisti italiani inclusi nella Volleyball Hall of Fame.

L’allenatore della nazionale francese ha parlato in un’intervista esclusiva con Olympics.com del suo ruolo di commissario tecnico di una delle selezioni più forti nella pallavolo maschile mondiale, ruolo che detiene dal 2022, e con la quale ha conquistato subito la VNL 2022 a Bologna. Ora il suo obiettivo principale sono i Giochi Olimpici casalinghi di Parigi 2024, a cui la Francia è già qualificata in quanto Paese ospitante.

Da giocatore ad allenatore: la storia di Andrea Giani nella pallavolo

Per Giani è palese che alcuni allenatori non siano stati prima giocatori: sono aggressivi, non comprendono la tensione in campo. Quando era lui stesso pallavolista, non apprezzava per nulla questo tipo di coach: “Una cosa che mi dava fastidio erano quegli allenatori che durante la partita mi urlavano dietro. Mi giravo proprio arrabbiato! Perché nessuno fa errori apposta. Spesso si perde la lucidità, e se il ct attacca il giocatore, quest’ultimo non la recupera, anzi, è un carico in più che lo affossa.”

La carriera di Giani è costellata di medaglie e trofei, anche se c’è il rammarico per non aver mai potuto ottenere il più importante: l’oro Olimpico. La sua delusione più grande è stata Barcellona 1992.

“I Giochi sono il torneo più straordinario a cui abbia mai partecipato. Per ora, ne ho vissuti cinque da giocatore e uno da assistente. Chiaramente a una squadra come l'Italia, che in vent'anni è stata sempre lì, in cima, che ha vinto tutto, è mancata quella ciliegina sulla torta che è l'oro Olimpico. A Barcellona 1992 obiettivamente avevamo una squadra nettamente superiore alle altre, ma eravamo talmente sicuri di essere più forti che, tra la pressione dell'evento e il fatto che non giocavamo bene, non eravamo pronti alle difficoltà. Non abbiamo preso neanche una medaglia con una squadra così…”

Anche ad Atlanta 1996, sotto la guida di Julio Velasco, oggi ct della nazionale italiana femminile di pallavolo, impegnata anch’essa nella VNL 2024, l’Italia dei grandi Campioni non è riuscita a coronare il sogno Olimpico:

“Nel 1996 è stato un peccato, ma abbiamo perso contro una grandissima squadra dei Paesi Bassi – ricorda Giani –. Al tie break io ho avuto una palla importante in attacco. Dei Giochi statunitensi sono comunque contento perché ho giocato veramente un super torneo.”

Come evidenzia Giani, ci sono state diverse occasioni per il trionfo Olimpico, ma purtroppo la storia ha voluto diversamente…

“Però ci manca. Quando parlo dei Giochi Olimpici, mi manca questo oro. Non posso dirti che sarebbe stato giusto vincerlo, perché nello sport vince chi è più bravo in quel momento. Ma per il percorso che avevamo fatto, credo che, a una squadra come era la nostra, manchi un'acclamazione finale della nostra carriera. Abbiamo avuto l'opportunità di vincerlo tante volte questo oro e non l'abbiamo evidentemente presa nel modo giusto. Abbiamo mangiato la torta un sacco di volte, e la torta non si butta mai via. Però quella ciliegina lì un po' fa eh, devo dire... Poi, gli atleti sono ricordati per i Giochi Olimpici. Ma questa è la storia. Non si può tornare indietro, si metabolizza negli anni…

“Ci ho messo un po', perché diciamo che dal 1996 poi passi al 2000, al 2004... Sono periodi diversi, ma sono tre chance per conquistare l'oro Olimpico.

“Mi è dispiaciuto a Sydney 2000 perché avevamo una bella squadra, competitiva. Il mio infortunio ha pesato, secondo me, sull'esito dei Giochi: siamo arrivati terzi, perdendo una partita sola in tutto il torneo. Ero abituato a giocare finali, avevo trent'anni, ancora in una parte forte della carriera. Non poter essere utilizzato mi è dispiaciuto. C’è poco da fare, vuoi giocare quelle partite.

“Mentre ad Atene 2004, Giochi bellissimi, il Brasile era nella fase importante di crescita: non dico che ci hanno ‘asfaltato’, ma quasi… il Brasile era più forte di noi, quindi abbiamo raggiunto il risultato secondo me giusto per le forze delle squadre.”

La più grande differenza tra essere giocatore o allenatore per Giani è esattamente che “non puoi giocare tu i momenti decisivi. Non si può sempre vincere o perdere. Però devi essere un po' abituato a giocare le fasi finali di un set ai vantaggi e a spingere la tua squadra. Chiaro che l'allenamento non è mai la partita, però ci si può preparare a quella parte del match. Lo stato emotivo è difficile da modificare, ma si possono forse creare per i giocatori dei momenti in cui possono pensare un po’ di più alla tecnica che alla tattica. Se alleni il tuo giocatore a spingere al 100%, anche in quel momento spingerà al 100%.”

Sulla nazionale italiana di oggi, Giani ha le idee chiare: “È un gruppo giovane, con talenti di primo livello, è una squadra che per i prossimi dieci anni sarà tra le migliori tre in ogni torneo. Ci sono sei squadre al top: l'Italia, la Francia, gli Stati Uniti d’America, la Polonia, la Slovenia, che sta facendo sempre dei super tornei. Il Brasile, anche se ha avuto difficoltà nel ricambio generazionale, però trova comunque risultati. La pallavolo è uno sport che negli ultimi dieci anni è cambiato parecchio, ci sono 15 nazionali contro cui, se non si gioca bene, si perde. Tutto ciò è molto stimolante: mi diverto ancora tantissimo.”

Andrea Giani guida la Francia a Parigi 2024, tra motivazioni e fattore casa · Volley

Giani ha raccolto la nazionale francese all’apice del successo, ma questo non lo ha condizionato, anzi è stato un ulteriore stimolo per lui.

“Non ho mai avuto tentennamenti, perché comunque il mio obiettivo come allenatore era quello di gestire una squadra in un torneo Olimpico – spiega Giani –. Quando mi è arrivata questa opportunità, l'ho presa al volo.

“I Giochi saranno in Francia, quindi in casa. La squadra detiene il titolo Olimpico di Tokyo, conosco particolarmente bene i giocatori perché ne ho allenati molti nei club in Italia [l'ultimo club guidato da Giani è il Modena Club dal 2019 al 2023], e perché è una nazionale tra le più forti del panorama mondiale. Gli stimoli sono tanti, grandi, e le paure sono poche: non aver paura è sbagliato, però devo dire che, essendo una squadra così forte, io credo che abbiamo molte chance di poter arrivare fino in fondo.

“Quando Modena mi ha comunicato che non avrei proseguito l'esperienza come allenatore, il giorno dopo la federazione francese mi ha scritto subito proponendomi di essere ct della nazionale full time. Io ho detto di sì: voglio preparare al meglio i Giochi Olimpici, dieci mesi dove ho potuto e posso dedicare tutto il mio tempo a giocatori, squadra, staff, a implementare il mio francese. Perché voglio fare le interviste post-partita e pre-partita in francese. Magari non lo parlerò bene, però lo voglio fare in francese.”

Nonostante la Francia abbia già vinto tanto, Giani non crede che ai suoi pallavolisti manchi la motivazione per continuare a fare bene e conquistare altri trofei, anzi, “Credo che una squadra di alto livello, che gioca tutti i tornei per poter vincere, sia formata da atleti che di per sé hanno un alto profilo agonistico, sanno crearsi la motivazione – commenta Giani –. La cosa più difficile penso sia quella di giocare in casa, perché soprattutto le due settimane prima di entrare nel Villaggio Olimpico saranno per noi di preparazione: tutti ci guarderanno.

“Il nostro sport è un grande sport, ma non è il calcio che ha milioni di fan, per cui si è abituati ad avere così tanta attenzione da parte di giornali e televisioni. Ma quando giochi il torneo Olimpico in casa tutto cambia. Tra l'altro, siamo detentori del titolo, quindi ci si arriva con un po' di situazioni che rischiano di rendere un po’ traballante il nostro percorso. Proprio questa preparazione prima dei Giochi è importante, per riuscire a trovare il modo per allentare un po’ questa pressione. Sull'aspetto tecnico-tattico non c'è da fare tantissimo, anzi. Però sulla gestione della pressione secondo me bisogna stare attenti. Io l'ho vissuta da giocatore, sapere che devi vincere non è semplice, mi posso aiutare un po' anche con la mia esperienza diretta.”

E proprio questa esperienza diretta può essere un’arma in più per il ct della Francia, che può trasmettere tutta la sua conoscenza di Campione alla squadra:

“Credo che le esperienze siano importanti, no? Questo vale per me che le ho vissute in prima persona, e vale per loro che hanno alle spalle già tre tornei a cinque cerchi, di cui uno vinto. Quindi sanno che cosa li aspetta al Villaggio Olimpico. Penso anche che, e questo non è mai capitato a me, giocare Parigi 2024, in casa, sia un po’ diverso.

“Ho avuto nel club un giocatore, che è Bruninho, un brasiliano che ha vinto i Giochi a Rio 2016, e lui mi ha raccontato che giocare in casa è stato pesante, nonostante fosse una squadra abituata alle pressioni. In questo dobbiamo essere bravi proprio nella gestione: c'è il fattore delle emozioni che è sempre importante, saperle gestire aiuta, come implementare il proprio stato di forma. Il contrario, ti affossa. È anche un po' il bello del mio ruolo. L'allenatore gestisce parte tecnica, tattica, fisica, ma anche quella mentale, che per questo livello è determinante. Stiamo lavorando su questo anche con dei professionisti che non sono legati alla pallavolo, uno strumento esterno in più che abbiamo messo a disposizione della squadra. Non è obbligatorio, ma sbloccare determinate tematiche sblocca il giocatore. È molto interessante e anche complicato questo aspetto.”