Achille Polonara: Parigi 2024 per chiudere un cerchio, "Ora sto bene, sono tornato in campo e voglio godermela" Intervista · Basket
Giocarsi uno scudetto al ritorno in Italia, lottare con i compagni per un posto a Parigi 2024 e poi, chissà, continuare a sognare.
Nulla di scontato, per Achille Polonara.
Nulla, d'altronde, lo è mai stato nella sua carriera, fatta di anni vissuti all'estero per poter festeggiare i successi di una vita, prima di prendere l'aereo per Bologna.
Alla Virtus, l'azzurro sogna di chiudere un cerchio, in una stagione che è iniziata male. Malissimo anzi, dopo aver vinto la Supercoppa Italiana, con quell'annuncio di inizio ottobre: neoplasia testicolare. Un responso da far gelare il sangue, giunto proprio dopo un controllo antidoping effettuato per quella partita lì, quella del suo primo trofeo al rientro in Italia.
"Ho attraversato dei mesi un po' particolari, un po' difficili", racconta Polonara a Olympics.com. "Però per fortuna le cose stanno andando bene, quindi spero solo che sia un brutto ricordo. E ora mi sento bene".
Punto fermo della squadra di Luca Banchi che vuole cucirsi addosso il 17° tricolore e che ai playoff dovrà vedersela con Venezia, al secondo turno, ma anche veterano di una nazionale che a luglio proverà a cercare un posto ai Giochi Olimpici per la seconda edizione di fila.
A Tokyo 2020, senza timore di smentita, la strada l'ha tracciata proprio Polonara, MVP del match decisivo per la qualificazione in casa della Serbia.
A Parigi vuole esserci ancora, da protagonista e da fonte di ispirazione, per chi lotta con lo stesso male che il 33 azzurro - non un numero casuale, ma quello di Larry Bird e Scottie Pippen - è riuscito a superare.
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Achille Polonara, la scoperta del tumore e il sostegno della famiglia · Basket
"Eccolo". Nella lista delle parole da non voler mai sentire, quando si fa un esame medico, sicuramente è tra le peggiori in assoluto.
Anche quando si è preparati, se si parla di tumore, l'impatto non è mai facile con quel momento lì. "Mi ero documentato su internet - ricorda Polonara - diciamo che più o meno me l'ero studiato a casa. Ero pronto e quando ho sentito quella famosa parola, eccolo, una volta appoggiato il macchinario... non l'ho neanche presa troppo male, lì per lì".
Più difficile doverlo dire a casa, alla moglie Erika, con cui ha avuto due figli: Vitoria (con una "t", come la città spagnola in cui ha vinto il primo campionato in carriera col Baskonia) e Achille jr.
"Quando ho detto quello che avevo, è stata un po' una doccia gelata", ammette l'ala della nazionale italiana. "Nessuno ci credeva, avevo detto loro che sarei andato a fare un controllo, non lo pensavano onestamente. Poi io per fortuna in 32 anni non ho mai subito nessun tipo di intervento".
"Loro però sapevano che sarebbe stato importante guardare le cose con ottimismo. Non si sono mai fatti vedere troppo tristi, mi hanno sempre dato un incoraggiamento e ho sempre sentito il loro calore".
Quello della famiglia, sì, ma anche dell'altra famiglia che lo ha "adottato" da quest'estate, ovvero da quando ha deciso di tornare a giocare in Serie A, alla Virtus Bologna: "Devo ringraziare il club, tutto lo staff medico, tutti mi sono stati vicini dal primo giorno".
"Ti passano veramente tanti pensieri brutti in testa, il più brutto naturalmente era 'chissà se tornerò a giocare?', per questo essere tornato al campo da gioco per me era veramente qualcosa di incredibile. Poi dal tifo virtussino ho avvertito un calore incredibile e non solo, perché mi hanno scritto tante persone da tutta Italia e da tutta Europa".
"È stata un'emozione": il ritorno in campo, le lacrime di Pozzecco e il rientro in nazionale di Polonara
La data segnata in rosso sul calendario è quella del 3 dicembre. Contro Tortona, la stessa avversaria che ha inaugurato la corsa ai playoff della Virtus Bologna, dopo aver ripreso ad allenarsi a fine novembre.
È la partita che ha segnato il ritorno in campo di Polonara dopo due mesi di assenza in cui, però, non ha mai smesso di darsi da fare: "Pian piano ho iniziato a lavorare con il preparatore atletico. Col passare dei giorni mi sentivo sempre meglio e quindi cercavo sempre di aggiungere qualcosa nel lavoro fisico, per poi finalmente tornare in campo".
"Non è stata una emozione come la mia prima partita, come il mio esordio in Serie A, ma ecco... diciamo che è stato bello".
Così come è stato bello l'applauso che gli ha tributato il palazzetto di Vitoria per il play-in di Eurolega, vinto da quel Baskonia con cui nel 2020 ha alzato al cielo la Liga, primo di tre campionati messi in bacheca dopo quello del 2022 in Turchia al Fenerbahçe e del 2023 in Lituania con lo Zalgiris.
Più di questo, però, ha avuto un effetto diverso ritrovare la canotta azzurra, per il match di qualificazione ai prossimi Europei contro la Turchia. Non solo per essere tornato in nazionale, né tantomeno per aver iniziato il cammino con una vittoria (87-80 e 9 punti di Polonara), ma per averlo fatto a pochi chilometri da casa: "È stato magnifico e giocavo a Pesaro, dove ho tanti amici, con tanti familiari che mi sono venuti a vedere. Naturalmente è stato ulteriormente emozionante, ulteriormente bello perché ho avuto modo di vedere tante persone che non ho magari modo di vedere spesso".
E ha avuto modo di riabbracciare i compagni d'avventura con l'Italia, i compagni di ogni estate che lo hanno atteso in campo. Uno su tutti, in particolare: "Marco Spissu... è abbastanza scontata diciamo la risposta". Il perché lo spiega senza girarci troppo attorno: "È come un fratello. Mi ha chiamato subito, ha voluto subito sapere come stavo e proprio perché appunto abbiamo un legame fraterno".
Un concetto di fratellanza che da sempre coach Gianmarco Pozzecco vuole inculcare nella testa dei suoi e va detto, ha avuto vita facile, vista la coesione che il gruppo ha mostrato in ogni occasione.
"Mi ha chiamato veramente tre quattro volte a settimana", ricorda Polonara di quei giorni difficili. "So che quando ha saputo la notizia si è messo a piangere - prosegue - mi vuole bene e la cosa naturalmente è corrisposta, poi abbiamo un bel rapporto dei tempi di Sassari, è sempre bello sentirlo ed è sempre bello vederlo".
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Acerbi, Tillie e Polonara: come si torna a giocare dopo la malattia
Aver superato la malattia non vuol dire voltare del tutto pagina. Achille Polonara è una fonte di ispirazione per tante persone, ha fornito la propria testimonianza alla Fondazione Umberto Veronesi sulla ricerca scientifica e raccoglie, ancora oggi, messaggi da parte di chi ha vissuto la sua stessa situazione.
"Quando dovevo affrontare il periodo di chemio, tante persone mi hanno scritto sui vari social diciamo rincuorandomi, dicendo che hanno avuto due figli dopo il mio stesso problema, che tornerà tutto come prima... ho ricevuto tanto affetto e questo mi ha aiutato. Sono contento che tante persone, grazie a questo problema che che ho avuto, hanno fatto ulteriori accertamenti e grazie a questo sono riusciti magari a riconoscere questo problema in tempo".
Ma lui, in quei giorni di dubbi e paure, a chi ha guardato per continuare a scendere in campo? Altri sportivi che, esattamente come lui, hanno dato dimostrazione di potercela fare.
"Avevo letto la storia di di Francesco Acerbi, pure lui è venuto a saperlo tramite un controllo antidoping e aveva questo valore alto, l'hCG, che in teoria deve essere zero o vicino allo zero, ma non era così. E poi un altro cestista francese, Kim Tillie, che ha avuto lo stesso problema l'anno scorso ed è tornato a giocare".
Così come è tornato sul parquet lui, uno che il basket l'ha sempre preso con allegria (il nickname "pupazzo" lo usa pure sui social) e che continua a viverlo con la passione di sempre: "Questa situazione mi ha fatto capire che nel nostro lavoro, siamo dei privilegiati. Perché facciamo quello che ci piace sin da bambini, lo facciamo come fosse un lavoro, però è la nostra passione da sempre".
"Prima poteva capitare di svegliarsi e non avere voglia di fare allenamenti, di fare pesi, di prendere l'aereo, di andare in hotel, di stare lontano dalla famiglia in trasferta... Però è un lavoro che non cambierei con nessun altro. È una passione che ho da dentro sin da quando ero bambino e finché posso vorrei godermela".
L'Italbasket vuole Parigi 2024 e Polonara sogna un'altra impresa: "Già con la Serbia nessuno credeva in noi..."
Finora, di sicuro, Polonara si è goduto ogni istante vissuto sul campo da pallacanestro. Con i club e con l'Italia, di cui è ormai uno riferimento.
È nel gruppo azzurro da quand'era ventenne, ha fatto parte del gruppo sin dagli Europei del 2015 in cui c'erano giocatori già affermati in NBA come Andrea Bargnani, Danilo Gallinari, Gigi Datome e il suo attuale capitano alla Virtus, Marco Belinelli.
"Otto-nove anni fa però non ero una pedina importante come adesso", ammette l'ala classe '91 che agli scorsi Mondiali di basket ha superato il traguardo delle 80 presenze e chissà, con i prossimi impegni, che non metta quota 100 nel mirino a breve.
Tanto passerà dal Torneo di Qualificazione Olimpica a Porto Rico, dove l'Italia cerca l'ultimo posto utile per i Giochi Olimpici di Parigi 2024: "Fondamentalmente siamo una grande famiglia, siamo dei ragazzi che cercano di andare d'accordo in campo e fuori, ci conosciamo bene e naturalmente sappiamo di non essere magari una delle nazionali favorite, che siano gli Europei, i Mondiali o le Olimpiadi. Però siamo sicuramente una nazionale che ti dà tutto in campo e che vuole competere con chiunque. Siamo consapevoli che le altre squadre sono difficili da battere. Non solo la Lituania, magari fai due passi falsi prima e vai a casa".
Ciò non toglie che l'obiettivo primario della nazionale sia solo uno, ovvero riuscire a qualificarsi ai Giochi: "Dopo Tokyo - prosegue Polonara - era già l'obiettivo principale. Ci sono squadre toste, magari ci saranno anche delle assenze per quanto riguarda la nostra nazionale, però sappiamo bene che andremo lì carichi e consapevoli. Anche perché non ci scordiamo che qualche anno fa, in Serbia, nessuno credeva in noi. E alla fine siamo riusciti a qualificarci".
Non una partita come le altre, quella del 4 luglio 2021 a Belgrado, ma una partita rimasta impressa nella storia del basket italiano, che ha riportato gli azzurri ai Giochi dopo 17 anni.
Con Polonara eletto miglior giocatore del match, autore di 22 punti nel 102-95 che ha aperto le porte di Tokyo: "Sono notti indimenticabili, quelle. Forse è stata la partita più importante, sia personalmente che come traguardo".
A Parigi, saranno trascorsi esattamente 20 anni dall'ultima grande impresa Olimpica dell'Italia della pallacanestro, il secondo posto di Atene 2004.
E Polonara, che vent'anni fa era un ragazzino appassionato di basket, ha ancora davanti agli occhi quei momenti: "Ricordi incredibili, c'erano squadre fortissime, da cui sono usciti campioni devastanti. Mi ricordo ancora l'amichevole della vita con gli Stati Uniti, mi ricordo l'argento ad Atene. Delle emozioni assurde".
"Erano i momenti in cui speravo un giorno indossare la maglia azzurra", conclude: "E per fortuna così è stato".