Basketball Hall of Fame: chi sono gli italiani che ne fanno parte?

Giocatori di basket Campioni d'Europa, medaglie Olimpiche... e l'inventore della regola dei 24 secondi: sono in cinque a rappresentare l'Italia nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame tra atleti, allenatori e personalità che hanno reso grande questo sport. Scopri tutti i componenti italiani e quelli di origine italiana nella lista delle leggende della pallacanestro mondiale.

9 minDi Benedetto Giardina
Dino Meneghin
(Italbasket/Ciamillo)

La Naismith Memorial Basketball Hall of Fame apre le porte a 12 nuovi ingressi tra le leggende della pallacanestro mondiale.

Un elenco di nomi che hanno reso spettacolare il basket, tra giocatori, allenatori e altre personalità che hanno contribuito alla crescita planetaria del gioco.

Tra questi, non mancano gli italiani: da quelli che si sono fatti valere sul parquet a quelli che hanno fatto la storia in panchina, passando per chi ha cambiato il volto alla pallacanestro... senza mai essere giocatore, né allenatore.

Scopri di seguito chi rappresenta l'Italia nella Hall of Fame del basket internazionale.

Naismith Basketball Hall of Fame: gli italiani in lista

  • Danny Biasone

Lakers contro Pistons, 18-19. È il risultato del primo quarto? No: è il risultato finale. Riuscireste a immaginare qualcosa del genere oggi? Impossibile. Merito di Daniel "Danny" Biasone da Miglianico (CH), emigrato appena undicenne negli USA e gestore di una sala da bowling a Syracuse. Letteralmente l'uomo che introdusse la regola dei 24 secondi nel basket.

Era il 22 novembre 1950 e la NBA non era ancora quella che conosciamo. I Lakers, infatti, erano a Minneapolis, mentre i Pistons erano la franchigia di Fort Wayne... che ad un certo punto, decise di non tirare più. Tattica strana, se vista con gli occhi di chi vive la pallacanestro attuale.

Contro i Lakers Campioni in carica (che vantavano in organico dei futuri Hall of Famer come George Mikan, Vern Mikkelsen, Jim Pollard e Slater Martin), coach Murray Mendenhal ordinò ai suoi di tenere palla quanto più a lungo possibile. Risultato: 18 tiri per i padroni di casa e 13 per i Pistons, che riuscirono però a vincere tra i fischi del pubblico.

Fu così che Biasone, proprietario dei Syracuse Nationals, spinse insieme al general manager Leo Ferris per l'adozione di una nuova regola, basandosi sulla matematica: partendo dai secondi effettivi di gioco (2.880) e tenendo conto di una media di 120 tiri a partita, si stabilì che un'azione dovesse durare 24 secondi (2.880÷120, per l'appunto).

La norma verrà introdotta nel 1954, ma se oggi non vediamo più partite che terminano 18-19, nemmeno a livello amatoriale, è grazie a lui.

  • Dino Meneghin

Se si parla di basket giocato, la pallacanestro italiana dovrà essere grata in eterno a Dino Meneghin.

Quando ancora l'NBA era una miraggio per i giocatori d'Oltreoceano, il suo nome aveva già varcato le sponde degli Stati Uniti. Senza mai giocare nei campi americani, ma venendo scelto al draft del 1970: 182ª chiamata per gli Atlanta Hawks (sì, ai tempi si arrivava ben oltre il decimo giro). Il primo italiano selezionato da una franchigia NBA.

Il palmares del Gigante di Alano di Piave parla da sé: oro Europeo nel 1983 dopo i bronzi del 1971 e del 1975, argento Olimpico nel 1980, 12 volte campione d'Italia con Varese (7) e Milano (5), 7 volte campione d'Europa per club - record assoluto, 3 volte vincitore della Coppa Intercontinentale, 2 Coppe delle Coppe e una Coppa Korac.

Ma se non bastassero i numeri a spiegare la grandezza di Meneghin nello sport italiano, allora lasciatevelo dire da Bob McAdoo, che nel 2003 tenne il discorso di introduzione nella Hall of Fame per SuperDino: "Ho giocato con Nate Archibald, Kareem Abdul-Jabbar, Magic Johnson, James Worthy, Moses Malone, Charles Barkley e Julius Erving. Dino Meneghin certamente appartiene a questa categoria".

  • Sandro Gamba

Il 25 aprile 1945 è una data che ha segnato l'Italia. Ed è anche una data che ha segnato Sandro Gamba. Perché mentre il Paese veniva liberato dall'occupazione nazifascista, l'allora 13enne si trovava in strada e finì coinvolto, suo malgrado, in uno scontro a fuoco, riportando una grave ferita alla mano.

Può mai iniziare da qui la storia di una leggenda del basket?

Sì, perché è proprio con la palla che Gamba riacquistò la totale funzionalità della mano, diventando 10 volte campione d'Italia con Milano. Perché la sua pallacanestro, prima che dalle mani, è sempre partita dalla testa. Il mondo lo capirà quando diventerà allenatore, qualche anno più tardi.

Gamba parte da Milano, però è a Varese che si consacra. Alla prima stagione è subito scudetto, nel 1974, seguito da due trionfi consecutivi in Coppa del Campioni (1975 e 1976) e da un altro titolo di campione d'Italia nel 1977.

Nel 1979 prende le redini della Nazionale e in un solo anno la trasforma. Perché nella sua gestione non c'è solo l'argento Olimpico del 1980, ma anche l'Europeo del 1983, con altri due podi continentali nel 1985 (bronzo) e nel 1991 (argento). Una crescita esponenziale che ha portato gli azzurri a diventare una grande storica del basket continentale.

  • Cesare Rubini

Ai Giochi Olimpici del 1980, quelli in cui l'Italia di Gamba ottenne la medaglia d'argento, c'era anche Cesare Rubini.

Un caso più unico che raro, il suo, nello sport italiano. Nel 1945 è capitano della nazionale italiana di basket, ma ha un altro grande amore: la pallanuoto. E nel 1947 si ritrova con due convocazioni azzurre in due sport diversi. Deve scegliere e diventa la stella del Settebello, oro Olimpico a Londra 1948 (e bronzo a Helsinki 1952) nonché campione d'Europa nel 1947.

Questo però non lo distoglie dalla pallacanestro. Da giocatore-allenatore di Milano vince cinque scudetti di fila, dal 1950 al 1954. Poi nel 1957 diventa coach a tempo pieno e di scudetti ne vince nove (tre dei quali con Gamba come vice), passando poi ad un ruolo dirigenziale per la Federazione Italiana Pallacanestro. È in questa veste che partecipa alla spedizione Olimpica del 1980, chiusa con l'argento al collo.

È stato l'uomo che ha posto le basi per l'exploit italiano nel basket internazionale. Per questo, nel 1994, è stato inserito nella Naismith Hall of Fame. Sei anni dopo, è entrato anche nella International Swimming Hall of Fame. Ad oggi, l'unico italiano a ricevere tale onore in due diverse discipline.

  • Geno Auriemma

L'Italia l'ha conosciuta nei suoi primi sette anni di vita. È però negli Stati Uniti che Luigi "Geno" Auriemma da Montella (AV) è diventato leggenda.

Emigrato con la famiglia in Pennsylvania, Auriemma è dal 1985 head coach della squadra di basket femminile di UConn. Dieci anni dopo il suo insediamento, vince il primo titolo NCAA senza subire nemmeno una sconfitta. È solo l'inizio.

Di titoli universitari ne arriveranno altri 10, con due threepeat tra il 2002 e il 2004, e tra il 2014 e il 2016. Di stagioni senza mai perdere partite, le sue Huskies ne collezioneranno in tutto sei. Nel 2006, quando è ancora a metà strada (cinque titoli NCAA e due stagioni a zero sconfitte) entra nella Hall of Fame. E ancora non ha finito di vincere.

La sua influenza sul basket femminile è tale che nel 2009 viene scelto per allenare la nazionale degli Stati Uniti. Ai Giochi di Londra 2012, la guida alla vittoria del torneo, ottenendo il primo dei due ori Olimpici conquistati in carriera da head coach, seguito da quello di Rio 2016, oltre a quello di Sydney 2000 vinto da assistente.

Basket • Italiani nella Hall of Fame, chi può essere il prossimo?

Basta leggere l'elenco dei componenti della Naismith Memorial Basketball Hall of Fame per trovare tante leggende della pallacanestro di origini italiane.

Al di là dei cinque che in Italia ci sono nati e ci hanno vissuto, i cognomi di molti sono eloquenti: Dick Bavetta, John Calipari, Lou Carnesecca, Ben Carnevale, Al Cervi, Jerry Colangelo, Forrest DeBernardi, Tom Izzo, Hank Luisetti, Rick Pitino e il neoentrato Jim Valvano provengono tutti da famiglie italiane.

Provando invece a guardare al futuro, chi potrebbe entrare nella Hall of Fame tra gli italiani attualmente in attività? Difficile da prevedere, ma se c'è qualcuno che può avere una chance, si trova in panchina.

Sergio Scariolo e Ettore Messina: due carriere da Hall of Fame?

Sergio Scariolo nel 2019 ha vinto un titolo NBA come assistente di Nick Nurse alla guida dei Toronto Raptors, mettendo così in bacheca un ulteriore trofeo da aggiungere al Mondiale vinto nello stesso anno con la Spagna, ai quattro Europei (2009, 2011, 2015 e 2022) ottenuti sempre con la Roja che ha guidato anche ai Giochi Olimpici di Londra 2012 (argento) e Rio 2016 (bronzo), senza contare i tre titoli nazionali ottenuti con Pesaro, Malaga e Real Madrid.

Le competizioni europee, invece, hanno resto grande Ettore Messina, che ai cinque scudetti (con Virtus Bologna, Treviso e Milano) e ai sei titoli russi aggiunge quattro vittorie in Euroleague.

In NBA, Messina ha fatto parte dello staff di Mike Brown ai Los Angeles Lakers nel 2011/12 e, dal 2014 al 2019, è stato assistente ai San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Un gigante del basket mondiale, oro Olimpico con gli Stati Uniti a Tokyo 2020, che nella Hall of Fame ci entrerà proprio quest'anno.

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