Andrea Giani si racconta: comunicazione e passione, le carte vincenti da ct della Francia ai Giochi di casa · Intervista esclusiva - Seconda parte

Di Benedetta Acri e Nicolas Kohlhuber
10 min|
Andrea Giani after France/Japan at the 2022 Volleyball World Championships
Foto di Volleyball World

Francia - Italia è da sempre un match dal sapore particolare, non importa quale sia lo sport.

Le due squadre nazionali si sfideranno ancora una volta nella pallavolo maschile. Giovedì 6 giugno alle 2:00 ora italiana, nella seconda settimana di partite della Volleyball Nations League 2024, gli azzurri e les bleus scenderanno in campo, guidati da due ct italiani, ex compagni di squadra e amici: Ferdinando De Giorgi per l’Italia e Andrea Giani per la Francia.

Giani è uno storico giocatore della selezione italiana, con la quale ha vinto due argenti (ad Atlanta 1996 e Atene 2004) e un bronzo (a Sydney 2000) Olimpici, tre titoli mondiali consecutivi (1990 e 1994 con allenatore Julio Velasco, 1998 con ct Bebeto), quattro Campionati europei (nel 1993, 1995, 1999 e 2003) e ben sette World League.

Il suo record di presenze in maglia azzurra (474) è stato anche il primato assoluto di partite con la nazionale italiana nei principali sport di squadra, prima di essere superato dalla collega Eleonora Lo Bianco.

Inoltre, con Andrea Gardini, Lorenzo Bernardi, Samuele Papi e Andrea Zorzi, Giani è fra i pallavolisti italiani inclusi nella Volleyball Hall of Fame.

L’allenatore della nazionale francese ha parlato in un’intervista esclusiva con Olympics.com del suo ruolo di commissario tecnico di una delle selezioni più forti nella pallavolo maschile mondiale, ruolo che detiene dal 2022, e con la quale ha conquistato subito la VNL 2022 a Bologna. Ora il suo obiettivo principale sono i Giochi Olimpici casalinghi di Parigi 2024, a cui la Francia è già qualificata in quanto Paese ospitante.

Andrea Giani e l'importanza della comunicazione per un allenatore · Pallavolo

L’aiuto dal punto di vista emotivo e psicologico non è solo sfruttato dai giocatori, ma anche dall’allenatore.

Per Giani non è stato facile e immediato il passaggio da un ruolo all’altro, infatti racconta che “In questi anni, soprattutto quando ho iniziato ad allenare, questi professionisti del settore mi hanno aiutato a capire il meccanismo della comunicazione, che non è poco. Quando tu giochi, utilizzi la tua tecnica, utilizzi la palla come strumento per fare i punti. L'allenatore può avere esperienza, ma l'unico strumento che ha è la comunicazione. Sbagli nel comunicare, ed è un disastro. Questa è stata forse all'inizio la parte un po' più difficile da apprendere per me, quando sono diventato allenatore. Però, devo dire che alla fine è quello strumento che ti rendi conto ti aiuta in tutti i percorsi.

“Lo dico in maniera non arrogante, però a volte l'allenatore è quasi inutile durante le partite, perché obiettivamente l'attore è il giocatore, chi comanda è il giocatore in quel momento. L’allenatore è determinante nella programmazione della preparazione, nel costruire il percorso di un giocatore, però la partita di per sé è molto diversa. L'aspetto dell'adrenalina è solo del giocatore. Un allenatore ha veramente un altro modo di approcciare la partita, che è proprio il momento dell'atleta. Mentre la settimana è il momento dell'allenatore. Sono due fasi diverse.”

Un approccio da ct maturato da Giani anche grazie alla sua esperienza da giocatore: un mix che lo aiuta a creare uno stile di coaching personale.

“Tante volte anche in partita sono sereno, sono tranquillo, perché il giocatore quando ti guarda deve acquisire la tua serenità. Se tu sei nervoso, il giocatore è nervoso. Penso di poter aiutare meglio gli atleti così.

“Partecipo alla partita, a bordo campo, e seguo l'azione. Esulto con l'atleta quando fa il punto e lì c'è uno scambio di energia. Però io credo che la comunicazione di per sé deve essere fatta su un piano diverso. Perché se tu entri nel meccanismo dell'agonismo del giocatore, dopo anche tu sei in confusione, e l'allenatore non deve essere mai confuso. Vale per i giocatori, ma vale anche per il mio staff in panchina. Quando perdono le staffe per le chiamate arbitrali, mi giro e li zittisco tutti. Perché credo che gli atleti in campo sentano il nervosismo.

"Inoltre, per un allenatore il rispetto è determinante. Se il giocatore o una squadra segue le dinamiche che consiglia e costruisce l'allenatore, allora lì si crea un meccanismo per cui, a volte, anche solo un gesto dice tutto. Ti guarda un giocatore, tu fai un movimento con la testa, con le mani, e lui capisce al volo quello che gli vuoi dire.”

Un’ulteriore conferma che l’intesa tra squadra e allenatore sia importantissima per la conquista di risultati positivi, un aspetto che deve essere coltivato e perfezionato.

La squadra deve giocare secondo l'idea dell'allenatore – Andrea Giani

Le esperienze all’estero per “imparare la cultura sportiva di una nazione”: il punto di vista di Andrea Giani · Volley maschile

Riuscire a comprendersi e comunicare nel modo corretto non è sempre così semplice, soprattutto quando le nazionalità di allenatore e pallavolisti sono diverse.

“Io sono il coach di squadre nazionali dal 2015 – spiega Giani –. Ho allenato la Slovenia, per due anni, poi sono andato in Germania, per cinque, e ora sono con la Francia dal 2022. La maggior parte dei giocatori delle squadre più forti passano in Italia e nella pallavolo la lingua tecnica è l'italiano. Ho avuto la fortuna, sia in Slovenia, che in Germania e in Francia, di avere tanti giocatori che parlano veramente molto bene l'italiano, quindi a livello comunicativo sono diretto. Parlano tutti inglese, con lo staff. E devo dire che io parlo poco francese, ma comprendo quasi tutto. Le chiacchiere con lo staff sono tutte in francese, parliamo a tavola solo in francese, poi se c'è qualcosa che non capisco li fermo.

“Il punto, però, è proprio assimilare il modo. Io credo che la differenza nell’allenare atleti di un altro Paese non sia tecnica: il punto è imparare la cultura sportiva di quella nazione. Se non la impari, non entri nelle dinamiche della tua squadra”

Prosegue Giani: “È tutto diverso: l'alimentazione, il modo proprio di vivere la colazione, il tempo libero. Sono dinamiche differenti che ci sono tra Paese e Paese, la struttura sociale e quella sportiva sono diverse. Non porto tutta la mia esperienza e italianità, non la trasferisco all'interno del gruppo, ma sono io che apprendo da loro. Una volta iniziato a capire i meccanismi, allora iniziamo a mescolare le esperienze. Gli ingredienti per vincere cambiano e sono sempre diversi, è l’allenatore che deve capire quali utilizzare: anche all’interno dello stesso gruppo, da un anno all’altro, cambiano le dinamiche. Se non hai una mente molto aperta nascono i conflitti. In questo le esperienze che ho fatto prima sono state formative.”

Nonostante queste differenze, non è stato difficile per Giani adattarsi alla squadra francese, “perché intanto avevo allenato già diversi di questi giocatori nei club. A me piace molto relazionarmi con le persone: parlo con gli altri allenatori, con gli atleti. È un'interazione, uno scambio di opinioni. La maggior parte degli allenatori e degli staff sono veramente molto aperti, un aspetto del nostro sport che mi piace molto. Molti sono ex giocatori, compagni di squadra o avversari, sono amici. E questo aiuta a entrare in un sistema diverso: ci vuole un po’ di tempo per capire alcuni meccanismi, soprattutto quelli della federazione, dei dirigenti, le strutture a disposizione per allenare. Però se interagisci bene anche con gli atleti, con il tuo staff, tutto si accelera. Il periodo iniziale è molto importante perché mette il primo mattone nella struttura. Sono molto contento di quello che ho trovato e di quello che abbiamo fatto.”

Un italiano ct della Francia di pallavolo: cosa significa per Andrea Giani

Il gruppo di giocatori convocati in nazionale cambia da una stagione all’altra, da un torneo all’altro, in base agli impegni stagionali, al rendimento, agli infortuni.

Uno dei punti di forza di Giani come allenatore è quello di riuscire a creare la giusta amalgama tra pallavolisti più di esperienza, le vecchie guardie, ed individualità più giovani, più fresche.

“Devi far comprendere che se vuoi far crescere tutto un gruppo, le responsabilità devono essere di tutti gli elementi – sottolinea Giani –. Se tu fai giocare sempre gli stessi, poi la responsabilità del gioco è solo di quei giocatori. Se invece tu vuoi che un gruppo sia solido, le responsabilità si devono dividere perché ci sono dei momenti in cui entrano i giocatori dalla panchina e devono essere pronti, stimolati. Si creano anche ruoli: ci sono i titolari, ma sono importanti anche le riserve che entrano spesso e sono determinanti per l'esito delle partite.”

La decisione di Giani di andare ad allenare la Francia non è stata accolta positivamente da tutti, soprattutto in Italia:

“Proprio perché ho preso in mano la Francia, quindi una squadra antagonista dell'Italia in termini di podi, qualcuno mi hanno tacciato di essere un ‘traditore della patria’. Intanto, non è essere ‘traditore della patria’, anzi è un qualcosa che tu dai alla patria in più, perché è un valore che ti porti dietro.

“È chiaro che oggi si vive dove i social sono molto presenti in quello che fai e, secondo me, alcuni di quelli che scrivono non comprendono appieno che cos'è la lealtà sportiva, il principio sportivo, quello che tu hai fatto e che continui a fare per il tuo Paese – spiega Giani –. Però non si può cambiare tutti, bisogna saper accettare alcune cose.

“Questo è per me lavoro da una parte e passione dall'altra. Se c'è una cosa che mi riconoscono anche gli atleti, è che quando entro in palestra dispenso benzina per tutti. Perché mi piace proprio tanto e lo faccio con il cuore.

“Io dico sempre che nel momento in cui l'arbitro fischia la battuta, tu sei l'allenatore della tua squadra, non puoi essere allenatore di nessun altro, deve essere un segnale forte. Altrimenti, non saresti mai credibile. Certo è che quando suona l'inno, dentro scatta qualcosa, perché è la tua nazione. Poi sono felice se vinciamo. Punto. E se perdiamo brucia, perché siamo stati sconfitti, come succedeva sempre da giocatore. Non mi piace perdere. Però riconosco il valore del gioco della squadra avversaria. Chiaro è che se devo perdere preferisco perdere con l'Italia che con un'altra squadra.”

E su questo punto, vedremo come andrà lo scontro diretto tra Francia e Italia nella VNL 2024…