Giordana Sorrentino, il Caterpillar della boxe italiana che non si accontenta di arrivare a Parigi 2024: "A questi Giochi voglio fare la storia" | Intervista esclusiva

Di Benedetto Giardina
6 min|
Giordana Sorrentino
Foto di EG2023 Krakow-Malopolska

Ha avuto un assaggio di ciò che sono i Giochi Olimpici a Tokyo. È a Parigi, però, che Giordana Sorrentino vuole mostrare a tutti di che pasta è fatta.

È il sogno di trovarsi al Roland Garros per una medaglia ad alimentare il fuoco della pugile che compirà 24 anni il 27 aprile, il Caterpillar della boxe italiana.

“Questo soprannome me l’ha dato papà quando avevo 13 anni e ho iniziato a fare boxe”, racconta l’azzurra a Olympics.com. “Ero un po’ paffutella, ho fatto il primo match a 60kg, dieci chili sopra la mia categoria attuale. E il mio motto era andare avanti, senza fare un passo indietro”.

È andata avanti, eccome. È andata talmente avanti da avere già davanti a sé l’obiettivo più grande, quello di una medaglia Olimpica.

“È normale che quando uno realizza il sogno di andare ad un’Olimpiade non va per partecipare, uno va per vincerle. Quindi la mia aspettativa è la medaglia più preziosa, poi è normale che se ci capita un argento o un bronzo non lo buttiamo via”.

Parigi 2024, un obiettivo che parte da Tokyo 2020 per Giordana Sorrentino

Essere a Tokyo 2020 è un conto. Essere a Parigi 2024, è tutta un’altra cosa. Specie nella boxe.

C’è chi si isola, salendo sul ring. C’è invece chi si esalta ad avere il sostegno pubblico o nel trovare un ambiente caldo ad accogliere gli incontri.

E per Giordana Sorrentino, oltre a questo, c’è una motivazione in più per alimentare l’attesa verso il viaggio in Francia.

“È un sogno che si è realizzato. Questa Olimpiade me l’ero già segnata quando sono scesa dagli scalini di Tokyo”.

Sperava in un risultato migliore già in Giappone, la 23enne romana. Ma non appena ha perso la chance di salire sul podio, ha subito fissato l’obiettivo successivo: “Ho detto no, qui ok, non è andata come doveva andare, ma alle prossime facciamo la storia”.

Una strada che le si è aperta davanti in Polonia, ai Giochi Europei 2023, con il bronzo della classe 57kg che le è valso una quota Olimpica per Parigi.

“Quando stai sul ring non sai mai se stai vincendo o no. Guardavo i miei tecnici e loro mi dicevano di stare tranquilla. Quando mi hanno alzato la mano… un’emozione che non si può spiegare”.

Giordana Sorrentino bronzo ai Giochi Europei 2023

Foto di EG2023 Krakow-Malopolska

Sorrentino, in squadra come una grande famiglia: il legame con Irma Testa, l'esordio da pro e la passione per i kart

Parallelamente al sogno Olimpico, Sorrentino è riuscita a realizzarne un altro, sempre sul ring. Lo scorso 29 ottobre, nella “sua” Fiumicino, ha fatto l’esordio professionistico.

Un debutto da vero… Caterpillar: vittoria per ko in due riprese sulla serba Nevena Markovic.

A sostenerla, prima e dopo l’incontro, le sue “sorelle”, come lei stessa le ha definite, ovvero Irma Testa e Sirine Charaabi.

“Ormai noi siamo una famiglia”, racconta. “Viviamo 20 giorni al mese insieme in ritiro, viviamo la quotidianità, gli allenamenti, fuori dalla palestra, l’hotel… Stiamo sempre insieme, quindi è normale che diventiamo un’unica cosa”.
Un legame che va ben al di là dello sport e del pugilato: “Da pochi mesi abbiamo scoperto una nuova passione, sia io che Irma ad Assisi nel tempo libero ci divertiamo ad andare a gareggiare tra di noi con i kart. Anche lì faccio di tutto per arrivare prima”.

Competitività a parte, è inevitabile che la vicinanza del bronzo Olimpico di Tokyo 2020 sia uno stimolo.

“Non ho avuto grandi fonti di ispirazione. Ma da quando mi sono legata a Irma, seguo tanto lei”.

Per il resto, c’è una squadra da cui imparare sempre qualcosa. E per cui tifare quando non si combatte: “Devo dire la verità, quando combatte un mio compagno sento più ansia di quando combatto io. Muoio perché so che non posso aiutarli”.

Giordana Sorrentino: come gestire l'ansia sul ring · Boxe

“Io quando combatto non ho ansia”. Quello che può sembrare un punto di forza, però, può diventare un problema.

L’ha provato sulla sua pelle, Giordana Sorrentino, imparando a gestire anche questo aspetto.

“Prima delle scorse Olimpiadi abbiamo fatto un percorso con un mental coach e si è focalizzato proprio su di me, siamo stati molto tempo a parlare insieme perché io ho proprio questo problema: io prima di salire sul ring non ho ansia. E mi ero spaventata”.

“Mi chiedevo perché, tu devi salire lì sopra e divertirti. Invece un pochino di ansia ti serve, perché se no sembra che stia facendo una seduta di guanti… e non è giusto”.

Infatti, in questo modo, è cambiato qualcosa anche nella vita di tutti i giorni: “Fuori dal ring io sono molto fredda. Anzi, cerco di nascondere tanto le mie emozioni. Mi ha aiutato molto anche ad esprimerle”.

Di certo, l’ansia non sale al pensiero di Parigi e di un ritorno su un ring a cinque cerchi: “Per ora ancora non c’è ansia, devo dire la verità, ancora la vedo abbastanza lontana. Però se ci penso dico, cavolo, ci siamo”.

L'era dorata della boxe femminile italiana: "Per le bambine sono un idolo"

A Parigi 2024, la boxe femminile italiana ha già la certezza di presentarsi con cinque pugili.

Giordana Sorrentino, insieme a Irma Testa, è stata tra le prime a prendere la quota Olimpica. Poi, nel Torneo di Qualificazione Mondiale di Busto Arsizio, è toccato ad Angela Carini, Sirine Charaabi e Angela Mesiano.

Per un movimento che ha portato la prima atleta ai Giochi nel 2016, non è solo un risultato enorme: è la riprova di una crescita continua. Sin dalle più giovani.

“Sento che inizia a muoversi qualche cosa sotto, mi fermano tantissime bambine e mi dicono tu sei il mio idolo, io voglio diventare come te. Questa cosa mi riempie di felicità e di orgoglio.

La percezione del pugilato è diversa rispetto a qualche anno fa. E l’esperienza di Sorrentino insegna quanta influenza abbiano le donne in questa disciplina: “Praticavo pattinaggio artistico dall’età di 5 anni, poi per un infortunio a 13 anni ho dovuto smettere. Mia mamma mi ha detto, visto che mio fratello era già un pugile agonista, perché non provare? E da quel momento non ho più tolto un guantone. Qualsiasi scelta facessi, c’era sempre mia mamma dietro”.

La boxe non è violenza - conclude - molte volte si fanno più male in altri sport, come nel calcio...se fai caso quando colpiscono di testa, a quanta velocità va quel pallone? Se sei bravo, i colpi non li prendi. Non è uno sport violento”.