Vigor, "mamma-aquila", Velasco e la Roma: ritratto di famiglia di Alessandro Bovolenta
"La pressione è un privilegio" per Bovolenta jr., il maggiore dei figli del compianto Vigor, medaglia d'argento Olimpica, protagonista della leggendaria "Generazione di fenomeni" e vittima di un attacco cardiaco dopo un match, scomparso una decina di anni fa. Alessandro Bovolenta oggi ha 18 anni e ha parlato con Olympics.com di famiglia e di pallavolo.
Bovolenta è un cognome che suscita moltissime emozioni tra le appassionate e gli appassionati italiani di pallavolo.
Vigor Bovolenta è stato un pilastro della più grande squadra maschile azzurra - conosciuta come "la Generazione di fenomeni" - e ha vinto l'argento Olimpico sotto la guida di Julio Velasco ad Atlanta 1996.
Nel marzo 2012, quattro anni dopo la fine della sua carriera internazionale, Bovolenta è morto per un arresto cardiaco causato da una forma di coronaropatia, in seguito a un malore durante una partita del campionato italiano di B2. Aveva 37 anni.
La moglie Federica Lisi, anche lei giocatrice di volley nel giro della nazionale azzurra, avrebbe scoperto di essere incinta del quinto figlio due settimane dopo la morte del marito. Alessandro Bovolenta, il primogenito, all'epoca aveva solo sette anni.
Il maggiore dei fratelli Bovolenta, dopo un primo approccio al calcio come portiere, è passato allo sport in cui eccellevano i suoi genitori.
Oggi, a 18 anni, è maturo e sembra destinato a seguire le orme del padre, in fatto di successi.
Nato a Roma ma cresciuto a Ravenna, Alessandro è stato eletto MVP ai Campionati Europei U20 vinti a settembre dall'Italia davanti ai propri tifosi.
Questo successo è arrivato mesi dopo che lo schiacciatore di 2,05 m di altezza aveva fatto il suo debutto in Superlega con il Ravenna Porto Robur Costa - il club in cui suo padre ha ottenuto i primi grandi successi - la scorsa stagione.
Alessandro Bovolenta: da portiere a prodigio della pallavolo
Vigor Bovolenta ha giocato per l'Italia dal 1995 al 2008, vincendo quattro World League, due titoli europei, un Mondiale e un argento Olimpico.
Ha vinto anche il Campionato del mondo per club del 1991, con il Ravenna, e ha conquistato tre corone europee consecutive di Champions League (1992-94).
Lisi ha concluso la sua carriera sportiva con l'arrivo di Alessandro, ma lui ribadisce di non essersi mai sentito costretto a seguire le orme dei suoi genitori nella pallavolo.
Ha dichiarato a Olympics.com: "Nessuna pressione. Mamma ci ha sempre detto: 'Fate quello che volete'. C'è sempre stata libertà. Se c'erano degli 'obblighi' mi diceva: 'Guarda, almeno fai qualcosa, fai uno sport', ma quello in ogni caso lo avrei fatto comunque".
"Quando ero più giovane, non seguivo molto la pallavolo. Non mi interessava. Guardavo i miei compagni di scuola che giocavano a calcio. Ho iniziato in difesa, poi ho provato come portiere e andavo bene. Avevo 11 anni. Ma faceva spesso freddo durante gli allenamenti...
"Come portiere, ti arriva un tiro ogni 10 minuti. Devi stare lì al freddo in inverno, e poi torni a casa e sei congelato. É bello stare con gli amici, ok... ma poi ho preso un'altra strada.
"All'improvviso sono cresciuto di altezza e ho pensato: 'Proviamo a giocare a pallavolo'. Ed è andata bene. Mi diverto ancora, in allenamento, in partita, mi trovo bene con i miei compagni di squadra, quindi va bene così".
Alessandro Bovolenta: il volley nel DNA
Il resto dei fratelli ha seguito la stessa strada del maggiore di casa: Arianna (13 anni), le gemelle Aurora e Angelica (11 anni) e Andrea (10 anni) giocano tutti a pallavolo.
Arianna si è recentemente trasferita a Roma per giocare nel Volleyrò Casal de Pazzi B. E, giustamente, Alessandro ha anche scherzato sui suoi fratelli: "Quando cresceranno un po', faremo tutti una bella partita!".
Sulla morte del padre, la prima cosa che dice Alessandro è "ha unito molto di più la nostra famiglia".
"Mamma aveva delle responsabilità in più che però non ha trasferito a me, perché ero comunque un bambino anche se ero il più grande. Eravamo tutti una cosa sola e siamo sempre stati uniti".
Oggi, la famiglia Bovolenta si presenta al completo per seguire Alessandro giocare, con la mamma che lo guarda dagli spalti.
"Si diverte, mi dà consigli.... Mamma mia! È lì, è molto coinvolta, si diverte anche lei. Sì, sì, la vedi lassù in tribuna, in un angolo... come un'aquila, che guarda dall'alto!".
Pur avendo visto solo pochi filmati dei suoi genitori in azione, Alessandro ammette di riconoscere una certa somiglianza rispetto al loro modo di giocare.
"Nei movimenti siamo molto simili... tra mamma e papà siamo praticamente identici!".
Il successo con l'Italia U20: volti nuovi e vecchie conoscenze
Il mitico allenatore di Vigor ad Atlanta 1996, Julio Velasco, sta ora contribuendo a plasmare la carriera di Alessandro come direttore tecnico del settore giovanile della Federazione Italiana di Pallavolo.
L'Italvolley sta vivendo un'epoca semplicemente stellare per ogni genere e categoria, con non meno di 10 trionfi conquistati nei tornei del 2021/22 in tutte le fasce d'età. Tra questi, anche quello della nazionale femminile maggiore trascinata da Paola Egonu in Nations League.
Le squadre U18 e U22 hanno entrambe vinto il titolo europeo, così come le nazionali femminili a livello U18, U20 e U22. Toccava quindi ad Alessandro Bovolenta e all'U20 maschile, arrichire ulteriormente la bacheca di titoli europei juniores davanti al proprio pubblico, in uno degli ultimi eventi internazionali della stagione.
Ha ricordato: "Velasco ci ha detto di non sentirci sotto pressione perché giocavamo in casa. Eppure, la pressione c'era eccome, perché tutti sapevamo di essere gli ultimi 'azzurri' in gara, avendo giocato la finale il 25 settembre. Dopo di noi, rimanevano solo i Mondiali femminili".
Ma come dice il nostro allenatore Matteo Battocchio: 'La pressione è un privilegio'.
E la pressione è diventanta tensione, raggiungendo il climax in un'avvincente finale contro la Polonia.
L'Italia si era portata in vantaggio per 2-0, ma i polacchi erano riusciti a pareggiare i conti, ma il set decisivo è stato vinto perentoriamente dalla squadra di casa, per 15-6.
È stato un grande trionfo, anche se Bovolenta - che si è aggiudicato il premio di MVP - non è riuscito a darsi ai bagordi con i festeggiamenti.
Ha ricordato: "Mi sono sentito molto stanco fisicamente. Sono riuscito a gestire la tensione durante la partita, ma ho lasciato i festeggiamenti in anticipo: sono tornato in albergo, mi sono messo a letto e mi sono svegliato al mattino... con addosso le scarpe, la tuta da ginnastica e la medaglia al collo!
"Mi ci è voluta una settimana per riprendermi. Ho anche dovuto rimandare l'inizio della preparazione stagionale con il mio club, il Ravenna".
Idoli, obiettivi e Giochi Olimpici
Bovolenta rivela che il giocatore di pallavolo che ammira di più è la stella olandese Nimir Abdel-Aziz, mentre i suoi idoli in altri sport sono il calciatore Cristiano Ronaldo e la leggenda del basket Michael Jordan.
"Ronaldo è il primo che prendo come esempio, perché ha una mentalità che va oltre lo sport", spiega il giovane atleta.
Poi però, parlando di calcio non si può non parlare de "la magica": la Roma è la sua squadra del cuore, e se deve citare uno dei suoi idoli "al primo posto non può che esserci lui, Il Capitano", dice da tifoso giallorosso doc, che non ha nemmeno bisogno di menzionare per nome e cognome Francesco Totti.
Connessioni e similitudini tra Velasco e José Mourinho, due allenatori che hanno fatto della comunicazione, pur in maniera diversa, il loro marchio di fabbrica?
"Secondo me Mourinho è un po' più "freddo", ci va un po' più duro, più diretto, invece Velasco è sì duro, dice cose toste ma in modo pacato, te lo fa capire in modo più tranquillo...però forse nel rapporto coi giocatori li vedo più simili, molto diretti tutti e due, quello sì".
Per quanto riguarda gli obiettivi immediati, Bovolenta intende affermarsi in Superlega, anche se potrebbe volerci un po' di tempo, considerato che il Ravenna Porto attualmente milita in Serie B dopo la retrocessione della scorsa stagione.
Al momento non ha nessuna intenzione di trasferirsi all'estero: "Sto bene in Italia. Il campionato migliore è qui, quindi se ci sarà la possibilità di rimanere sarà sicuramente la mia prima scelta. Il mio obiettivo è sicuramente quello di andare in Superlega e di rimanerci. Come dice sempre mio nonno: 'Una cosa è arrivare e un'altra è rimanerci'. Mi piace molto questa frase".
"Il debutto in Superlega è avvenuto un po' casualmente. Quindi rimanere lì e dimostrare il mio valore è un po' più complicato. Questo è l'obiettivo numero uno, poi ci sono la Nazionale maggiore e i Giochi Olimpici".
Parigi 2024 potrebbe arrivare un po' troppo presto per Bovolenta jr., che se chiamato a fare un pronostico dice Polonia e Francia, paese ospitante, considerandole le favorite per l'oro.
In casa, ovviamente, una medaglia Olimpica c'è già, anche se lui l'ha vista per la prima volta solo sei anni fa.
"Stavamo guardando i Giochi di Rio 2016, e io e mamma ci siamo messi a cercare la medaglia di papà. Una volta trovata... mi è sembrata così bella! Poi, qualche giorno dopo, i miei nonni paterni sono venuti a trovarci a casa. Gliela abbiamo mostrata e anche loro ci hanno portato tutte le medaglie di papà. Alla fine ne hanno tenute alcune e noi ne abbiamo conservate due: la Coppa CEV e l'argento Olimpico".
"Ora teniamo la medaglia Olimpica insieme all'oro che ho vinto l'estate scorsa. È bello. La medaglia Olimpica pesa un bel po'....vederla da vicino è impressionante anche perché è fatta benissimo".
"Si può certamente sentire l'emozione che c'è dietro. L'Italia ha perso per due punti in finale e questo fa male. Ma questa medaglia è importante... solo poche persone hanno la fortuna di avere una medaglia Olimpica a casa".
Chissà se nei prossimi anni il giovane Alessandro riuscirà ad aggiungere medaglie di pregiata manifattura alla collezione di famiglia...