Halloween e non solo: quando le maschere scendono in campo nello sport
Protezioni al volto, occhiali, caschi e altro ancora: dal calcio alla pallanuoto, le maschere sono spesso utilizzate dagli atleti dopo un infortunio e in alcuni casi anche come portafortuna. Prima di preparare i travestimenti per la notte più spaventosa dell'anno, scopri su Olympics.com alcuni degli sportivi che hanno dovuto "mascherarsi" per poter scendere in campo.
È la notte di streghe e travestimenti, zucche e balli in maschera: ma le maschere non sono solo una prerogativa di Halloween.
Anche lo sport, spesso e volentieri, mostra i propri protagonisti... mascherati. Per gli infortuni al volto, certo, ma non solo. Perché a volte, la mascherina può essere un portafortuna. Oppure un'esultanza.
Lo vediamo tutte le settimane sui campi di calcio italiani con Victor Osimhen, il bomber del Napoli scudettato che non toglie mai la mascherina. Ma in passato, tante icone dello sport mondiale hanno mostrato la loro versione "mascherata". Anche ai Giochi Olimpici.
Precisi come Zorro o spumeggianti come The Mask, scopri chi ha scritto pagine di storia nel proprio campo mettendo paura agli avversari con una maschera (anche se non di Halloween...).
Matteo Aicardi, la maschera di bronzo a Rio 2016
Pronti, via: in trenta secondi può cambiare tutto, anche ai Giochi Olimpici. E a Rio 2016, è cambiato tanto per Matteo Aicardi.
Il centroboa della nazionale italiana di pallanuoto, nei secondi iniziali del match d'esordio con la Spagna, si è ritrovato costretto ad abbandonare la piscina per un durissimo colpo al volto che gli ha causato la frattura del setto nasale.
Sembrava dovesse restare fuori almeno per tutto il girone di qualificazione. Invece, già alla seconda partita con la Francia, ha messo la calottina... e la mascherina. Nessun timore di nuovi colpi, anzi: con 4 gol ha guidato l'Italia alla vittoria e per tutto il torneo ha giocato con la protezione.
Una cavalcata durata fino alla finale per la medaglia di bronzo, vinta dall'Italia grazie al successo per 12-10 sul Montenegro.
La maschera portafortuna: da Rip Hamilton a Victor Osimhen
Anche la scaramanzia, tante volte, accompagna gli sportivi in ogni evento. Può essere legata a un particolare colore o a dei gesti da fare prima di entrare in campo. Ma in alcuni casi, anche alle maschere per il volto.
Ne sa qualcosa Rip Hamilton, guardia statunitense che nel 2004 ha vinto un titolo NBA con i Detroit Pistons. Il cestista ha costruito tutta la propria immagine sulla mascherina indossata a partire dal 2003, dopo aver subito due fratture al naso (tre in totale contando quella patita nel 2002).
Da allora, in ogni partita, si è sempre presentato con una protezione trasparente sul volto. E nella prima stagione "mascherata", ha guidato i Pistons ad un inatteso titolo NBA contro i Los Angeles Lakers, da miglior marcatore della serie per Detroit con 21.4 punti di media nelle Finals.
È nera, scurissima, la maschera che invece accompagna Victor Osimhen in tutte le sue partite tra Napoli e Nigeria. Anche nel caso del calciatore africano, è iniziato tutto per un infortunio terrificante: frattura dello zigomo e dell'orbita oculare durante un Inter-Napoli del novembre 2021, con due mesi di stop e l'assenza forzata in Coppa d'Africa.
Al rientro, Osimhen ha giocato col volto mascherato. E in Serie A ha messo a segno 9 dei 14 gol stagionali indossando la mascherina, che da allora non ha più tolto, diventando capocannoniere l'anno successivo con 26 gol nella stagione conclusa con la vittoria dello scudetto per il Napoli.
Le maschere del basket: LeBron James, Kobe Bryant e Sue Bird
Quella di Rip Hamilton è senza dubbio una delle maschere più celebri dell'intera storia della pallacanestro. Ma non è certo l'unico ad averla indossata su un campo di basket.
Nel 2014, quando militava nei Miami Heat, LeBron James indossò una maschera nera che contribuì a rendere ancor più "terrificante" la sua presenza in campo, abbinata alla canotta scura della franchigia della Florida: 31 punti nella vittoria casalinga contro i New York Knicks con 13/19 al tiro. Dopo la partita, il compagno di squadra Shane Battier ha detto: "Solo Lebron può rendere cool un naso rotto".
Due anni dopo, la maschera è finita sul volto di Kobe Bryant, per un infortunio al naso. Inizialmente trasparente, la maschera gli causò un notevole disagio: "Mi sentivo come se stessi sudando molto [...] Come se avessi una sauna sul viso... ho bevuto il mio stesso sudore". Il Black Mamba ha così optato per una maschera nera, più flessibile e leggera.
Più recentemente, hanno giocato col volto mascherato anche Joel Embiid, Kyrie Irving, Chris Paul e Russell Westbrook, mentre in passato l'hanno indossata giocatori del calibro di Bill Laimbeer e Wilt Chamberlain.
Iconica, anche in campo femminile, la maschera che ha accompagnato le giocate di una delle più grandi cestiste di sempre: Sue Bird, cinque volte oro Olimpico con la nazionale di basket degli USA, costretta a scendere in campo con una protezione al volto nelle decisiva gara 5 delle semifinali WNBA 2018 per una frattura al naso. Le sue Seattle Storms vinsero, accedendo alle Finals che valsero alla statunitense il terzo dei quattro titoli conquistati in carriera.
Non solo maschere: caschi, mute e altri... travestimenti
Ma chi l'ha detto che per Halloween sia per forza necessario mettere una maschera? Ci si può travestire in tanti altri modi.
Allo stesso modo, nello sport, mica esistono solamente le mascherine per proteggersi. Lo sa bene Petr Cech, ex portiere del Chelsea e da qualche mese reinventatosi portiere di hockey su ghiaccio con gli Oxford City Stars. L'estremo difensore ceco, a causa di una grave frattura cranica, ha giocato dal 2006 col caschetto in testa.
È stata invece una malattia a costringere il calciatore Edgar Davids ad indossare degli occhiali protettivi: un glaucoma, per il quale si è anche sottoposto ad un intervento, ma nonostante ciò ha continuato a giocare con un paio di occhiali divenuti celebri.
Celebre come la muta integrale del cinque volte oro Olimpico Ian Thorpe: il nuotatore australiano, in gara, si presentava con un costume che copriva il proprio corpo dalle caviglie fino ai polsi.