C’era una volta Gustavo Thoeni… il mito del grande sciatore azzurro rivive a 50 anni dal primo trionfo in Coppa

Non solo Tomba. Senza nulla togliere alla leggenda dell’Albertone nazionale – atleta eccelso capace di vincere medaglie Olimpiche e gare di Coppa a raffica –, un suo illustre predecessore fece innamorare per primo gli italiani dello sci: Gustavo Thoeni. A 50 anni (e nel suo 70mo compleanno) dalla sua prima vittoria generale, Olympics.com ripercorre i successi dell'Olimpionico italiano più vincente nella storia della Coppa del Mondo.

6 minDi Michele Weiss
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Gli albori e la prima perla

Correvano anni di magra per lo sci azzurro, che, dopo le imprese Mondiali e Olimpiche del leggendario Zeno Colò nei Cinquanta, non aveva più trovato un campione assoluto. Il maleficio evaporò per merito di un ragazzino esile e timidissimo ma baciato da una classe cristallina, Gustavo Thoeni. Il talento del nativo di Trafoi, sullo Stelvio, si balenò all’improvviso nella Coppa del Mondo 1969/70. Al suo esordio, a soli 19 anni, nel gigante della Val d’Isère, Thoeni trionfò nello stupore generale, rivelando uno stile innovativo che avrebbe fatto innamorare gli italiani.

Quell’anno, Thoeni collezionò 9 podi (con 4 vittorie), vincendo la Coppetta di gigante: dopo un’attesa infinita, l’Italia aveva finalmente il suo campione. L’anno dopo – 1971 – fu quello della definitiva consacrazione, col giovane di Trafoi a sbancare la concorrenza grazie ai 12 podi all’insegna della “legge del 4”: quattro vittorie, quattro secondi posti e quattro terzi, e infliggendo spesso distacchi pesanti agli avversari. Ad Are, Svezia, con la seconda piazza in slalom Thoeni divenne il primo italiano a vincere la Coppa del Mondo di sci, aggiungendo al trionfo anche la coppetta di slalom. Erano gli anni di Russi e Schranz, e nessuno si aspettava che questo taciturno giovanotto sudtirolese, sarebbe diventato il più giovane di sempre a iscrivere il nome nell’albo d’oro della Coppa del Mondo.

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Sapporo 1972, e l’Italia esplode di gioia

L’anno dopo, in Coppa fu un’edizione più combattuta con tanti vincitori diversi. Pur vincendo solo 2 volte, grazie a sette podi Thoeni riconquistò la sfera di cristallo generale (e anche quella del gigante) davanti al francese Duvillard, battuto come l’anno passato. Ma il meglio era in arrivo. Nel febbraio 1972, Sapporo divenne la prima città non europea o nordamericana a ospitare un'edizione dei Giochi Olimpici Invernali, e il giovane Gustavo non patì la pressione, riuscendo a centrare due splendide medaglie: oro in gigante e argento in slalom, dove, con una spericolata seconda manche rimontò dall’ottavo posto parziale (le rimonte sarebbero state un suo marchio di fabbrica!).

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Dai tempi di Colò, uno sciatore azzurro non aveva più rivinto un oro Olimpico, e mai in una disciplina tecnica. Thoeni divenne un mito in Italia, paese che stava scoprendo che la neve e le fredde montagne del nord potevano regalare gioie inattese. Al ritorno fu accolto come una rockstar, dimensione che l’introverso prodigio di Trafoi visse con distacco, senza cambiare carattere e rispondendo sempre a monosillabi alle interviste, divenute poi leggendarie. Gli bastava che a “parlare” sulle piste da sci fossero gambe e cuore. E l’Italia lo amò alla follia.

La Valanga Azzurra

Ma Thoeni non era l’unico azzurro a saper sciare come e meglio dei vari rivali transalpini. Trainata dai suoi successi, una nuova brillante generazione di atleti irruppe nel Circo Bianco, trasformando la lotta per la sfera di cristallo in un affaire tricolore. Nel 1972/73 un altro ragazzino terribile fece il suo esordio, col botto, in Coppa! Proprio come Thoeni due anni prima, il diciottenne Piero Gros, col pettorale n. 45 si piazzò davanti a tutti nel gigante della Val d’Isère, dando il là a una delle rivalità più belle dello sci. Quell’anno Thoeni riuscì ancora a conquistare la Coppa ma il nativo di Sauze d’Oulx, in Piemonte, con due vittorie fece capire che sarebbero stati anni d’oro. Nella stagione successiva emersero anche altri azzurri e il dualismo Thoeni-Gros visse il suo apice, con la coppia a imporsi in tutte o quasi, le gare tecniche.

Alla fine fu il ventenne piemontese a vincere la sua prima e unica Coppa del Mondo davanti all’altoatesino, ma molti altri podi italiani (Radici, Plank in discesa, Anzi, Besson, Schmalz) resero quella stagione irripetibile: era nata una squadra formidabile, la Valanga Azzurra. Ma il capolavoro dell’intera carriera, Thoeni lo mise a segno imponendosi in slalom ai Mondiali di St. Moritz ‘74, in Svizzera, dopo che nella prima manche era solo ottavo a un secondo e mezzo dal leader, il compagno e rivale Gros. Thoeni indovinò una manche spettacolare vincendo la gara tra lo stupore generale. Pochi giorni prima, Thoeni aveva sbancato il gigante diventando il primo italiano dai tempi di Colò a vincere un Mondiale nella disciplina.

Gli ultimi squilli, la Coppa del ’75 e Innsbruck 76

L’anno successivo, Thoeni era deciso a prendersi la rivincita in Coppa, ma Gros partì ancora alla grande rivincendo il gigante inaugurale in Val d’Isère. Nella prima parte della stagione, il giovane valsusino, fisicamente più forte e con un carattere e uno stile più esuberanti del rivale, impose la sua legge ottenendo cinque gare, ma non aveva fatto i conti con la rabbia di Thoeni e col fattore “S”. La sua immensa classe aveva già sbrilluccicato l’anno precedente, ma adesso il giovane svedese Ingemar Stenmark mostrava anche un sangue freddo assoluto. Alla fine Thoeni riuscì a vincere la Coppa (l’ultima della carriera), per soli 5 punti davanti all’astro nascente nordico battendolo in un emozionantissimo parallelo finale – che però conquistò entrambe le coppette di specialità: slalom e gigante. Gros finì al quarto posto. Nel 1975/6 Stenmark demolì definitivamente il mito della Valanga Azzurra, vincendo la sua prima Coppa del Mondo a mani basse. Gros arrivò secondo davanti a Thoeni, e gli azzurri riuscirono comunque a conquistare podi e vittorie ma non abbastanza per insidiare il nuovo fuoriclasse dello sci.

Ma tutti avevano un’idea fissa, essere i migliori alle Olimpiadi di Innsbruck 1976. E mentre il mondo attendeva il nuovo exploit di Stenmark, Gros e Thoni indovinarono una gara perfetta e sbancarono lo slalom: oro e argento per la fantastica prima doppietta Olimpica italiana della storia. A quei tempi, le gare Olimpiche valevano anche come titoli Mondiali, e Thoeni chiuse alla grande trionfando in combinata (titolo valido solo per i Mondiali). Negli anni successivi, la stella di Thoeni venne oscurata dal quella di Stenmark, dominatore incontrastato del Circo Bianco. Dopo un pugno di altre vittorie e podi, il ragazzo timido di Trafoi si ritirò a soli 29 anni riuscendo comunque a partecipare ai Giochi di Lake Placid 1980, dove fu portabandiera azzurro. Thoeni ha chiuso la carriera con un record di 69 podi (24 vittorie) e 4 Coppe del Mondo in bacheca: nessun azzurro è ancora riuscito ad avvicinarsi, neanche Tomba, che nonostante un numero di singole vittorie e podi maggiori (60-88), non ha mai avuto la continuità del predecessore.

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