L'Olimpionico Leandro Ribela ispira i giovani grazie a un progetto sociale di sci in una favela di San Paolo

Ribela, che ha gareggiato nello sci di fondo maschile a Vancouver 2010 e Sochi 2014, è uno dei mentori del progetto sociale "Ski na Rua" a San Paolo. Nonostante operi in un paese tropicale, il progetto è riuscito a formare uno sciatore Olimpico come Victor Santos, che ha partecipato a PyeongChang 2018. Olympics.com racconta la storia di come uno sport invernale influenzi la vita di molti bambini e adolescenti che in Brasile vivono in condizioni precarie.

6 minDi Virgílio Franceschi Neto
Istruttori e studenti del progetto "Ski na Rua" all'Università di San Paolo, Brasile
(Leandro Ribela)

Fu durante un viaggio di famiglia a San Carlos de Bariloche, in Argentina, che il dodicenne Leandro Ribela si innamorò degli sport sulla neve: "Quando ho scoperto la neve, mi sono innamorato. L'ambiente, la neve e lo sci", ha detto.

Iniziò così un percorso che sarebbe poi durato tutta la vita.

Da adolescente, Ribela cercava programmi di scambio di lavoro in Nord America trovando poi opportunità nelle stazioni sciistiche. Il brasiliano riuscì a trovare lavoro in diversi resort negli Stati Uniti e trascorrendo lì le sue vacanze estive - ovvero gli inverni nell'emisfero settentrionale - lavorando, seguendo corsi di formazione, perfezionando le sue abilità negli sport sulla neve e guadagnando le qualifiche necessarie per diventare un istruttore.

"Ero il direttore di una scuola di sci per bambini, ma è stato solo quando avevo 24, 25 anni che ho scoperto il desiderio di gareggiare. Avendo un background di corsa e triathlon, lo sci di fondo è stata una scelta naturale. Alla fine, ho dedicato 10 anni agli sport ad alto livello", ha detto.

Ribela avrebbe poi rappresentato la sua nazione ai Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010 e Sochi 2014. Attualmente lavora come coordinatore Olimpico e Paralimpico della Confederazione Brasiliana Sport della Neve (CBDN).

Due anni prima dei Giochi Invernali 2014, Ribela prese una decisione importante che avrebbe cambiato la vita di molti giovani brasiliani che vivono in condizioni precarie: lanciare il progetto Ski na Rua.

Ribela ha parlato con Olympics.com da Vuokatti, Finlandia, dove attualmente sta lavorando con la squadra Paralimpica Invernale brasiliana.

Da attori non protagonisti a personaggi principali

Come atleta, Ribela girava spesso per le strade e per i viali del campus dell'Università di San Paolo per praticare il ciclismo e il rollerskiing, una variante estiva dello sci di fondo. Durante i suoi allenamenti Ribela vedeva spesso bambini e adolescenti della favela di São Remo che lavoravano come guardiani di auto o consegnavano bottiglie d'acqua ai corridori.

"Questo mi dava fastidio. Credevo che quei bambini e adolescenti potessero usare quello spazio in modo più democratico partecipando ad attività fisiche e interagendo con gli altri", ha detto Ribela. Durante una chiacchierata con il suo amico Alexandre Oliveira, anch'egli triatleta, i due decisero di portare di attrezzatura da skiroll nella zona e lasciarla ai giovani per fargliela provare.

E così, fu piantato il primo seme.

"In un breve periodo di tempo, mi sono reso conto che l'attrezzatura ha avuto un impatto positivo sull'autostima dei bambini", dice Rivela.

Con i bambini sempre più attivi, Ribela e Oliveira hanno capito che si sarebbero dovuti organizzare per fornire ancora più opportunità alla loro comunità locale.

La crescita del progetto

Nel 2012 solo 4 bambini usavano l'attrezzatura da skiroll, ma questo numero crebbe fino a 15 nell'anno successivo. Nel 2014, il gruppo era più che raddoppiato fino ad arrivare a 40. Nel 2015, Ski na Rua venne riconosciuto come progetto sociale: due insegnanti di educazione fisica della regione di São Remo furono assunti per aiutare a lavorare con i bambini.

"È importante che i bambini abbiano esempi positivi intorno a loro. Abbiamo assunto un istruttore che è nato e cresciuto nel quartiere e gli abbiamo dato una borsa di studio completa per studiare educazione fisica. Sta finendo i suoi studi, imparando l'inglese e lavorando con noi al progetto. Ci fa credere che tutto è possibile", ha spiegato. Ribela dice inoltre che il programma sta attualmente aiutando 110 studenti, tra i 6 e i 21 anni, il 30% dei quali sono ragazze.

Ribela capì che Ski na Rua avrebbe dovuto fare di più che far fare semplicemente attività sportive ai bambini. "Gli studenti erano assenti per vari motivi, come per esempio il mal di denti. Non erano mai stati dal dentista. Avevamo bisogno di qualcuno che si occupasse di loro e abbiamo preso un dentista per vedere 40 bambini una volta. Ci siamo strutturati in base alle necessità che avremmo dovuto affrontare".

(2010 Getty Images)

Diffondere la conoscenza è essenziale

Quando gli viene chiesto cosa lo spinge a guidare il progetto, Ribela sorride e dice che la maturità è un grande fattore: "Forse per le esperienze che stiamo vivendo. Niente di tutto questo avrebbe senso per me se non potessi restituire qualcosa agli altri. Praticare sport solo per me, per altri 4 anni e misurare il mio grado di successo in base alle prestazioni non mi bastava. Quello che avevo non poteva rimanere solamente dentro di me", ha evidenziato.

Lavorare nello sport per aiutare e trasformare la realtà di molti lo gratifica molto: "Vedo il cambiamento nelle persone e come lo sport può contribuire a questo, alla crescita personale e sociale. Lo sport è capace di aprire porte e trasformare la vita", analizza Ribela.

Ski na Rua ha persino prodotto un atleta Olimpico, Victor Santos, che ha gareggiato alle Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018. Un motivo di orgoglio per Ribela e per l'intero progetto. Le sfide sono infinite, da quelle finanziarie a quelle operative, ma a poco a poco e con la collaborazione di molti, Ribela gestisce un'agenda piena di impegni tra attività sportive ad alto rendimento (con CBDN) e sport di partecipazione (Ski na Rua).

Un sogno, non un'utopia

I sogni di Leandro Ribela includono la crescita degli sport invernali in Brasile e la conquista di una medaglia brasiliana ai Giochi, siano esse Olimpiadi o Paralimpiadi. Essendo un paese quasi interamente tropicale, il sogno di una medaglia in uno sport invernale può essere talvolta confuso con qualcosa di utopico.

Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano cercò una volta di spiegare cosa fosse l'utopia: "L'utopia è all'orizzonte. Mi avvicino a dieci passi e l'orizzonte corre dieci passi. A cosa serve un'utopia? A questo: a non smettere di camminare".

Ma Ribela non ha paura del viaggio. Sa che è un lungo cammino, ma l'esperienza gli ha insegnato che la cosa più importante è essere felici. "Oggi mi sento estremamente felice e utile grazie al mio lavoro. Continuo con la stessa passione. Ogni volta che vedo la neve provo la stessa emozione che ho provato quando avevo 12 anni, a Bariloche, quando la vidi per la prima volta".

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