Philippe Mairesse, designer della mascotte di Albertville 1992: “Una mascotte deve emozionare”

In occasione della presentazione della mascotte di Parigi 2024, Olympics.com ha parlato con Philippe Mairesse, il designer di Magique, la mascotte di Albertville 1992, per sapere come ha creato il famoso folletto e conoscere gli aspetti più importanti di una mascotte Olimpica.

4 minDi Guillaume Depasse | Created 14 November
La Mascotte di Albertville 1992
(IOC)

Oggi, 14 novembre, sarà svelata la mascotte ufficiale dei Giochi Olimpici di Parigi 2024.

La mascotte è un simbolo importante diventato parte dell'eredità dei Giochi, che rimane nella memoria oltre la Cerimonia di Apertura dei Giochi.

Trent'anni fa si tennero i Giochi Olimpici Invernali di Albertville 1992 e Magique, un folletto a forma di stella e cubo, venne creato da Philippe Mairesse. La mascotte si rilevò un grande successo ed è ricordata con affetto sia dagli atleti che dai fan. E pensare che poteva anche non esistere: la mascotte inizialmente scelta per i Giochi era un camoscio, un animale emblematico delle Alpi.

Ma dopo 10 giorni trascorsi a riflettere sull'argomento - collegamenti tra il mondo dell'arte e quello del business inclusi - Mairesse ebbe l'idea di Magique.

Mairesse aveva solo 10 anni quando la prima mascotte Olimpica fu presentata a Grenoble 1968. Parla con Olympics.com della creazione di una mascotte che rimane fino ad oggi una delle sue più grandi opere, e di cosa rende speciale una mascotte: quella che chiama "l'avanguardia della creazione visiva".

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(IOC)

Olympics.com: come le venne l'idea di Magique, una mascotte né umana né animale?

Philippe Mairesse: C'era il desiderio di allontanarsi dalle tradizioni come animali o cose per bambini. L'intera identità visiva [di Albertville 1992] era molto astratta, grafica e basata su atmosfera e ambiente.

Il Comitato Organizzatore aveva assunto per le cerimonie Philippe Decouflé, un coreografo che faceva cose molto esuberanti ed eleganti. Hanno chiamato artisti che non si adattavano davvero allo spirito tradizionale dei Giochi, per fare la differenza.

Come ha creato Magique?

Non ho avuto molto tempo per farlo. C'era un concorso per agenzie di design ed eravamo già in ritardo. Avevamo solo otto o dieci giorni per presentare una proposta, un lasso di tempo molto breve.

Sentivo emergere qualcosa ma non riuscivo a vedere cosa fosse. Stavo per creare un personaggio, ma più ci lavoravo e più vedevo che era molto simile a Schuss, la mascotte di Grenoble 1968. Ricordavo [quella mascotte] bene da quando ero bambino. Alla fine, ho scoperto che stavo creando qualcosa di simile e mi sono detto: "Non va bene, è un disastro".

L'ho lasciato lì per un po', il che non ha aiutato perché non avevamo tempo. Poi ho visto che la stella era prevalente nell'identità visiva dell'agenzia Desgrippes. C'erano dei loghi disegnati da Alain Doré con una serie di colori molto forte: rossi molto accesi, i colori dell'anello olimpico… c'era anche molto bianco. In quel momento ho visualizzato la stella come un personaggio, ci ho messo un cappello, volevo articolarlo, avevo bisogno di farlo muovere. Infatti non ho presentato un disegno ma una sagoma in cartone con braccia e gambe in movimento. Ho scattato foto in diverse posizioni.

Che risposte ha ricevuto?

Ho ricevuto un feedback molto positivo da persone che hanno adorato la mascotte. Anni dopo, la gente me ne parla ancora, Poi c'è stato qualcun altro che preferiva il camoscio.

Trent'anni dopo, cosa pensa della sua creazione?

Penso che sia stata una grande creazione, era diversa. Questo era lo spirito degli anni '90: "Andiamo avanti, progettiamo tutto". Ma, forse, l'idea di non creare una mascotte che fosse un orsacchiotto ha portato a qualcosa di meno emotivo. Trovo Maguique emotivo, molto divertente, ma forse era più qualcosa di grafico, più adatto a un cartone animato che a una mascotte.

Da allora ho visto molte mascotte e, ad esempio, quella di Javier Mariscal per Barcellona 1992, Cobi [era molto emozionante]. Mariscal è un'illustratrice che disegnava molti piccoli personaggi e animali, ecc. Io ero più grafico e astratto. Per quanto riguarda le mascotte, la mia potrebbe aver perso alcuni degli elementi emotivi.

Ma quando ci ripenso, sono molto orgoglioso. È uno dei miei migliori lavori come illustratore. Quando ti viene chiesto di lavorare sulla mascotte per i Giochi Olimpici, poi non ti verrà offerto niente di meglio in futuro.

Cosa deve avere una buona mascotte?

Il lato emozionale. Una mascotte deve emozionare. Poi c'è l'aspetto grafico. I Giochi sono l'avanguardia dello sport e dev'essere così anche per quanto riguarda le creazioni visive. I due aspetti sono difficili da conciliare.

Poi anche il nome. Non sarà il nome più sgargiante per una mascotte, ma mi sono reso conto che [dargli un nome] era molto difficile.

Poi c'è l'animazione. Una mascotte ha bisogno di muoversi ed è difficile da raggiungere. Sono riuscito a crearla in 2D e 3D ma non appena siamo passati a crearla in volume, cose come giocattoli o costumi, la mia stella è diventata mostruosa, non ha funzionato altrettanto bene. Deve potersi muovere in ogni sua forma, è difficile ma è una qualità necessaria delle mascotte.

Poi c'è qualcosa in più. Ciò che ti fa dire che non potevi immaginarlo prima che esistesse ma adesso che è qui sembra ovvio.

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