La sfida più difficile di Vanessa Ferrari, esserci ancora a Parigi 2024: "La voglia c'è, anche se il fisico mi tira indietro" | Intervista esclusiva
L'ha definita lei stessa "un'ultima grande impresa". Di quelle che restano nella storia, cosa che d'altronde ha già fatto, più volte.
Vanessa Ferrari non ha l'assillo di una quinta partecipazione Olimpica. Non dopo aver raccolto la tanto agognata medaglia a cinque cerchi a Tokyo 2020.
Ha però l'obiettivo fissato per Parigi 2024: esserci, se competitiva e se in grado di poter esprimere tutto il suo potenziale. A 33 anni, un'età in cui fino a non molto tempo fa, era raro vedere qualcuno competere ad altissimi livelli nella ginnastica artistica.
"Se merito di partire, io ci voglio essere", ha raccontato l'argento Olimpico al corpo libero a Olympics.com. "Perché so che posso fare qualcosa sia per me che per la squadra".
È una sfida "più difficile delle altre", per La Cannibale di Orzinuovi, perché "la voglia c'è, ma il fisico mi sta tirando indietro con le tempistiche".
Ma non sarà certo questo a farla desistere: "A me le cose semplici non sono mai capitate. Vado avanti per la mia strada, vedo quello che succede e sarò felice a prescindere, perché ho messo tutta me stessa e ci avrò provato per la quinta volta".
Negli ultimi 18 anni hai scritto la storia della ginnastica italiana e ancora oggi ti troviamo qui, insieme a tante ragazzine che magari hanno iniziato guardando le tue vittorie in tv: come ci si sente ad essere una fonte di ispirazione per loro?
Per me è importantissimo poter trasmettere la mia passione per la ginnastica e comunque far capire loro di trovare una forza interiore, di superare sempre gli ostacoli e andare avanti. Bene o male, il lavoro ripaga. Non si può avere sempre tutto ciò che si vuole, ma essere sereni di aver fatto tutto il possibile, questo credo sia una cosa molto importante e che prima o poi ti fa togliere delle soddisfazioni.
Da quell’annuncio fatto qualche tempo fa sui social, fissando Parigi 2024 come obiettivo, come procede il percorso?
Con o senza la mia quinta Olimpiade, con Parigi chiuderò la mia carriera. Una carriera fatta di alti e bassi, vittorie e delusioni, infortuni, dover ripartire spesso da zero e poi tornare spesso più forte di prima, è stata una carriera molto altalenante. La ginnastica chiede tutto e subito sin da giovanissimi, è uno sport molto logorante, questo non mi ha permesso di andare avanti sempre stabile, però il mio carattere mi ha permesso di avere una carriera così lunga, perché non ero mai pienamente soddisfatta. Io volevo sempre di più, quindi forse anche grazie a questo sono riuscita ad andare avanti così tanto. Dopo Tokyo è stato molto difficile trovare l'ispirazione, la voglia di rimettermi sotto, perché mi sentivo appagata da tutto. Avevo vinto medaglie in ogni tipo di competizione, mancava solo quella alle Olimpiadi, sono arrivata a un soffio dalla medaglia in due edizioni consecutive. Veder coronato uno dei miei sogni è stata la ciliegina sulla torta, che avrebbe chiuso alla perfezione la carriera. Col senno di poi, però, ho trovato la voglia di provarci ancora una volta. Perché so che se sto decentemente a livello di energie e fisico, posso dire ancora la mia e dare un contributo alla squadra. Questo è il mio obiettivo, cercare di rimettermi a posto. Quest'anno è molto difficile per me, ma fino all'ultimo non si sa cosa succede, come starò io e come staranno gli altri. Mi do tempo fino alla fine e quello che verrà, verrà. A prescindere sono felice perché avrei potuto mollare, ma non l'ho fatto. E Tokyo non me lo porta via nessuno.
"A prescindere sono felice perché avrei potuto mollare, ma non l'ho fatto. E Tokyo non me lo porta via nessuno", Vanessa Ferrari
Cos’è che ti motiva, adesso, più di ogni cosa?
Far vedere a me stessa che nonostante tutto, se decido di voler esserci, ce la posso fare. Gli imprevisti possono capitare, però sentirsi in quel modo e sapere che se io voglio ce la posso fare, questo mi appaga e penso che possa trasmettere qualcosa di molto importante anche alle altre ragazze. La cosa bellissima poi è che il livello della ginnastica si sta alzando, anche grazie alle nuove tecnologie, alle attrezzature più confortevoli e ai metodi di allenamento, è più semplice insegnare cose più difficili. Però si sta alzando anche la longevità, prima si smetteva a 16, 17 o 18 anni, adesso mi sto allenando con le ragazze che ho visto crescere e sono anche loro alla seconda esperienza Olimpica. Una volta ne facevi una e questa è una bella cosa, perché permetti alle atlete, soprattutto della ginnastica, di avere una carriera più lunga e reinventarsi nel tempo. C’è chi magari esplode subito, come ho fatto io, e poi ha un momento di stallo e gli infortuni. Bisogna dare tempo al tempo, c’è chi è forte subito e chi lo è più avanti, siamo tutti diversi.
Partecipare ai Giochi Olimpici per la quinta volta, sulla base di questo, cosa significherebbe?
Per me partecipare alla quinta Olimpiade sarebbe bellissimo, perché andrebbe a chiudere una carriera nel modo in cui mi sono prefissata. Vorrei riuscire ad arrivare lì, però in un certo modo. Voglio essere competitiva se ci devo essere e sono la prima a dire che se non sono a posto per partire, è giusto che ci vada qualcun'altra, se è più competitiva di me in quel momento. Se mi merito di partire, io ci voglio essere. Perché so che posso fare qualcosa sia per me che per la squadra.
Viverli avendo già nel cassetto una medaglia Olimpica sarebbe diverso?
È diverso, ma è anche uguale. Ogni Olimpiade è a sé, ogni qualificazione per accedere alle finali è una gara con la tensione a mille, sempre. E così forte non la provi agli Europei o ai Mondiali, perché è ogni quattro anni. Una tensione così… Europei e Mondiali li facciamo ogni anno, se non va bene l’anno prossimo ci riprovi. L’Olimpiade non è così. Ho aspettato quattro anni, poi altri cinque tra Rio e Tokyo... ti alza tantissimo la tensione e riuscire a far le cose giuste ti appaga, anche se non è il momento in cui ti danno le medaglie. A Tokyo sono riuscita a coronare il mio sogno, ma sono arrivata col contagocce all'ultima gara, perché veramente avevo molto male ai tendini.
Ecco, i tanti problemi fisici avuti in carriera sono stati una grande sfida. Questa sfida per arrivare a Parigi 2024, è più o meno dura delle altre?
Penso che questa sfida per arrivare a Parigi sia molto più difficile rispetto alle altre per vari motivi: sono più grande, mi sto portando dietro i problemi fisici avuti in passato, per trovare le motivazioni ho fatto allenamenti di mantenimento, però sono stata lontana dalla ginnastica per parecchio tempo, mi allenavo e poi magari mi facevo male. Non sono riuscita ad avere una grande stabilità in quest’ultimo periodo. La voglia c'è, ma il fisico mi sta tirando indietro con le tempistiche. Io voglio ripartire, ma so che se riparto a mille magari comprometto qualcosa. Devo essere brava a gestire il tutto, è difficilissimo, ma a me le cose semplici non sono mai capitate. Vado avanti per la mia strada, vedo quello che succede e sarò felice a prescindere, perché ho messo tutta me stessa e ci avrò provato per la quinta volta.
Alla luce di tutte queste difficoltà, qual è il rapporto col tuo corpo, a questo punto della carriera?
Il rapporto col corpo è un po' così... mi dispiace aver avuto così tanti problemi fisici nella mia carriera, penso che senza avrei potuto fare molto di più di quello che ho fatto. Però, alla fine, ho fatto l'impossibile, quello che quando ho iniziato non mi sarei mai aspettata. Va benissimo così, conosco le potenzialità che ho e che ho avuto, la strada è stata quella: poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio.
Qual è ad oggi il momento migliore della tua carriera?
Se devo pensare alle vittorie che ho avuto, la prima ai Mondiali di Aarhus. Poi quella della medaglia Olimpica di Tokyo, dove ho coronato l’altro mio sogno. Ovviamente ci sono stati anche momenti in cui mi sono sentita tanto bene, come quando mi hanno soprannominato la Cannibale ai Giochi del Mediterraneo del 2005, perché avevo vinto 5 ori e 1 argento, ma volevo 6 ori. Quello lì era un momento in cui mi sentivo indistruttibile, poteva passarmi sopra un trattore e si sarebbe fatto male lui (ride, ndr).
Di soprannomi non ne mancano di certo, tra quelli che ti sono stati dati in carriera… ne sono arrivati altri?
La Leonessa perché della zona di Brescia, la Fenice, come la Farfalla... usate quello che volete. Quello in cui mi identifico di più non saprei, la Farfalla lo associo perché [Vanessa] è un nome effettivamente di una farfalla, poi di ognuno c’è stato qualcosa nel corso della carriera.
Ovviamente, la medaglia Olimpica di Tokyo 2020 la descrivi come un sogno che sei riuscita a coronare: non hai mai pensato che sarebbe potuto essere qualcosa di più?
Ho pensato che come a Londra 2012 meritavo il bronzo, anche a Tokyo poteva starci l'oro. Lei [Jade Carey] aveva un'acrobatica un po' più forte, ha fatto bene, io anche… quindi diciamo il pensiero c'è stato sicuramente, ma ero felicissima dell'argento e va benissimo così. Mi toccherà provarci per Parigi e vedremo cosa salterà fuori.
Beh, allora l’obiettivo è abbastanza ambizioso…
L’obiettivo è sempre puntare in altissimo, poi quello che viene viene. Penso che cercare di alzare sempre l'asticella e puntare sempre più in alto sia fondamentale.
In palestra con te si allenano ragazze di 16, 18 o 20 anni: cosa pensi di poter dare loro e cosa pensi di poter prendere da loro?
Faccio fatica a mettermi in testa che sono molto più grande e quando mi alleno così, penso che ce la posso fare anche io quando spingono così bene, invece ho bisogno di tempi di recupero più lunghi. Spero di trasmettere la voglia di andare sempre avanti, di lottare contro le delusioni e gli infortuni, ovviamente però bisogna stare attenti a gestire i propri problemi e capire quando è il momento di spingere o tirare il freno.
C’è qualcosa che in questi anni ti ha colpito per come sono cambiati i metodi di allenamento nella ginnastica?
Stiamo migliorando dal punto di vista della gestione, com’è giusto che sia ogni figura è al suo posto. Una volta l'allenatore faceva un po' tutto, adesso no: nutrizionista, dottore, preparatori fanno il loro lavoro in equipe e questo dà i suoi frutti, penso sia la cosa giusta da fare.
"Io voglio ripartire, ma so che se riparto a mille magari comprometto qualcosa. Devo essere brava a gestire il tutto, è difficilissimo, ma a me le cose semplici non sono mai capitate", Vanessa Ferrari
Per Parigi, come vedi la squadra?
Sto guardando poco al di fuori, sto cercando di concentrarmi su me stessa per recuperare tutto. Fare delle previsioni con così tanto tempo dalle Olimpiadi penso sia prematuro, è uno sport in cui ti puoi fare male appena prima di partire, ti puoi fare male là, può andarti tutto bene, non si sa. L’unica cosa giusta è allenarsi al meglio, al massimo, cercando di fare qualcosina in più in ogni allenamento. Poi è giusto che parta la squadra più forte.
Se a conclusione del tuo quinto ciclo Olimpico dovesse arrivare una medaglia, cosa proveresti?
Se dovesse arrivare un'altra medaglia sarei felicissima, perché dopo averci provato per tanto tempo, due di fila sarebbe strabello. Ho già iniziato tra Tokyo e ora a mettere le basi per un futuro sotto altre vesti e sicuramente sarebbe coronare il mio sogno chiudere la carriera non solo con l'Olimpiade, ma con una medaglia. Sarebbe stupendo.
E in quali altre vesti ti vedremo?
So a grandi linee cosa mi piacerebbe fare, ho avviato un brand di abbigliamento sportivo con il mio nome, un po' più tecnico verso la ginnastica. Poi faccio i camp l'estate con i ragazzi dai 6 ai 23 anni e faccio parte dell'esercito che mi ha supportata dal 2009 a ora. Vedremo anche in futuro cosa si potrà fare e cosa mi proporrà la federazione.