Valeria Palmieri: leadership apprendista e fame di riscatto per il nuovo muro-Setterosa
Dopo la batosta di Tokyo e i cambiamenti di staff e gruppo, la squadra nazionale di pallanuoto femminile è tornata: un work in progress di mattoncini, delusioni e coraggio, ma pieno di talenti e voglia di non mancare. Da quando è iniziata l’era Silipo, il Setterosa ha anche una nuova capitana, Valeria Palmieri, la centroboa catanese timida nella vita ma che quando è in acqua ha determinazione da vendere.
Ha avuto a disposizione tre giorni per staccare la spina e riprendersi dalla sbornia emotiva della vittoria del 22º scudetto dell’Orizzonte Catania, la squadra dei record di cui fa parte, per il resto, da quando il 27 maggio scorso si è messa il costume azzurro per raggiungere le altre compagne di nazionale al raduno pre-mondiale a Ostia, Valeria Palmieri, la centroboa del Setterosa, non si è praticamente mai fermata.
Il motivo è la serrata agenda stagionale post-pandemica e i classici appuntamenti imperdibili che da un anno però pesano più del solito. Per citarne due: un Mondiale e un Europeo.
Il quarto posto di Budapest 2022 è stata la dimostrazione che, dalle intenzioni, la squadra di Carlo Silipo sta passando ai fatti, e uno di quelli messi sul piatto è di essere tornate tra le migliori 4 al mondo. Adesso tocca all’Europeo 2022 sentire il polso e la bontà del percorso della compagine capitanata da Valeria Palmieri.
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Dopo aver mancato l’appuntamento a cinque cerchi, un fatto che non succedeva da Sidney 2000, con il motto del “distruggere bisogna”, per gettare le basi fertili di un nuovo ciclo, la nazionale femminile di pallanuoto è partita dalle fondamenta, con un rinnovamento che ha investito tanto lo staff tecnico quanto l’organico.
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Il nuovo progetto guidato da Carlo Silipo è una nazionale che, tra le molte cose, ha cambiato quello che simbolicamente negli sport di squadra è il manifesto di una nuova narrazione, dell’imprinting: la leadership del gruppo.
Valeria Palmieri è il volto del nuovo capitolo del Setterosa, lungo - almeno - fino a Parigi 2024.
La 28enne si è raccontata a Olympics, parlando di come ha iniziato con la pallanuoto, di cosa significa essere cresciuta con delle icone della pallanuoto internazionale, del suo nuovo ruolo e di come ha intenzione di raggiungere i suoi obiettivi sportivi.
Inizi nel nuoto, gavetta tra campionesse Olimpiche
“Avevo sei anni quando ho iniziato il nuoto a livello agonistico: mia mamma mi ha mandato in piscina perché ero un po’ paffutella, ma è stato un impegno importantissimo già da piccola. Ringrazierò sempre i miei genitori per tutti i sacrifici che hanno fatto, e io stessa ho dovuto imparare a conciliare sport studio e amicizie, per fortuna ero abbastanza organizzata e settata.
"Facevo i 100 e i 200 farfalla e i 400 gli 800 stile - forse per questo poi mi sono stufata presto, perché comunque erano gare lunghe. Ero velocista, ma solo nella farfalla, facevo anche i 100, 200, ma ero piccola e comunque non è paragonabile al nuoto che c'è adesso.
**“**Così fino ai 13 anni nuotavo, a livello agonistico. Mio fratello invece, che è quattro anni più grande, si era approcciato alla pallanuoto. Ho visto la prima partita di pallanuoto e sono impazzita, ho pregato mia mamma di farmi lasciare il nuoto perché era diventato un po' noioso per me e avevo bisogno di nuovi stimoli.
E quando a settembre ho cominciato la pallanuoto, alla fine me ne sono innamorata e non l'ho più abbandonata."
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“Con la pallanuoto ho iniziato a Catania, poi a 15 anni il mio primo anno agonistico, l'ho fatto a Siracusa in A1. Dopo un anno sono ritornata a Catania perché mi ha chiamato l'Orizzonte. Io ero onoratissima: credo sia l'ambizione di ogni pallanuotista arrivare in questa squadra… sono andata correndo!"
Nel suo bruciare le tappe, Valeria Palmieri è riconoscente al suo passato da nuotatrice, ma non solo: “La mia stazza mi ha aiutato, ero abbastanza possente, è stato anche il nuoto a darmi una buona base. Ho avuto la fortuna di giocare con Tania Di Mario e Martina Miceli, adesso rispettivamente presidente e allenatrice della mia attuale squadra. Con Tania un po’ di più perché lei ha continuato per più tempo a giocare in Nazionale, Martina invece ha smesso nel 2012, se non sbaglio. Quando ero in acqua, in difesa, mi telecomandava! Adesso quando lo ricordiamo ci viene un sorriso grandissimo sulle labbra, ma è soprattutto grazie a loro sono diventata la giocatrice che sono... incontrarle e averle accanto nel quotidiano è stata una grande fortuna: mi mettevo anche sott'acqua per vedere che movimenti facevano e ho cercato di apprendere il più possibile da loro. Mi hanno aiutata e ancora oggi continuano a farlo. "
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Dalla (seconda) grande delusione a una ricostruzione di cui è perno
Non è stato sempre rose e fiori la sua esperienza in Nazionale maggiore: “Quello dell'anno scorso è un tasto dolente. Dopo la mancata qualificazione è cambiato lo staff, ci siamo rimboccati le maniche sin dalla prima amichevole in Olanda, perché siamo rimaste fino ai primi di agosto in collegiale: avevamo tanto da fare".
In quella fase, Carlo Silipo, il nuovo allenatore della Nazionale, le ha assegnato la guida della squadra.
"Non nascondo che è stata una bella batosta, non me lo aspettavo, però è veramente un grandissimo onore. Mi piace prendermi le mie responsabilità, fin da piccola sono stata così e spero di trasmettere alle mie compagne di squadra ciò che mi contraddistingue: la cattiveria agonistica e la determinazione. Spero di arrivare a fare la leader di questa squadra, ma in questo mi aiuteranno tanto le mie compagne perché dobbiamo andare tutte nella stessa direzione. Credo che non ci sia un leader in particolare: siamo 13 leader in acqua.
Quella di Tokyo non è stata la prima battuta d’arresto per Palmieri: “L’anno di Rio 2016: per l'allenatore che c'era all'epoca io ero la 14ª”; conclusione: niente Giochi per la catanese.
“Ho incassato, mi sono rimboccata le maniche e sono tornata a Catania. Arrabbiata. Poi ho pensato che evidentemente non avevo fatto abbastanza, quindi mi sono detta che dovevo continuare a lavorare, ancora più sodo. Quello che ne è seguito è stato un quadriennio un po' strano... non è andato benissimo. Ci sono stati parecchi eventi, ma non siamo andate bene". Col senno di poi, quello di Tokyo ha assunto le sembianze di un epilogo annunciato.
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“La mancata qualificazione è stata un macigno per me perché l'ho giocata da protagonista. Penso che a livello sportivo sia la cosa più brutta che possa capitare a un atleta, perché è tutto lì, a un passo, ma tu lo vedi sfumare.
Si reagisce, si combatte e si diventa più forti, quello sì. Lo staff allora decideva di continuare a fare collegiali durante l'estate in cui c'erano le Olimpiadi di Tokyo e così abbiamo iniziato a mettere i primi mattoncini, perché il lavoro da fare era tanto.
Allenarsi senza un obiettivo non è stato così facile. Però c'era la rabbia della non qualificazione, quindi quello ci ha spinto a fare bene e a lavorare bene. È la rabbia che nei momenti più difficili ti permette di fare il salto di qualità, secondo me.
Poi c’è il bello del gruppo nuovo. Con lo staff ci divertiamo perché abbiamo fatto cose nuove: io, che ho 28 anni, ho imparato a fare determinate cose che prima non riuscivo a fare. Quest'inverno abbiamo battuto la Spagna e da lì stiamo cercando di mettere un mattoncino dopo l'altro per costruire il muro Setterosa, che ancora non è un muro grandissimo… diciamo che è in fase di costruzione”.
E tra i vari mattoncini c'e una certezza per la centroboa catanese: per ritornare in alto servono divertimento e coraggio. **“**In ogni partita ci dobbiamo divertire, dobbiamo avere coraggio e non dobbiamo avere paura di nessuno: questo è quello che io spero succeda quando entro in acqua. Affronteremo tutti a viso aperto e cercheremo di dare il massimo sempre e di combattere fino alla fine”.
La pallanuoto, secondo Palmieri
“Lo sport è divertimento, se non ti diverti non puoi raggiungere gli obiettivi e dobbiamo ritenerci fortunatissime a fare quello che ci piace fare. Ma dobbiamo essere pronte ed affrontare ogni partita come se fosse l'ultima, perché chi vuole arrivare alla fine deve vincere contro tutti.
Io mi ritengo una giocatrice abbastanza stabile, un piccolo scoglietto che però non ha mai smesso di imparare, ed è una caratteristica che mi vorrei portare fino alla fine della mia carriera perché è una cosa che mi piace tanto di me. Sono molto fortunata perché con l'Orizzonte ci seguono benissimo e non ci fanno mancare niente. Quest'anno abbiamo avuto una squadra comunque ringiovanita perché tre ragazze hanno smesso e dopo un anno un po’ sfortunato, dove in molte manifestazioni non eravamo al completo a causa del Covid, alla fine siamo riuscite a vincere il campionato. E questo scudetto è stato forse il più bello tra tutti quelli che ho vinto - che poi non sono tanti - perché il più inaspettato.
Tania Di Mario, Martina Miceli, Elena Gigli: esempi senza tempo
Palmieri ha avuto la particolare fortuna di essere stata accanto a giocatrici di grande livello internazionale, passate a ruoli di dirigenziali una volta ritirate dalla carriera sportiva: “All'interno della pallanuoto l'atleta viene valorizzata, ci sono tante ex giocatrici che sono diventate allenatrici, come Elena Gigli, che adesso è con noi in Nazionale. Il problema è fuori dalla pallanuoto dove non siamo tanto conosciute... credo che sia un po’ un tasto dolente”.
La divina e i Giochi di Valeria Palmieri
“Per il mio ruolo, centroboa, mi viene in mente subito Giusi Malato, è stata la giocatrice del mio ruolo più forte al mondo, Calottina d'oro [prima donna, ndr], un idolo indiscusso.
Guardando a un altro sport, invece, Federica Pellegrini…forse perchè ho avuto il piacere di vederla sia gareggiare sia fuori dalla piscina. Mi ha impressionato come si comportava in albergo: credo sia veramente una grande donna e una grande atleta. E lei è stata d'esempio per tante, tante persone.
A questo punto il gancio ai Giochi Olimpici è inevitabile: “Per me è il periodo più bello anche solo da spettatrice: cambi canale e passi da uno sport all'altro, una meraviglia! E io sono un’ appassionata di sport, mi piacciono tutti: se accendo la televisione e vedo una partita di pallavolo mi fermo e la guardo, se vedo una partita di pallamano mi fermo e la guardo. Le Olimpiadi sono il mio sogno nel cassetto e spero tanto - visto che manca poco - che finalmente, stavolta, non rimanga solo un sogno”.