Valentina Margaglio: la speranza dello skeleton italiano per Beijing 2022 e il sogno Milano Cortina 2026
Grazie a una medaglia di bronzo ai Mondiali e a due podi in Coppa del Mondo, Valentina Margaglio ha già scritto la storia dello skeleton italiano diventando la prima atleta azzurra a centrare una top 3 a livello internazionale in questa disciplina. Olympics.com intervista in esclusiva la 28enne piemontese, pronta per la sua prima esperienza Olimpica a Beijing 2022 in calendario l'11 e 12 febbraio.
Era il 1° marzo 2020 quando Valentina Margaglio, in coppia con il compagno di squadra Mattia Gaspari, conquistava il primo podio internazionale della carriera grazie alla medaglia di bronzo appesa al collo in occasione dei Mondiali di skeleton di Altenberg (GER) nella gara a squadre.
Un piazzamento di prestigio che avrebbe rappresentato solo l'inizio di un percorso di crescita culminato nella stagione in corso. Il 26 novembre 2021, l'atleta piemontese ha infatti centrato a Igls (AUT) il primo podio in Coppa del Mondo nella storia dello skeleton italiano salendo sul terzo gradino.
Una top 3 che avrebbe poi bissato e migliorato tre settimane più tardi, grazie al secondo posto registrato nel budello ghiacciato tedesco di Altenberg. Il suo percorso pre Olimpico si sarebbe poi chiuso con una medaglia di bronzo agli Europei. Ai Giochi, sarà in gara venerdì 11 febbraio (alle 9:30 e alle 11, orario cinese) con le prime due manche e poi sabato 12 con la terza e la quarta (ore 20:20 e 21:55).
La 28enne originaria della provincia di Alessandria, con mamma ivoriana e l'Africa nel cuore, racconta in esclusiva a Olympics.com le sue aspettative in vista di Beijing 2022 e i suoi sogni d'oro alle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026.
OC: Ciao Valentina. Quali sono le tue sensazioni?
Pensando alla Coppa del Mondo, sono molto contenta dell'ultimo podio che ho fatto. Sono felice, perché quella di Altenberg è una pista molto tecnica e difficile dove la spinta non conta tanto come a Igls che mi appartiene di più. È un tracciato più difficile da guidare e sono contenta di aver sfatato il mito secondo cui sono più brava a spingere che a guidare.
OC: Fisicamente ti senti nella migliore forma possibile?
Fisicamente sto bene e raggiungerò il picco della forma proprio in occasione della mia gara alle Olimpiadi, grazie anche all'aiuto del mio allenatore. Dal punto di vista della guida sto andando molto bene perché tutto il lavoro svolto sta iniziando a pagare. Sicuramente arriverò matura a Pechino.
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OC: Quali obiettivi ti poni in vista di Beijing 2022?
Non mi sono posta limiti, perché essendo una pista nuova per tutte partiremo tutte dallo stesso livello. Al di là delle cinesi che hanno fatto più discese di noi, siamo in 8 ad ambire a una medaglia e io non mi tiro di certo indietro. Sarà difficile e combattuta, perché anche in Coppa del Mondo abbiamo visto che è sempre questione di centesimi e che basta un piccolissimo errore per compromettere la gara. Cercherò di non farne.
OC: Che idea ti sei fatta della pista Olimpica?
È un percorso che potrebbe adattarsi bene alle mie attuali caratteristiche. Quando siamo stati qui per la Coppa del Mondo, purtroppo ho potuto provarlo poco a causa del mio infortunio.
OC: Quali saranno le tue avversarie più temibili?
Sicuramente Bos, Hermann, Nikitina, Flock e Loelling. Loro arrivano a questo appuntamento più mature rispetto a me che affronterò le Olimpiadi per la prima volta, ma cercherò di giocarmela al meglio. Esperienza che invece non mi mancherà quando sarà il momento dei Giochi di Milano Cortina 2026.
OC: Ci stai quindi già pensando alle Olimpiadi italiane?
Sì, forse anche troppo. L’atleta di casa gareggia sempre per vincere e io spero di raggiungere il giusto livello di maturità per farlo. Sarà quello il mio obiettivo, senza mezze misure.
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OC: Come è iniziato il tuo percorso di avvicinamento verso lo skeleton?
Sono partita dall'atletica leggera. Nello specifico facevo giavellotto, peso e velocità. Mi allenavo a Vercelli e a Vigevano. Avevo mollato perché lavoravo a tempo pieno come cameriera in un ristorante a Pontestura, il mio paese. Avere buone qualità da velocista non bastava, ci voleva più tempo per allenarsi. Poi sono passata al bob a 2, mentre dal 2015 sono approdata allo skeleton.
OC: E quando è arrivato il momento di svolta?
Nel 2018 sono entrata nel gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria, subito dopo aver mancato la qualificazione a PyeongChang. Non l'ho mai considerata però come una brutta botta, perché io se vado a gareggiare vado per far bene. Lì sarei andata solo per partecipare. Quello è stato sicuramente il momento di svolta nella mia carriera, sia dal punto di vista fisico che mentale. Ora mi alleno da 3 anni a Robbio, in provincia di Pavia al confine con il Piemonte, dove il mio allenatore ha costruito un pistino di spinta per poter spingere anche a secco. Questo ha rappresentato parte della mia svolta in fase di partenza. A oggi in Italia non possiamo fare pratica in pista, anche se a Cesana ci alleniamo in fase di spinta sul ghiaccio. Stiamo tutti aspettando con trepidazione la pista di Cortina, anche per far crescere il movimento.
OC: Cosa ti sei portata, anche idealmente, in valigia a Pechino?
Sono la persona meno scaramantica del mondo e cerco di cambiare la mia routine a ogni gara perché non voglio essere legata a nessun movimento particolare. Da mangiare mi sono portata dietro i biscotti tipici della mia zona. In Cina l'impatto con la cucina è stato forte, ma poi ci si abitua. Anche loro si sono adeguati a noi. A livello emotivo, per fortuna sarà con me chi già mi supporta. Il mio fidanzato, Andrea Gallina, è pure il mio allenatore e sta facendo un ottimo lavoro sia con me che con gli altri compagni di nazionale.
OC: Ci racconti la storia della tua famiglia?
Mia mamma è nata in Costa D’Avorio e ha conosciuto mio papà mentre faceva il volontario in Africa. Lei di fatto è poi arrivata in Italia insieme a lui. Entrambi mi sostengono, anche se da lontano. Non siamo persone da clima freddo, me compresa. Mia mamma, in particolare, è sempre attaccata al termosifone.
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