Come si assegnano i punteggi nello skateboard Olimpico: l'intervista esclusiva al giudice Garrett Hill

In un'intervista rilasciata a Olympics.com, Garrett Hill, capo dei giudici di World Skate per lo street skateboard, analizza tutti gli aspetti della gara, compresi i criteri di giudizio, l'adattamento ai nuovi trick e il motivo per cui il punteggio può essere diverso nei vari eventi.

9 minDi Chloe Merrell
Il giapponese Aoki Yukito in azione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020
(2021 Getty Images)

Lo skateboard torna con il botto sul palcoscenico Olimpico a Parigi 2024.

Dinamico e strategico, è di fatto una forma d'arte praticata da persone di tutto il mondo e l'arena delle gare parigine offrirà un livello di skateboarding senza precedenti.

Mentre la strada verso l'evento francese prosegue, Olympics.com ha incontrato Garrett Hill, head judge di World Skate per lo street skateboarding, per approfondire il tema del giudizio e cercare di rispondere ad alcune delle domande più scottanti che si pongono nel valutare uno sport altamente creativo e tecnico.

Che cosa caratterizza un "buon" skateboarding? Come vengono stabiliti i criteri di valutazione degli skater? Perché il giudizio è diverso nei vari eventi?

Avendo iniziato a praticare lo skateboard a 10 anni prima di diventare professionista all'età di 12, il trentaseienne Hill conosce bene i dettagli di ciò che serve per essere uno skater ai vertici.

Dopo essere stato invitato in qualità di giudice a un evento, Hill ha partecipato ad alcune delle gare più importanti di questo sport tra cui la Street League Skateboarding, gli X Games e il Dew Tour, prima di diventare head judge di street per World Skate.

Hill ha supervisionato i giudizi a Tokyo 2020 e sarà nuovamente responsabile a Parigi 2024.

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Qual è il compito del giudice in una gara di skateboard?

GH: Il nostro scopo è quello di portare a termine un compito impossibile, ovvero assegnare un numero fisso a qualcosa che è completamente soggettivo.

Se io e te andassimo là fuori e facessimo lo stesso trick, qualcuno potrebbe vederlo in modo diverso e valutarlo in modo diverso, anche se è identico. È una forma d'arte così dinamica che è difficile farne un numero. Quindi, nel corso degli anni, abbiamo cercato di affinare i criteri e di creare delle categorie per aiutarci a realizzare questo compito.

Quindi, se dovessi concentrarmi sul lavoro di ogni singolo giudice, direi che il loro compito è quello di rappresentare al meglio la versione dello skateboard da cui provengono: dare un punteggio giusto e onesto.

Come si arriva a definire un "buon" skateboarding?

GH: È una bella domanda. Che cos'è lo skateboard? Perché è una cosa che ha un significato diverso per tutti.

Non è nostro compito dire alle persone cosa pensiamo sia il "buon" skateboarding, ma cosa sia lo skateboarding Olimpico. Credo che questa sia stata la cosa più difficile.

Nelle competizioni, ci sono alcuni parametri su cui possiamo concentrarci e dire: "Questo è ciò che ti farà ottenere un punteggio più alto". Quindi, abbiamo fatto del nostro meglio per cercare di perfezionare questi criteri.

Quali sono i criteri di giudizio e come ci siete arrivati?

GH: Per assegnare un punteggio a qualsiasi cosa, questa deve rientrare in tutte le diverse categorie che abbiamo a disposizione.

Definire i criteri è stato un processo costellato di tentativi ed errori. Ci sono molte categorie diverse tra le quali scegliere per dare un punteggio equo dall'alto verso il basso.

L'Overall Impression (il parametro dell'impressione d'insieme) si trova in cima al totem.

È il parametro più importante che utilizziamo come giudici per assegnare un punteggio. All'interno di questo c'è l'esecuzione, ovvero il modo in cui hai eseguito il tuo trick nella velocità e nello stile. Ad esempio, qualcuno può eseguire un flip trick a un centimetro da terra e poi qualcuno può fare lo stesso flip trick a un metro da terra ed è la cosa più incredibile di sempre. In questo caso si entrerebbe in una "guerra" per assegnare più punti al trick che è stato fatto meglio.

C'è un modo per standardizzare i punteggi nello skateboard?

GH: È un argomento sollevato spesso.

Da un punto di vista strategico, se stessi giocando a un gioco da tavolo, direi: "Sì, facciamolo. Ogni volta che si gioca a Monopoli, le regole non cambiano". Ma nello skateboard, non si può davvero dare un valore preciso a un trick.

E non credo che sarebbe giusto farlo anche perché il percorso cambia ogni volta che c'è un evento. Quindi, dire che un kickflip vale "x" tanto su un percorso come in un altro, non funziona.

Ci sono troppe variabili. Noi cerchiamo di adattare la nostra scala al percorso in cui ci troviamo.

Quando gli skater ricevono l'anteprima del percorso, la avete contemporaneamente anche voi?

GH: A volte sì e a volte no. A volte ricevo in anticipo alcuni piani di come sarà il park. Ma per quanto riguarda il lavoro di preparazione è un po' difficile, perché tutto cambia quando ci si trova sul percorso. E questo mi riporta alla domanda.

Uno dei motivi principali per cui voglio che tutti i miei giudici siano veri e propri skateboarder è che noi ci muoviamo sul percorso ogni volta che siamo là fuori. Testiamo noi stessi gli ostacoli per avere una migliore padronanza nel punteggio e di come modificare i parametri che usiamo. È molto importante farlo perché quando si è in cabina di giuria, a volte, siamo piuttosto lontani dal percorso.

Quando si giudica uno skater, a quali standard lo si sottopone?

GH: Giudicare uno skater in base a ciò che si pensa possa fare è probabilmente la cosa più importante da evitare. È un segnale di allarme assoluto: non posso farlo. Nessuno dei miei giudici può farlo. Non sarebbe mai giusto che un atleta andasse là fuori e facesse un trick portandoci a pensare "Era buono, ma sappiamo che potrebbe farlo meglio".

Quindi, non possiamo mai giudicare uno skater a seconda di quale pensiamo sia la sua capacità. Giudichiamo solo, in parte, in base al percorso ma soprattutto in base a ciò che vediamo. La scala di giudizio che creiamo si basa sulla difficoltà dello skatare.

I giudici non si presentano il giorno della gara e si mettono semplicemente al lavoro. La maggior parte del lavoro avviene durante gli allenamenti. È lì che abbiamo la possibilità di confrontarci in modo produttivo, di capire il percorso e di comprendere cosa premiare, cosa valutare di più e cosa meno. Ed è proprio in quel momento che si definisce la scala di valutazione.

Guardate tutte le sessioni di allenamento?

GH: Le guardiamo tutte.

Durante gli allenamenti si possono iniziare a mettere insieme alcuni scenari e punteggi ipotetici, che potrebbero essere del tipo: "Se quell'atleta dovesse eseguire quella manche con quel trick alla fine sull'Hubba, che punteggio gli daremmo?". A quel punto la scala di valori inizia a formarsi e si può capire quale sia la strada da seguire.

Come si comporta quando vede un trick che non ha mai visto prima?

GH: Succede a ogni singolo evento.

Siamo sempre sorpresi da un trick che non abbiamo mai visto prima. Di solito tutti iniziano a dare di matto. Sono tutti così scioccati da ciò che hanno appena visto. Poi, dopo un paio di secondi, tutti si calmano e tornano al lavoro perché, in fin dei conti, siamo tutti skateboarder. Ci divertiamo a guardare questo sport tanto quanto il pubblico.

Partite da 100 per una manche e poi sottraete punti?

GH: Non cerchiamo mai un modo per abbassare il punteggio, ma per aumentarlo.

Questo è sempre stato il mio credo a cui mi sono attenuto: non è mio compito tagliare i punteggi. Voglio dare a tutti i punti che meritatano, rispettando l'equità di giudizio.

Per chi guarda altre gare come SLS, X Games, Dew Tour, il giudizio è diverso da quello di un evento World Skate o Olimpico?

GH: Sì, è diverso. Ci sono regole diverse, che fanno una differenza sostanziale nella strategia degli skater.

Per esempio, in un evento World Skate, il punteggio della manche conta. In altre gare, invece, non conta. Quindi, se si commette un errore in entrambe le manche, si può comunque recuperare nella sezione dei trick singoli, che è in parte il criterio che abbiamo adottato per l'ultimo ciclo Olimpico che ha portato a Tokyo.

Abbiamo diverse regole. Entra spesso in gioco la cosiddetta regola della ripetizione. Se si replica lo stesso trick o la stessa variante di un trick, si riceve una detrazione piuttosto consistente. La nostra deduzione non è così severa come quella di altre gare. Se si esegue la stessa mossa in un altro concorso, si può ricevere uno zero per averla ripetuta. Nel nostro evento, invece, si riceve una grossa detrazione, ma non si è fuori dai giochi.

Alcuni atleti hanno vinto questi eventi, ma non quelli del World Skate o dei Giochi Olimpici. Perché?

GH: Un trick può essere valutato 50 in una gara e 70 in un'altra. Per me è una differenza enorme. Quindi, anche se non è assolutamente un obbligo per noi controllare quali altri trick vengono segnati in altri eventi che non sono i nostri, lo facciamo comunque. Io lo faccio ancora e lo faccio fare al mio team di giudici. Dobbiamo avere una solida conoscenza dell'ambiente dello skateboard.

Questo è un tentativo di creare una certa coerenza. Ci chiediamo "Questo trick di solito ottiene un punteggio di nove o superiore. Ha senso che questo ottenga un punteggio simile anche qui?".

Come pensa che lo skateboard si sia evoluto dopo Tokyo e, se lo ha fatto, in che misura?

GH: Ha avuto un'impennata.

Il livello di difficoltà dei trick è aumentato in modo esponenziale dopo Tokyo e non è passato molto tempo da allora. Vediamo la crescita di questi atleti e atlete in ogni evento, soprattutto in ambito femminile. È più divertente guardare le donne in azione rispetto agli uomini, perché si vedono grandi miglioramenti da un evento all'altro. Ci sono nuovi trick che non avrebbero nulla da invidiare alla categoria maschile. È così emozionante guardare questi atleti migliorare dopo anni in cui li osserviamo.

C'è qualche considerazione finale che vorrebbe condividere?

GH: Vorrei solo dire che il giudizio sullo skateboard non è perfetto e non so se lo sarà mai. Ma con il duro lavoro, con il tempo e con la dedizione che ci mettiamo, il nostro obiettivo è questo.

Sono sempre aperto alle critiche e ai consigli su come migliorare il nostro lavoro. Questo è ciò che amo dello skateboard. Non si possono sempre stabilire dei confini. Non si può comprendere appieno il processo di giudizio in questo sport. E questo mi piace. Anche ai Giochi, lo skateboard conserva ancora quel pizzico di caos.

Mi muovo tra il tentativo di mettere a punto tutto e il permettere allo skateboard di essere caotico, bello e indefinibile come sarà sempre.

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