Bortuzzo, quattro anni dopo l'incidente: "Sono tornato a essere Manuel, l’atleta"

Di Alessandro Poggi e Gisella Fava
14 min|
Manuel Bortuzzo a bordo vasca durante una gara di nuoto Paralimpico
Foto di Courtesy of Manuel Bortuzzo

Dopo essere rimasto semiparalizzato in seguito a una sparatoria di cui è stato vittima per errore, il nuotatore ha cambiato pelle molte volte negli ultimi 4 anni. Tra reality show, tatuaggi e incontri (Olimpici) trasformatisi in amicizie importanti, il romano d'adozione ora punta a qualificarsi ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 dopo aver riscoperto con il tempo un nuovo amore per lo sport. E a Olympics.com ha raccontato chi vuole essere, oggi, Manuel Bortuzzo.

A volte, nella vita le cose non vanno secondo i piani. Ma se il destino prende direzioni imprevedibili, la strada per inseguire i propri sogni può cambiare tragitto, ma non scompare mai del tutto, come dimostra la storia di Manuel Bortuzzo.

Sin da bambino, l'atleta triestino ha dimostrato un talento eccezionale nel nuoto e sembrava destinato a una carriera di successo.

Dopo aver raggiunto risultati importanti nelle categorie giovanili, era uno dei talenti che faceva parte di un gruppo di nuotatori italiani selezionati per il progetto "Road to Tokyo 2020".

"Il mio sogno inizia quando ero un ragazzino, quando senti di aver centrato la strada giusta, di vivere quel che volevi vivere nella vita, di essere al posto giusto nel momento giusto", ha dichiarato il 24enne in un'intervista esclusiva a Olympics.com dalla sua casa di Roma, seduto accanto a un pianoforte, una delle sue passioni.

Pieno di promesse, Bortuzzo si è trasferito al Centro Federale di Ostia, per allenarsi con medagliati Olimpici del calibro di Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti: " È come se prendi un ragazzo che gioca a calcio e lo metti ad allenarsi con Cristiano Ronaldo e Messi. Il sogno si stava realizzando e lì lo sentivo sempre più vicino", ha ricordato.

All'inizio del 2019 Bortuzzo aveva messo nel mirino il debutto ai Campionati del mondo, invece è stato costretto ad affrontare "l'ostacolo più imprevedibile della vita".

Il 3 febbraio, infatti, un terribile caso di scambio di identità avveniva fuori da un pub della periferia a sud di Roma, stravolgendo completamente la sua vita.

"Due ragazzi di strada, in una zona un po’ brutta di Roma, non lontano da casa mia, mi hanno sparato e mi hanno causato una lesione al midollo, paralizzandomi metà corpo", ha ricordato Bortuzzo, il cui nome di battesimo è Manuelmateo.

Foto di Courtesy of Manuel Bortuzzo

Riordinare le priorità

Bortuzzo non aveva ancora 19 anni quando è avvenuto l'incidente e si è trovato di fronte a una sfida completamente diversa rispetto a quelle affrontate e immaginate fino a quel momento.

"La mia priorità era cambiata dal puntare a vincere un’Olimpiade a cercare di star bene e risolvere tutti i problemi che avevo, perché i primi mesi sono stati infernali dal punto di vista fisico", ha detto, sottolineando quanto fosse impreparato ad affrontare la nuova situazione.

"Per me esisteva solo il nuoto e mi stavo dedicando a questo. Ero un ragazzo che aveva una sola visione della vita da atleta".

È stato allora che ha dovuto mettere in conto una scelta importante: "Si può vivere in due modi: malissimo, come altre persone che ho conosciuto, che non vogliono più vivere; oppure come me in modo più ingenuo e più superficiale, che quasi non ci credevo e dicevo ai compagni che in due mesi sarei tornato a sfidarli in un 50sl".

Nonostante il suo approccio 'naif' lo avesse aiutato psicologicamente all'indomani dell'incidente, il suo percorso verso una "vita normale" è stato lungo e difficile.

"Per fortuna la parte fisica si stabilizza un po’ con tutte le difficoltà del caso, ma la parte mentale rimane per sempre", ha detto. "la sfida è stata non pensare di voler arrivare a un’Olimpiade, ma riuscire a vivere bene con me stesso prima di poter fare qualcos’altro".

Campionati Italiani Assoluti Estivi FINP

Photo: Pietro Rizzato © 2023 www.pietrorizzato.com

Foto di Pietro Rizzato

Ritornare in acqua: un percorso lungo e difficile

La grande prova di realtà è arrivata quando Bortuzzo ha provato a nuotare di nuovo, un mese dopo l'incidente, nella piscina della clinica dove stava affrontando la riabilitazione.

"È stata una cosa naturale, un richiamo vero e proprio. Col senno di poi dico che non ne avevo idea se volessi farlo o meno, ma se dedichi la vita a una cosa e ti viene tolta per cause di forza maggiore, il richiamo è troppo forte", ha raccontato.

"Tornare in acqua mi ha proprio sbattuto in faccia la realtà della mia condizione", ha proseguito. " Finché stavo sulla terraferma non me ne rendevo conto. Quando mi sono rimesso in gioco ho capito bene dove sono finito e da lì è iniziato un percorso lungo e difficile, soprattutto dal punto di vista mentale".

Confrontarsi con le aspettative esterne è stata una delle sfide che Bortuzzo ha dovuto affrontare fin dall'inizio.

"Sono rientrato dopo un mese e dopo un paio di allenamenti non era quello che avevo bisogno di fare, combattendo anche l’aspetto mediatico che invece mi dava già per vincitore alle Paralimpiadi di Tokyo 2020", ha detto il nuotatore.

"Vivevo la pressione di dover tornare a fare l’atleta, ma più gli altri lo volevano, meno io lo volevo".

Dealing with external expectations was one of the main challenges Bortuzzo faced after the accident.

Foto di Courtesy of Manuel Bortuzzo

Manuel Bortuzzo: l'importanza di condividere la mia storia

I primi due anni dopo l'incidente sono stati "i più importanti" e hanno aiutato Bortuzzo a crescere e a fare i conti con la nuova realtà.

"Ho aperto gli occhi e penso di essere diventato un po’ più uomo", ha detto il nuotatore italiano: "Passi da avere un sogno a che il sogno deve finire, ma dentro non era così facile metterlo a tacere".

Bortuzzo si è preso una pausa dal nuoto e ha capito che condividere la sua storia era utile sia per se stesso che per gli altri.

"I problemi da affrontare, nella vita, li abbiamo tutti. Quindi c'è un punto di incontro col mio pubblico che è il dolore e la difficoltà. Quello mi ha portato a riuscire a parlare con la gente, senza doverci dire nulla sapevo che eravamo già in sintonia. Sentendoti compreso non ti senti solo e non sentendosi solo trovi la forza per andare avanti", ha detto.

Ha cominciato così ad apparire ad eventi pubblici e in TV, diventando un personaggio conosciuto.

La sua popolarità è cresciuta ulteriormente quando nel 2021 ha partecipato al Grande Fratello VIP e oggi è un personaggio con mezzo milione di follower sui social media.

"Non conoscevo nemmeno Instagram, né i social, né i media e il mondo televisivo", ha detto Bortuzzo. "Tuttavia, mi sono trovato in una posizione all'interno di quel mondo, e se hai l'opportunità di fare qualcos'altro nella vita, coglila".

Foto di Courtesy of Manuel Bortuzzo

Ridisegnarsi attraverso i tatuaggi: il viaggio sulla pelle

Bortuzzo era poco più che un adolescente quando è avvenuto l'incidente.

Oggi, a 24 anni, sente di essere diventato "un uomo, anche fisicamente" e questo si riflette anche nel suo stile.

Tatuarsi non poteva essere un'opzione quando ancora si immaginava con una carriera nell'esercito italiano, che non permette ai militari di avere tatuaggi. Una volta abbandonato il "piano B" del nuoto, però, Bortuzzo è stato libero di esprimere la sua passione attraverso la body art.

La data del fatidico incidente tra le scapole, il numero "12" - i millimetri che hanno separato il proiettile dall'aorta addominale e lo hanno tenuto in vita - e la parola "cambiamenti" sono alcuni dei messaggi incisi sul suo corpo.

"Tutte cose che ho scritto sul mio corpo e che ho anche raffigurato con delle immagini, rappresentano lo stato d’animo di quel momento", ha spiegato Bortuzzo. "Ho deciso proprio di segnare sulla mia pelle questo percorso mio personale e involontariamente è diventato simbolo di riconoscimento, perché nel mondo del nuoto di persone completamente tatuate magari ce ne sono poche".

La maggior parte dei suoi tatuaggi sono "un po' tristi", ha ammesso, ma hanno significati profondi, come l'aquila che spiega le ali sull'addome.

"È bello come animale, è stupendo, ma il significato in realtà è che nel viaggio della sua vita l’aquila vola da sola, non in gruppo", ha detto Bortuzzo.

"Rappresenta il fatto che nella vita, con tutti i nostri problemi, potremmo avere a fianco chiunque, ma poi alla fine saremo sempre soli a dover viaggiare e a dover vivere".

GER, Berlin, World Para Swimming Worldseries 2023 - Berlin, 13.05.2023,

Foto: Tino Henschel

Foto di Tino Henschel

Chopin sul braccio e un compagno di viaggio di nome Ultimo

La musica è, insieme al nuoto, una solida presenza nel bagaglio di Bortuzzo: "È andata di pari passo con la mia vita, il mio essere e i miei sentimenti".

"A 6, 7 anni ho iniziato a suonare la batteria, quindi ho sempre suonato uno strumento. La batteria si è trasformata in pianoforte, poi ho due chitarre, una elettrica e una acustica, ma quello è più uno sfizio", dice Bortuzzo accanto al suo Kawai. "Suonare il piano lo faccio seriamente ed è sempre stata una costante della mia vita".

"Non so comporre, per comporre c’è uno studio che non ho ancora affrontato, ma che sicuramente affronterò. Ogni tanto improvviso e quando improvviso sento qualcosa che mi piace".

Frédéric François Chopin è diventato anche un tatuaggio sull'avambraccio destro di Bortuzzo, nella forma di un occhio piange su uno spartito del Notturno n.20, "Un brano che è molto malinconico, ma nel cambio tonalità diventa speranzoso: un contrasto di malinconia e voglia di evadere, voglia di arrivare. In questo Chopin era molto bravo e ci ho incastrato sopra un occhio che piange".

Ma Bortuzzo è onnivoro in fatto di musica, non è un purista della classica: "Quando mi chiedono che musica ascolto, posso passare dal punk a Chopin, c’è tutto ed è una fortuna, perché conoscere tutta la musica, tanti generi e tante cose, è bello. Ed è una costante che si lega al mondo dello sport, perché quanti atleti ascoltano la musica prima della gara? È un bel momento di vita, anche suonare uno strumento".

Fresco del concerto di Ultimo allo Stadio Olimpico di Roma, il nuotatore racconta anche un'altra casualità, che come tante altre successe nella vita di Bortuzzo, sembra l'ennesimo collegamento tra i punti del suo destino: da poco più di un anno il nuovo arrivato nella vita del nuotatore è un cane corso tigrato, il cui nome alla nascita era proprio quello del cantautore romano, uno dei suoi ascolti preferiti.

Atleta per sempre

Con il tempo, Bortuzzo è diventato più consapevole del suo percorso e della sua identità, cosa che lo ha spinto a voler cambiare la propria narrazione e a scrivere la sua storia.

"Non volevo essere riconosciuto per essere quello a cui avevano sparato, volevo essere riconosciuto come quello che ha vinto qualcosa", ha detto.

Senza più la pressione di dover competere a tutti i costi, Bortuzzo ordinò un nuovo costume da bagno, occhiali e borsa da nuoto su internet. Era pronto a riprendere la sua carriera sportiva.

"C’è stato un momento in cui lo ero veramente solo a parole, dicevo che sarei tornato e in realtà non stavo tornando per niente. Quando mi sono deciso e sono andato, là mi sono reso conto io stesso che stavo facendo l’atleta", ha detto.

Avere una routine di allenamento e prepararsi di nuovo alle gare ha aiutato Bortuzzo a superare le sue paure.

"Avevo paura a fare il paragone, invece ho la fortuna di poter dire che mi sta dando la stessa soddisfazione, quel che conta è fare fatica, sacrificarsi, dare il massimo in piscina e in palestra, avere un allenatore e andare alle gare tutti insieme. È tutto identico, ho abbattuto quel muro mentale della paura delle differenze".

È stato un lungo viaggio con molti dolori e frustrazioni, ma alla fine Bortuzzo ha ritrovato la sua strada:

"Sentire "Manuel,l’atleta" è stata una bella conquista, perché è quello che ho sempre voluto essere e so solo io quanta fatica ci ho messo per sentirmi dire e per sentire dentro di essere di nuovo un atleta".

Olympic fencing champion Aldo Montano and Manuel Bortuzzo at a recent event in Palermo.

Foto di Marco Alpozzi/LaPresse/Sipa USA

Una leggenda Olimpica come amico

Un riferimento importante per il ritrovato amore di Bortuzzo per lo sport è stato Aldo Montano, il leggendario sciabolatore azzurro che ha concluso la sua luccicante carriera a Tokyo 2020, all'età di 42 anni, dopo aver conquistato la sua quinta medaglia Olimpica.

I due atleti si sono conosciuti nella casa del Grande Fratello VIP e da allora sono diventati molto amici, rimanendo in contatto quasi quotidianamente.

"Aldo Montano è quella persona che mi ha fatto tornare ad avere quella grinta, quella voglia. Magari la voglia di tornare a nuotare e di essere un atleta già ce l’avevo, ma mi mancava la grinta di un campione che te la fa percepire", ha detto Bortuzzo.

I due hanno trascorso ore a parlare di sport e, una volta terminata la loro esperienza nello show televisivo, Montano ha aiutato Bortuzzo a ritrovare la sua spinta atletica.

"La voglia forse ce l’avevo, ma lui mi ha dato la grinta. Mi ha fatto riassaporare quell’aria da competizione e così è stato: è venuto fisicamente in piscina, in palestra e mi ha seguito in acqua.", ha detto il nuotatore.

"Ho una foto di lui in piscina con il costume a fiori e in bermuda, senza cuffie, come se fosse al mare", ha aggiunto Bortuzzo con una risata. "Gli ho prestato tutto io! È bello avere un punto di riferimento così grande accanto, mi ha permesso di ripartire. Quando poi ha visto che sono partito da solo, col mio treno, si è fatto da parte in modo naturale. Rimane però ancora adesso la prima persona che avviso quando faccio qualsiasi cosa a livello sportivo, a volte anche prima di mia madre!"

"Mi ha fatto riassaporare davvero il sogno Olimpico, lui era appena tornato da Tokyo ed era fresco di sensazioni che mi ha subito trasmesso e le ho fatte mie. Adesso le sto portando avanti nella speranza di poter partecipare a Parigi 2024".

Manuel Bortuzzo prepares for a Para swimming race.

Foto di Courtesy of Manuel Bortuzzo

Sogni Paralimpici e chiusura del cerchio

Bortuzzo ha fatto enormi progressi da quando è tornato in piscina meno di due anni fa.

Nel novembre 2022 si è classificato secondo ai Campionati italiani e nel marzo di quest'anno ha vinto le sue prime gare durante le Para swimming World Series a Lignano Sabbiadoro.

"Gareggio anche i 200 misti, ma quella in cui per ora sento di essere competitivo sono i 100 rana [categoria SB4]. Però la competizione è allucinante, mi sento un bambino in confronto agli altri", ha ammesso Bortuzzo.

"Ho fatto tappe di Coppa del mondo, per esempio a Berlino dove ho conosciuto i miei avversari, il primo e il secondo al mondo sui 100 rana e c’è ancora un abisso, lo vedo, perché sono ragazzi che lo fanno da tantissimi anni. Il Campione del mondo sui 100 rana [il colombiano Moises Fuentes Garcia] ha fatto la sua prima gara nel 2003, quando io avevo solo quattro anni...".

Nel nuoto paralimpico, l'esperienza è un aspetto decisivo e conta spesso più dell'energia giovanile e della potenza esplosiva.

"Sitratta di un sapersi adattare al problema che hai e saper trovare la via giusta.", ha spiegato Bortuzzo. " Il Campione del mondo della mia specialità è molto più grande di me, ma quando ho gareggiato con loro mi sono reso conto di quanto sia agli inizi e di quanto ancora non sia a quei livelli perché ci vogliono anni di esperienza".

L'azzurro si appresta ora a partecipare ai suoi primi Campionati del mondo di Para Swimming, in corso dal 31 luglio al 6 agosto a Manchester, in Gran Bretagna.

L'evento potrebbe essere un trampolino di lancio per Bortuzzo per raggiungere il suo sogno: qualificarsi per Parigi 2024.

"Voglio arrivare sicuramente alle Paralimpiadi perché lo sento dentro, oltre che come soddisfazione per l’atleta, perché è l’apice, è proprio una sensazione che sento dentro di voler chiudere un cerchio con me stesso", ha detto Bortuzzo.

"Magari mi ritroverai a 60 anni, però ce la devo fare perché comunque è una cosa che sento dentro incompleta. Un sogno che sentivo che si poteva realizzare e che poi non si è più realizzato. È come disegnare un cerchio e lasciarlo metà aperto, lo devo assolutamente chiudere".