Gimbo Tamberi: 5 curiosità sul saltatore azzurro più forte di tutti i tempi

La musica, il look, il basket, l'amore, la tenacia e la passione per il salto... Scopri chicche e segreti del nuovo campione Olimpico italiano del salto in alto.

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(2021 Getty Images)

È passato un giorno e ancora si fatica a crederlo, Gianmarco "Gimbo" Tamberi è il nuovo campione Olimpico del salto in alto (ex aequo con il suo grande amico, il qatariota Barshim, mai accaduto alle Olimpiadi tranne un argento in coabitazione a tre a Londra 1908), dopo aver fatto impazzire l'Italia insieme al suo altro amico e collega azzurro, il nuovo uomo-jet, Marcell Jacobs che ha vinto i 100 metri subito dopo la sua impresa nell'alto.

Tamberi, dopo il trionfo allo Stadio Olimpico di Tokyo, non ha nascosto l'emozione e le lacrime. Un pianto liberatorio dovuto al calvario seguito all'infortunio nel 2016, suo anno di grazia trasformatosi in annus horribilis.

Dopo aver stabilito il record italiano con 2.39 all'Herculis di Montecarlo, provando la strabiliante misura di 2.41 Gimbo si infortunò seriamente al legamento deltoideo della caviglia sinistra. Addio Olimpiadi di Rio 2016, dove era in lizza per il podio, avendo vinto tra l'altro in quell'anno i Mondiali indoor a Portland e Campionato Europeo ad Amsterdam. Sembrava una cavalcata verso il sogno Olimpico e invece...

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Dal gesso (portato in pedana) a Tokyo 2020: si-può-fare!

Dietro al trionfo di Tokyo 2020 c'è tanya sofferenza e una ridda di difficoltà personali. Ecco perché Gimbo ha pianto senza freni dopo la vittoria Olimpica e ha portato il gesso dell'infortunio in pedana con su scritto, "Road to Tokyo". Nel 2016, quando stava vincendo tutto, l'infortunio fu una mazzata fisica e morale, con Tamberi che addirittura dubitava di poter tornare quello di prima. In ospedale la svolta, la decisione di provare a coltivare il sogno Olimpico giapponese, ma non è stata una passeggiata: Tamberi ha dovuto lottare duramente per tornare quello di prima, e ancora poco prima delle Olimpiadi di Tokyo, non era sicuro di avere le carte in regola per una medaglia.

«Ecco, ci sono stati momenti bui, dove ti veniva voglia di mollare, ma poi scattava una molla. E devo ringraziare tutti. La gente che incontravo per strada e mi dava una pacca sulla spalla, i messaggi, le telefonate. Sono andato avanti facendo sacrifici pazzeschi, mettendo lo sport prima della mia vita. Chiara ha fatto lo stesso. Ora posso dire: ne è valsa la pena. Questo è il messaggio che voglio far passare: ragazzi, si può fare! Mai pensare che sia finita.

La famiglia, l'amore, gli amici e il papà allenatore

La prima cosa che il marchigiano Tamberi ha voluto fare, dopo aver abbracciato urlante Jacobs, è stata ringraziare la sua promessa sposa, Chiara, che sposerà a settembre, i suoi amici e la sua famiglia. Tutti importantissimi per averlo aiutato a superare dubbi e difficoltà. Gimbo è un ragazzo sensibile ed emotivo, molto legato a Offagna, nelle Marche, dov'è cresicuto e dove ha i suoi affetti. Un posto speciale ce l'ha il papà allenatore, ex saltatore in alto finalista Olimpico a Mosca 1980, con cui ha un rapporto delicato e fondamentale. Ecco come il papà descrive il loro "patto":

Non poteva finire in quel modo, lo sapevamo. L’oro Olimpico è stato un nostro patto, diventato più forte dopo quel maledetto infortunio, con la caviglia spezzata. L’ho seguito su quella strada che aveva messo come obiettivo, la “Road Tokyo 2020”. Le difficoltà lo hanno reso speciale, questo è un oro speciale.

Basket mon amour

L'atletica e il salto non sono tutto per Gimbo. Ama tutto lo sport ma uno in particolare, il basket: forse l'avrete notato anche nella finale di Tokyo 2020, con Tamberi che dopo un salto riuscito mimava il gesto di tirare a canestro. Il neo Olimpionico in gioventù è stato un buon giocatore di basket, al punto che fino al 2013 giocava tutti i pomeriggi al playground praticandolo insieme al salto. La sua passione oggi è seguire la Nba, con gli Houston Rockets come squadra del cuore. Ecco cosa dice un suo amico, il giocatore di basket dell'Olimpia Milano Gigi Datome:

Gioca a basket bene, è un agonista vero. E ha un bel rilascio, proprio quel gesto che ha imitato dopo aver saltato 2.35: salti in una finale Olimpica e imiti il gesto del tiro a canestro. Favoloso. Starebbe ore e ore sul parquet. Si vede che ha fatto basket, a Cervia si esibì nel più bel crossover mai visto in vita mia, con tanto di tiro da tre punti finale che fece letteralmente impazzire il pubblico.

Barba a metà e... capelli di tutti i colori

In finale si è presentato tutto sommato regolare ma Tamberi ha una vera e propria ossessione per barba e capelli. Chi lo segue da anni sa bene come Gimbo si sia presentato spesso in gara con i capelli colorati, anche se il vezzo che lo ha reso famoso è la barba rasata solo a metà. Tamberi è un ragazzo estroso, ama il rock e vuole sempre lasciare il suo sigillo personale. Ecco com'è nato tutto.

Odiavo andare a scuola. Non perché non fossi bravo o non mi piacesse studiare, ma perché dovevo svegliarmi alle sei e mezza. Se le lezioni fossero state al pomeriggio non ci sarebbero stati problemi e faticavo a capire perché non fosse così. Sono vivace, a stare cinque ore consecutive seduto dietro a un banco mi veniva male e ne combinavo di tutti i colori. Una volta sono andato in bagno durante una lezione e sono tornato con i capelli rasati a zero.
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Metallo pesante, batterista scatenato, i viaggi e la play...

Tanto estro giovanile non poteva che avere uno sfogo anche nella musica, sua altra grande passione. Ha suonato per anni come batterista in una rock-band, "The Dark Melody" e ama gruppi storici come i Led Zeppelin, i Pink Floyd ma anche adora le canzoni di Fabrizio De André. Gusti non banali e dalla musica si fa accompagnare anche in gara, per caricarsi e distendersi. E poi ama la tecnologia, gioca alla Playstation, guarda film sulle piattaforme in streaming (adora serie come "Breaking Bad") e ama viaggiare con Chiara, con sui sta da 12 anni.

Quando riesco viaggio, perché mi piace scoprire il mondo e conoscere persone nuove. Mi piace molto anche la montagna, scio e surfo anche se devo stare attento a non farmi male.
(Ryan Pierse)
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