"Mi sentivo uno schifo, mi sentivo sola", dice Alice Pignagnoli.
Dall'esterno, tutto sembrava andare bene per l'ex portiera del Milan. Era in attesa del suo secondo figlio ed era una titolare della Lucchese, club di Serie C.
Ma per la prima volta nei suoi 16 anni di carriera, Pignagnoli, considerata uno delle migliori portiere del calcio femminile italiano, si sentiva inutile.
Cosa la portava allo sconforto?
"La mia colpa era quella di essere incinta".
La sua rivelazione ha scatenato una reazione importante da parte del suo ex club.
"La seconda [gravidanza] è stata dura. Mi sentivo sola. Sono stata messa fuori squadra", ricorda la calciatrice professionista in un'intervista a Olympics.com, a proposito del periodo in cui il suo club pare abbia deciso di non pagarla più, contravvenendo ad un impegno contrattuale ed escludendola dal club.
"Era come se dicessero: 'Ok, hai due bambini, ora smettila con il calcio'".
Quel periodo buio l'ha distrutta, ma ha segnato l'inizio di una lunga lotta e dell'impegno "a parare per tutte le donne" che vogliono inseguire i loro sogni.
"Dopo la prima gravidanza pensavo che tutto sarebbe andato bene, perché avevo superato la barriera, fatto progressi, per poi scoprire che avevo fatto dei passi indietro".
"Ho dovuto trovare l'energia per lottare un'altra volta, e sono felice di averlo fatto e di aver dimostrato alla mia famiglia per prima e a tutti che nessuno può fermarci, ragazze".
Alice Pignagnoli: “Il calcio mi ha scelto”
Il calcio ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita di Alice Pignagnoli. Non importa che la sua ossessione per il calcio sia iniziata da ragazzina, contro il volere della sua famiglia.
La passione della 36enne per quello che era considerato uno sport da uomini è stata accolta da aspre critiche, ma lei non ha mai voluto cedere.
"Credo che il calcio abbia scelto me... Mi piaceva giocare a calcio, anche se alla mia famiglia non piaceva. Litigavano spesso con me, perché non volevano che continuassi a giocare", ha raccontato parlando dei suoi primi giorni sui campi vicino casa sue e a scuola, a Reggio Emilia.
"Non capivano la mia passione. Volevo persino chiamarmi Alicio, mi sono tagliata i capelli per poter giocare con i ragazzi".
Ha continuato a praticare il suo sport preferito, giocando come centrocampista nella sua squadra. Fino al giorno in cui, in assenza del portiere infortunato della squadra giovanile della sua regione, è stata schierata in una posizione...molto arretrata.
"Le ragazze mi hanno scelto per sostituirla. Mi hanno detto: 'Devi farti avanti e provare perché sei molto coraggiosa'. Ed è stato allora che mi sono innamorata di quel ruolo".
La giovane portiera è diventata famosa, difendendo la porta in oltre 250 partite di Serie A e B, tra cui Milan, Napoli e vincendo la Supercoppa italiana con la Torres, considerata uno dei club femminili di maggior successo in Italia.
La pioniera Alice Pignagnoli: come essere una mamma calciatrice in Italia
Ogni volta che ha indossato i guanti da portiere, Pignagnoli ha dimostrato le sue capacità ed è diventata fondamentale per il successo dei suoi club. All'apice della sua carriera, è stata considerata una delle tre migliori portiere italiane.
Nel 2020, insieme al marito calciatore Luca Lionetti, ha dato alla luce la figlia Eva. Ha fatto notizia quando la sua squadra di Serie B, il Cesena, le ha rinnovato il contratto mentre era al terzo trimestre di gravidanza.
"Con la prima gravidanza mi sentivo come se avessi una strada da percorrere e da cui tornare a casa. Le mie compagne di squadra erano lì per me, l'allenatore... È stato molto intenso", ha detto.
"Mi sono allenata ogni giorno fino all'ultima settimana prima del parto. Ma ho avuto un team di medici molto importante che mi ha aiutato, perché all'inizio erano tutti preoccupati. Il medico che lavorava con me mi ha detto: 'Alice, tu non lo sai, ma hai cambiato il mondo del calcio femminile, scrivi la tua storia e anche se nessuno la pubblica, può essere una storia da condividere in famiglia'".
Laureata in comunicazione, ha documentato la sua esperienza e quello che secondo lei dovrebbe essere la vita di un'atleta incinta, rimanendo attiva durante la gravidanza.
Questo ha influenzato la sua decisione di scrivere il libro intitolato "Volevo solo fare la calciatrice". La storia della sua lotta per giocare, "i fallimenti, il sudore e i sacrifici" e anche i successi, come il suo rapido ritorno tra i pali, a soli 100 giorni dal parto cesareo.
Alice Pignagnoli: come non arrendersi per continuare a giocare
Nonostante l'ottimismo iniziale, a due mesi dall'inizio del contratto, la Lucchese, la sua squadra di Serie C toscana, "ha iniziato a escluderla dalla squadra", dopo aver annunciato di essere in attesa del secondo figlio nell'ottobre 2022.
"È stata un'esperienza molto diversa. L'allenatore e le ragazze erano fantastici, ma la società mi ha detto che non mi avrebbe più pagato, andando contro quanto avevamo firmato sul contratto. Mi sono sentita come se fossi spazzatura e dovessero buttarmi fuori".
"A quel punto ho dovuto smettere con il calcio. Ma mi sono detta che anche attraverso il dolore, la sofferenza, volessi dimostrare ai miei figli che possono fare ciò che vogliono quando si segue la propria passione e si fanno sacrifici".
La Lucchese ha sempre sostenuto che "per motivi di salute e sicurezza" aveva deciso di comune accordo di interrompere i rapporti con la calciatrice, allora incinta. La portiera, tuttavia, ha insistito sul fatto di essere stata esclusa ingiustamente, contravvenendo alle nuove condizioni di lavoro della FIFA per le giocatrici, in vigore dalla stagione 2021/222.
L'organo di governo del calcio ha sottolineato che nessuna giocatrice dovrebbe mai subire uno svantaggio a causa di una gravidanza.
L'avversità ha rafforzato la sua determinazione: la mamma atleta ha firmato per il Ravenna sei mesi dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio. Pignagnoli è convinta di avere ancora strada davanti alla sua carriera.
"Quando dimostri alle persone che si può fare, che tu ce la stai facendo, apri loro gli occhi e pensano: 'Posso farlo anch'io'. Tante ragazze e donne mi hanno detto che dopo aver letto la mia storia o il mio libro vogliono continuare a seguire la loro passione, e mi sento molto orgogliosa", conclude sorridendo.
"Sono felice di continuare a giocare e a lavorare per le ragazze e per i diritti delle calciatrici. Per dimostrare che come donne possiamo essere mamme e rimanere professioniste nel nostro lavoro, perché in Italia c'è ancora molto lavoro da fare. Ma questo è solo l'inizio".