"Nella buona e cattiva sorte", Alberta Santuccio e la stoccata finale: Tiziano Ferro nelle orecchie e l'oro Olimpico al collo · Scherma

Di Benedetto Giardina
5 min|
Rossella Fiamingo e Alberta Santuccio
Foto di 2024 Getty Images

È tornata in Italia, splendente come l'oro che sfoggia al collo dopo la vittoria a Parigi 2024 nella spada a squadre femminili.

Aver riportato la scherma italiana in cima all'Olimpo, però, è solo una delle gioie che Alberta Santuccio ha messo in valigia con sé, da questa esperienza a cinque cerchi.

C'è la consapevolezza di aver fatto parte di un gruppo veramente unito, c'è la soddisfazione per aver cambiato il destino di un gruppo che non è mai salito su quel gradino lì, il più alto del podio a cinque cerchi.

E alla fine, è arrivata lei, all'ultimo assalto, per battere la Francia in Francia, in un Grand Palais che ha tributato loro un lungo applauso dopo aver sostenuto le proprie connazionali per tutta la finale.

"Chiudere è un compito difficile, però per quanto mi riguarda è anche un compito bellissimo. Mi piace la responsabilità che mi dà questo compito, e ogni volta cerco di affrontarlo sempre nei migliore dei modi. Non volevo avere paura di niente e di nessuno, e così è stato".

C'è Marco Tardelli a Spagna '82, c'è Fabio Grosso a Dortmund, c'è Gianmarco Tamberi dopo la proposta di dividersi l'oro con Mutaz Barshim... e c'è anche il suo, di urlo, dopo aver piazzato la stoccata decisiva su Auriane Mallo-Breton. Ma dietro quella scena, quella gioia irrefrenabile, c'è tutta una squadra che ha lavorato con lei e per lei.

"Grazie alle mie compagne siamo arrivate sempre all'ultimo match in vantaggio, sia di più stoccate sia di una sola, però quell'ultima stoccata è stata magica".

Da Singapore a Tokyo fino a Parigi, il lungo viaggio di Alberta Santuccio verso l'oro Olimpico

Un viaggio iniziato a Tokyo e concluso a Parigi, da un momento di difficoltà fino al trionfo tanto atteso, per ripagarla di mille sacrifici.

L'oro Olimpico è ciò che Alberta Santuccio ha messo nella lista di obiettivi al rientro dal Giappone, da una prima esperienza a cinque cerchi in cui partiva dalle retrovie.

"Tokyo 2020 per me è stato un po' un punto di partenza perché nonostante io non abbia gareggiato da protagonista, perché ero la quarta della squadra, quella gara mi ha dato tante consapevolezze e tanta forza".

Dal 2022 in poi, cambia tutto: "Lì ho ricominciato con un'altra energia che mi ha portata ad arrivare qui da numero tre del ranking, e anche come squadra abbiamo fatto un lavoro fantastico, dove siamo riuscite a raccogliere i frutti di questi tre anni".

Il palmares parla chiaro: argento mondiale individuale e a squadre, oro europeo a squadre... e oro Olimpico a squadre, da aggiungere a quello dei Giochi Olimpici Giovanili di Singapore 2010 a squadre miste e all'argento individuale nella stessa edizione.

Qualcosa che non sarebbe mai successo, senza quella splendida serata del 30 luglio: "In tutto questo tempo - racconta Santuccio - abbiamo preparato questa gara nel miglior modo possibile con il nostro ct e i nostri maestri, eravamo pronte a ogni situazione".

"Eravamo in svantaggio con la Francia, ci siamo demoralizzate, pian piano abbiamo recuperato tutte qualche stoccata, fino a quando mi hanno lasciato l'ultimo match con una stoccata di vantaggio che sono riuscita a mantenere. Ci siamo sicuramente preparate al meglio, e lo abbiamo dimostrato".

L'urlo di Alberta Santuccio dopo la stoccata decisiva per l'oro Olimpico nella spada a squadre a Parigi 2024. (Photo by Elsa/Getty Images)

Foto di 2024 Getty Images

Il motto delle spadiste azzurre, le vacanze e il matrimonio: cosa arriva adesso per Alberta Santuccio · Scherma

"Nella buona e nella cattiva sorte, noi tireremo, noi tireremo fino alla morte".

Il motto della squadra di spada femminile dell'Italia nasce da una canzone di Tiziano Ferro, riadattata per l'occasione, diventato un mantra da ripetersi sempre.

"Una volta siamo andate tutte insieme a vedere un concerto", spiega la spadista catanese, un vulcano e non potrebbe essere altrimenti viste le sue origini. "A turno lo diciamo, siamo un po' scaramantiche: inizia Mara, Rossella, io, Giulia e tutte quante fino alla morte".

L'hanno fatto e hanno conquistato un successo mai ottenuto prima dalla spada femminile italiana, qualcosa di inseguito per decenni fino al loro exploit in Francia.

E adesso, c'è tempo per pensare ad altro: "La prossima tappa è la vacanza - ride - e poi vedremo". Ma c'è anche quel matrimonio, a cui sognava di arrivare da campionessa Olimpica, come aveva confessato a Olympics.com qualche mese prima di partire per Parigi: "Adesso finalmente con una bellissima medaglia al collo posso finire i preparativi, finora c'era qualcosa non dico di più importante, ma che arrivava prima".

È arrivato, quel "qualcosa" per cui l'azzurra non ha accantonato nulla, nella vita. Né la laurea, né il "sì" sull'altare, che arriverà con un oro Olimpico da sfoggiare.